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IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA ….. molto rumore per nulla

“MUCH ADO ABOUT NOTHING “

Torquato Cardilli

Con questo titolo (“Molto rumore per nulla”) alla fine del XVI secolo William Shakespeare, conoscitore del carattere italico, scrisse una tragicommedia, ambientata a Messina, nella quale gli aspetti tragici si mescolano agli accenni farseschi, agli equivoci, agli inganni, con il personaggio Benedetto da Padova che, dal punto di vista onomatopeico, ci ricorda il padovano Benetton
Da questo nesso del tutto casuale il discorso cade sulla vicenda autostrade, la cui tragedia occorsa due anni fa con il crollo del ponte Morandi che ha inghiottito per sempre 43 vite umane non potrà mai essere dimenticata.

 

Prima di tutto dai parenti delle vittime che hanno sofferto un dolore immenso per cui non c’è indennizzo che tenga, in seconda battuta per il danno economico inflitto all’economia dell’intera città di Genova, poi per l’enorme disagio sofferto dagli sfollati che abitavano le case sotto il ponte e dai fruitori del sistema stradale, infine per il danno di immagine inferto al paese. E tutto questo perché?

Perché la banda che gestiva le autostrade, stupidamente regalate in concessione per mancanza di visione strategica, in modo antieconomico, prima dal Governo Prodi e poi da quello Berlusconi, con l’incosciente soddisfazione delle autorità locali di sinistra e di destra che hanno governato Regione e Comune, ha succhiato denaro come un’idrovora da un bene pubblico. Ha pagato da venti anni allo Stato un’inezia, meno di un decimo del guadagno netto da bilancio consolidato di 1 miliardo all’anno e si è assicurata, complici i ministri delle infrastrutture dei governi Letta e Renzi, questa sine cura fino al 2038, che significa un guadagno garantito di altri 18 miliardi a spese degli italiani, considerati dalla classe politica corrotta ingenui creduloni o tifosi da aizzare, senza costrutto, gli uni contro gli altri.

Dal momento della tragedia, imputabile alla dolosa mancanza di manutenzione, alla falsificazione dei report di ispezione, alla faciloneria dell’apparato statale che avrebbe dovuto controllare, il Governo aveva promesso sulle bare delle vittime che ad Atlantia sarebbe stata sottratta la gestione delle autostrade.

Sono passati due anni durante i quali le forze politiche di opposizione, i cosiddetti giornali benpensanti, e i media, che rispondono ad interessi di parte, con la coscienza sporca di aver avuto tornaconto e beneficio dal sistema, hanno fatto di tutto per mettere i bastoni tra le ruote del Governo. All’ultimo, nel gran finale, sono venuti allo scoperto i dinosauri di un’altra epoca storica del tipo Berlusconi, Prodi, De Benedetti con incursioni dei pasdaran renziani allo scopo di accreditare nell’opinione pubblica l’idea dell’inadeguatezza del Governo e del danno all’erario connesso ai risarcimenti dovuti al concessionario in caso di revoca governativa.

Cioè quelli che negli anni sono stati foraggiati con sponsorizzazioni, con elargizioni, con pubblicità, con compensi (tipo quell’altro dinosauro Cassese, ex giudice della corte costituzionale che sedeva nel board di Atlantia) si sono prodigati nel ripetere la solita tiritera del garantismo fino a sentenza di terzo grado e nell’opera di demolizione politica di quanti invece erano impegnati a ricostruire il ponte e con esso la credibilità dello Stato nell’interesse dei cittadini. Ma in questo tentativo di demolizione del Governo c’è un altro scopo recondito e cioè quello di sostituirlo per allungare le mani sulla pioggia dei miliardi che arriverà dall’Europa post Covid.

E spiace constatare che si sia prestato al gioco della difesa della rispettabilità della famiglia Benetton, che il giorno dopo la tragedia festeggiava con ostriche e champagne, persino il giovane responsabile del movimento delle sardine Sartori che si è fatto ritrarre in foto che hanno fatto il giro del paese insieme al capostipite dei “magliari”.

Adesso gli stessi ambienti, inclusi quelli che prima stavano all’opposizione ed ora al Governo, si esercitano nel gioco di cantare vittoria e di contare da una parte e dall’altra morti e feriti che, a seconda del campo di visuale, sono maggiori nella parte avversa.

In effetti a Palazzo Chigi nella notte, fino all’alba, è andato in scena il Consiglio dei ministri dei lunghi coltelli durato ore di accuse e di piedi puntati, di allusioni offensive e di sgambetti finché il presidente Conte, entratovi con il conforto della decisione della Corte costituzionale di correttezza di esclusione di Atlantia dalla ricostruzione del ponte Morandi, è riuscito a far adottare la scelta di far tornare le autostrade sotto il controllo dello Stato. E per questo che a conclusione dei lavori ha rilasciato una dichiarazione di soddisfazione per il fatto che l’interesse pubblico abbia avuto la meglio su un grumo consolidato di interessi privati.
Secondo Conte è stata scritta una straordinaria pagina inedita della nostra storia riabilitando il principio, in passato calpestato, secondo cui le infrastrutture pubbliche debbono restare un bene pubblico prezioso. Ha vinto lo Stato. Hanno vinto i cittadini che avranno tariffe più eque e trasparenti, più efficienza, più controlli, più sicurezza. Ma ha vinto soprattutto il rispetto della memoria delle 43 vittime.

Ancora non si può parlare di cacciata o di revoca, ma solo del primo passo verso il drastico ridimensionamento di Atlantia. Cassa Depositi e prestiti assumerà la maggioranza di controllo della società Autostrade, cancellando il regalo concesso dalla politica per troppi anni (da ultimo dal ministro Del Rio, quello che ha affossato le province) ad un gruppo che ha tratto profitti miliardari da un bene pubblico, lesinando manutenzioni e investimenti.

Insomma Conte ha ottenuto il risultato di ridare allo Stato ciò che è dello Stato, di zittire gli ambienti delle lobby e dell’impunità per i potenti. 
Resta da vedere il costo finale dell’operazione, quale sarà il tipo di penalizzazione dei Benetton, quale il risarcimento allo Stato ed alle vittime e quale il nuovo assetto gestionale che procederà alla riduzione dei pedaggi a favore dei cittadini e ad assicurare manutenzione ed investimenti per la loro sicurezza.

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