“Il Caso Mussolini”: fuori dell’ agiografia come dell’anatema, un saggio di nuovo tipo sull’uomo di Predappio
“Il Caso Mussolini” – un nuovo saggio sull’Uomo di Predappio
a firma dell’Ambasciatore Maurizio Serra
Una recensione ed approfondimenti a cura di FABRIZIO FEDERICI
Da anni assistiamo a un moltiplicarsi degli studi sul fascismo e in particolare sul suo fondatore, Benito Mussolini, per un ventennio massimo detentore del potere in Italia insieme all’altro membro della “diarchia”, il re Vittorio Emanuele III.
Proprio a Mussolini è dedicato il romanzo storico “Il figlio del secolo” (di cui manca ancora la terza parte, dedicata, presumibilmente, alla Seconda guerra mondiale e a Salò), dello scrittore e docente universitario napoletano Antonio Scurati, [(…..> Clicca qui), *1] Premio Strega, edito da Bompiani ed ora portato in scena da Massimo Popolizio (con prossimo adattamento anche per serie TV su Sky).
Nell’anno in cui il centenario – a ottobre prossimo – della Marcia su Roma induce inevitabilmente a riflettere in modo più obbiettivo su un movimento, e soprattutto un fenomeno, con cui, piaccia o no, a lungo s’è identificata, nel Novecento, la storia italiana (“Autobiografia della nazione”, definiva il fascismo lo stesso Piero Gobetti, il brillante antifascista editore de “La Rivoluzione liberale”, morto nel 1926 per le percosse ricevute da sicari governativi).
Ma a 77 anni, ormai, da quel 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra, Benito Mussolini, diciamo la verità, rappresenta ancora un caso irrisolto per la nostra società civile e, più in generale, la cultura politica europea. Non ci riferiamo solo alle circostanze esatte della sua esecuzione (ormai da decenni, giornalisti e storici qualificati, da Giorgio Pisanò a Franco Bandini, hanno evidenziato le tante lacune e contraddizioni della versione ufficiale, quella diffusa dal PCI attraverso “L’Unità”, già pochi giorni dopo la fucilazione di Mussolini e della Petacci, e poi ampliata nell’autunno successivo). Ma anche ai tanti perché della sua “resistibile ascesa”, poi fattasi irresistibile, nell’Italia, sconvolta e disorientata, del primo Dopoguerra; e del suo assurgere, poi, a modello politico per quasi tutti i movimenti europei di estrema destra.
Proprio all’Uomo di Predappio, Maurizio Serra, diplomatico e saggista, Premio Internazionale Viareggio – Versilia 2020, membro (primo italiano) dell’Académie française, ha dedicato ora un ampio e documentato studio , “Il caso Mussolini” (Vicenza, Neri Pozza ed., pp.507, €. 19,00). Che, muovendo dalla conoscenza della vastissima bibliografia mussoliniana e da dettagliati colloqui con altri specialisti del tema e familiari e discendenti di protagonisti del Ventennio, affronta l’argomento da prospettive nuove, Non quella dei principali nodi storici legati a Mussolini e al fascismo (già ampiamente esaminati, e sciolti, anzitutto da Renzo De Felice, cui infatti Serra si richiama); ma l’altra, ancora non sufficientemente esplorata, di quelle che erano, in più punti della storia di allora, le possibili alternative al reale svolgimento dei fatti. Con accenni, al tempo stesso, a quella che è stata la complessa psicologia dell’uomo Mussolini, e alle varie motivazioni, anche appunto psicologiche e psicoanalitiche, di tante sue cruciali scelte.
Il tema è, chiaramente, enorme: Serra divide il suo studio in 3 parti.
Anzitutto “L’Uomo”, con capitoli dedicati, rispettivamente, alle origini e al temperamento del futuro Duce, ai pochi amici intimi e alle sue tante conoscenze, alle sue donne, alle nazioni con cui ebbe più rapporti, e al suo rapporto con Dio e la religione: più complesso di quanto si creda, e sviluppatosi specialmente dopo la tragica morte in volo, nel 1941, del figlio Bruno.
Poi, “La Dittatura”, dalla fondazione del PNF (Roma, novembre 1921) alla decisiva svolta del delitto Matteotti e del discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925; sino al secondo fascismo, sempre più filonazista (come lamenterà, alla seduta del Gran Consiglio del luglio 1943, il “congiurato” Dino Grandi), degli anni ’30. Serra dedica il giusto spazio all’infamia delle leggi razziali antiebraiche del 1938 (che, ricorda, non erano state minimamente sollecitate all’Italia dall’alleato tedesco). Mentre interessanti sono gli accenni ai tentativi del Duce, fra il ’33 e il ’35, di creare (nonostante avesse piu’ volte ribadito che il fascismo non era “merce dì esportazione”) una sorta di “Internazionale fascista, con i 2 Congressi di Montreux e la nascita dei CAUR, “Comitati di Azione per l’Universalità di Roma”.
Infine, “La Rovina”, seguita all’entrata in guerra, nel 1940, d’un Italia in realtà fortemente impreparata a un conflitto del genere, e alla prima caduta del regime il 25 luglio. Con la successiva, cupa appendice della RSI: tragica, ma anche interessante in termini di politica economica (Serra ricorda che l’Italia del Centronord, dal ’43 al ’45, in realtà ebbe una situazione economica assai meno caotica di quella del “Regno del Sud”), sociale e del lavoro.
Sulla drammatica realtà dell’ Italia del ’43 – ’45, l’Autore concorda sostanzialmente con le tesi di Claudio Pavone e altri storici. Che in quelle vicende hanno evidenziato la presenza di 3 diverse, ma continuamente intrecciate, guerre: di liberazione dagli occupanti nazisti, civile (tra gli italiani di due opposti schieramenti, consistente minoranza attorniata da una larga maggioranza di gente semplice e terrorizzata, che si limitò a “stare alla finestra” in attesa che tutto finisse) e di classe (come dimostrato soprattutto dal bagno di sangue, in chiave fortemente classista, di fine guerra, con le stragi del “Triangolo della morte” e i successivi episodi di violenza protrattasi, sporadicamente, sino al 1947).
Chiude, un epilogo centrato sui punti ancora oscuri della cattura di Mussolini il 27 aprile 1945, e della sua fucilazione, insieme a Claretta Petacci, il giorno dopo.
Aveva, un Duce ormai in fuga ,un itinerario preciso in testa, oppure la sua corsa verso il nord, lungo il Lago di Como, è stata come i giri a casaccio d’un evaso che scappa dalle forze dell’ordine? E perché, dopo le fucilazioni di Giulino di Mezzegra e dei gerarchi a Dongo, saranno eliminati anche due membri della Resistenza partecipanti alle vicende di quei giorni, il comunista “Capitano Neri” (Luigi Canali) e la sua amante, l’operaia Gianna Tuissi ? Eran presenti inoltre, all’esecuzione di Mussolini e della Petacci, anche agenti inglesi o americani, sino all’ultimo in corsa per strappare il dittatore agli uomini del CLN? Che fine esatta ha fatto il contenuto, soprattutto i fascicoli di documenti riservatissimi, delle due borse che Mussolini (analogia, quest’ultima, con le abitudini d’ un altro “fucilato eccellente” di molti anni dopo, Aldo Moro) portava sempre con sé? E la massa di valuta straniera e italiana, assegni, preziosi vari, oro, ecc… (inventariata, guarda caso, proprio da Neri e Gianna insieme a una contabile del Comune di Dongo), divenuta poi famosa come “Oro di Dongo”?
E soprattutto, aggiungiamo, qual’era la vera identità del “Colonnello Valerio”, incaricato della fucilazione di Giulino di Mezzegra, al di là di quella – forse di pura facciata – dello scialbo ragioniere comunista Walter Audisio? Aldo Lampredi, il collaudato funzionario del PCI ufficialmente vice di Audisio nell’operazione, e che effettivamente assisté alla duplice fucilazione? O, addirittura, Luigi Longo, mitico Vicecomandante del Corpo Volontari della Libertà?
Invece di “blindare un feretro”, conclude Serra, cerchiamo di capire Mussolini quale realmente egli fu e le ragioni di un “caso” di indubbio rilievo nel Novecento italiano ed europeo. Ed esaminiamolo come richiede la storia, nel contesto del suo tempo, lontano dalle pastoie e dai dubbi accostamenti del presente”.
Ed è il caso di ricordare, notiamo, che diversi anni fa Bettino Craxi, tra le tante verità scomode evidenziate, osservò con forza che, se la democrazia italiana voleva veramente chiudere i conti col passato senza ignorarlo, e compiere un’autentica riconciliazione nazionale, sarebbe stato indispensabile che un’adeguata delegazione di uomini di Stato, e rappresentanti di tutti i partiti, si recasse ufficialmente a Milano a Piazzale Loreto: deponendo solennemente delle corone funebri sul luogo della “macelleria messicana” (per usar la celebre espressione di un indignatissimo Ferruccio Parri, altro Vice-comandante del CVL, eppure tenuto all’oscuro di tutto ….> Clicca qui) [*2] del 29 aprile 1945. “Un errore” (!!) definì poi la fucilazione di Mussolini, nel 2005, un Massimo D’Alema reduce dai fasti di Presidente del Consiglio.
I greci, ad esempio, nel fare i conti col passato di quegli stessi anni, son stati molto più maturi di noi italiani,. Chi scrive (che, sia chiaro, non è certo un simpatizzante del fascismo, ma semplicemente un giornalista che cerca di guardare il passato con obbiettività, e senza le lenti deformanti dell’ideologia) ricorda benissimo il servizio tv che la RAI,. a ottobre 1984, quarant’anni dopo l’inizio della guerra civile in Grecia (1944 – 1949), dedicò (il programma era “Odeon”?) allo storico incontro pubblico fra Thrasyvoulos Tsakalotos, generale governativo tra i protagonisti di allora, e Markos Vafeiadis, mitico dirigente dell’ ELAS, l’Esercito comunista di liberazione: con i due ex-nemici che, quarant’anni dopo, si stringevano calorosamente la mano e ricordavano i tanti episodi della guerra civile che li avevano visti in prima fila. Premesso che la scelta lungimirante di Togliatti, con la Svolta di Salerno del 1944, di collaborare con tutte le forze antinaziste rimandando a dopo la liberazione le discussioni politiche e istituzionali ha risparmiato all’Italia una seconda guerra civile dopo quella del ’43-45, è un fatto che un incontro e un dialogo del genere, da noi – tolte alcune iniziative puramente locali e qualche frettolosa battuta tra destra e sinistra a “Tribuna politica” o altri programmi di Mamma RAI – non c’è mai stato.
Fabrizio Federici
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NOTE A MARGINE __________________ di Giuliano Marchetti
A) Nella foto di apertura dell’articolo è ripresa “La Coupole” dell’Institut de France a Parigi, sede de “L’Académie Française“, nel cui Tempio Maurizio Serra è stato accolto – quale Primo Italiano – tra i “40 Immortali”.
Maurizio Serra – nato a Londra, oggi 67 anni – ha iniziato la carriera diplomatica a 23 anni, rappresentando l’Italia a Berlino Ovest e a Mosca ai tempi dell’U.R.S.S., divenendo poi Ambasciatore all’Onu a Ginevra e all’Unesco a Parigi. Ha diretto l’Istituto diplomatico “Mario Toscano” del Ministero Affari Esteri ed insegnato Storia delle relazioni internazionali alla LUISS Guido Carli di Roma.
Autore di numerosi saggi ed interventi, tra cui le biografie di Curzio Malaparte, Italo Svevo e Gabriele D’Annunzio ed altre opere, vincendo un Premio Goncourt ed il XLI Premio Acqui Storia.
E’ stato eletto il 9 gennaio 2020 nella secolare Istituzione creata dal Cardinale Richelieu e, dopo lunghi ritardi causa la pandemia da Covid, il Neo-Accademico ha fatto il suo ingresso solenne lo scorso 31 marzo.
B) *1 /*2 / – Per quanto riguarda i Link di collegamento indicati ai relativi punti 1/2/ – nell’ambito dell’ottima recensione a firma di Fabrizio Federici riguardante l’ancor più pregevole saggio dell’Ambasciatore Maurizio Serra – si è ritenuto opportuno richiamare alcuni precedenti interventi, già pubblicati su questa stessa Testata da parte di altri Collaboratori, a prescindere se in linea di condivisione oppure discordante, con le tematiche attinenti a quelle ivi affrontate.
Ciò per riconfermare che – a prescindere dalla stessa “Linea Editoriale di Consul-Press” – tra l’altro coerentemente e correttamente esposta in home-page, questa Testata ospita (sia tra i propri Collaboratori, sia tra i propri Redattori) voci pluralistiche, nonché sensibilità diversificate, a volte intellettualmente ed idealmente contrapposte.
C) “Il Caso Mussolini” è stato recentemente presentato in numerose “Tavole Rotonde” con la partecipazione sia di qualificati Relatori, sia di un auditorio sempre attento ed interessato, pur se da differenti motivazioni.
Al riguardo, nello scorso mese di aprile – a Roma presso la Sede della Dante Alighieri (alle cui interessanti attività ed iniziative spesso la Consul-Press ha dedicato una doverosa attenzione) – si è svolta una conferenza con l’intervento dello stesso Ambasciatore Maurizio Serra, unitamente alle relazioni del Prof. Lucio Caracciolo -Direttore di Limes, del Prof. Andrea Riccardi, Docente di Storia Contemporanea, nonché Presidente della Dante Alighieri e della Comunità Sant’Egidio, del Prof. Alessandro Masi -Segretario Generale della Dante Alighieri e del Dr. Pier Luigi Vercesi, – Giornalista e Scrittore.
In tale occasione è stato presente anche il nostro Alessandro Benini che, personalmente e a nome della Consul Press, si è intrattenuto in un breve e cordiale colloquio direttamente con l’Ambasciatore Maurizio Serra.
D) L’Editore – Neri Pozza, dopo alcune esperienze con le Edizioni del Pellicano, già nel 1946 a Venezia, pone le basi per costituire direttamente una propria Casa Editrice. Rapidamente nel 1953, le Edizioni Neri Pozza iniziano ad avviare una straordinaria avventura editoriale con la collaborazione di importanti autori italiani contemporanei (Bontempelli, Buzzati, Cardarelli, Gadda, Luzi, Montale, Parise … e non solo), coniugando accuratamente le loro opere con una grafica accattivante e moderna.
Negli anni ’60, Neri Pozza lancia una innovativa collana di letteratura “Tradizione americana”, diretta da Agostino Lombardo, in cui appaiono autori di notevole rilevanza, così come in altre collane appaiono, tra i vari saggisti, figure fondamentali della cultura italiana del tempo.
Da gennaio del 2000, la Casa Editrice – diretta da Giuseppe Russo – riesce ad amalgamare la fedeltà all’impostazione originaria (imperniata su letteratura e saggistica di qualità) con la scoperta delle nuove tendenze della narrativa internazionale.
Anno dopo anno, l’Editrice Neri Pozza riesce a completare l’architettura di un catalogo ricco di scrittori di qualità, capace di spaziare dalla narrativa orientale al nuovo romanzo americano, dalla giovane letteratura europea ai nuovi talenti dei paesi emergenti, dalla letteratura di viaggio alla grande saggistica internazionale.
Oggi, la Casa Editrice Neri Pozza è una S.p.A. del Gruppo Editoriale Athesis, espressione delle Associazioni Industriali di Verona e di Vicenza, ove figurano Quotidiani di prestigio (L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Brescia-oggi), concessionarie di pubblicità (Publi-Adige), televisioni (Tele Arena, Tele Mantova).
E la Consul Press desidera auspicare che continuino sempre ad esistere sia Case Editrici impegnate ad editare ottimi testi, sia Librerie motivate a diffondere tali opere, nonché auspicare che entrambe continuino anche a promuovere incontri tra autori, relatori e lettori.