Il crollo delle nascite
Nel complesso il numero di persone sulla Terra sta aumentando, ma il tasso di crescita è rallentato negli ultimi decenni. Il livello di ricambio della popolazione globale, cioè il numero di nascite necessarie a mantenerla stabile, è di poco più di 2,3 figli a coppia. Detto ciò, va precisato che il tasso effettivo di nascite è calato in tutto il mondo, grazie soprattutto a un maggiore accesso alla contraccezione e alla migliore informazione della donna.
A livello planetario negli anni Cinquanta il tasso di nascite oscillava tra 5 e 6 per coppia, cifra che alla fine degli anni Settanta si è ridotta a 3,9, nel 2000 a 2,8 e nel 2008 a 2,6. Alla luce della diminuzione attuale, il tasso di fertilità mondiale risulterà inferiore a quello di ricambio poco dopo il 2020. In Italia, nel 2021 le nascite della popolazione residente sono 400.249, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 (-1,1%). Anche nel 2021 c’è un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità. Dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%). Questa diminuzione è attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008).
Nelle proiezioni del 2008, la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite ha sottolineato che nei paesi sviluppati la fascia di persone di sessant’anni o più cresce al tasso più elevato (1,9 ogni anno) e si presume aumenterà di più del 50% nei prossimi quarant’anni, passando da 264 milioni nel 2009 a 416 milioni nel 2050. Allo stesso tempo “la fertilità totale diminuirà da 2,56 figli per donna nel 2005-2010 a 2,02 nel 2045-2050. Nel 2005-2010 venticinque paesi sviluppati, tra cui il Giappone e gran parte degli stati dell’Europa meridionale e orientale, avevano livelli di fertilità inferiori a 1,5 figli a donna”. In base a tali proiezioni le Nazioni Unite sostengono che nei decenni futuri molti paesi andranno incontro a un calo demografico, tra cui il Giappone, la Russia, la Bielorussa, la Moldavia, l’Estonia, il Canada e l’Italia. Tra quelli destinati alla stessa sorte vi sono la Grecia, la Spagna, Cuba e il Lesotho.
Le popolazioni possono ridursi per numerose ragioni, fra cui l’emigrazione, le guerre, le malattie, le carestie o il controllo forzato. La peste in Europa e l’arrivo dei conquistatori spagnoli in America hanno causato un drastico calo demografico in questi due continenti: nel secondo caso il fenomeno è stato dovuto tanto alla mancanza di difese immunitarie nei nativi contro gli agenti patogeni portati dagli europei quanto agli scontri e agli stermini legati all’invasione.
Nel secolo scorso il timore del sovrappopolamento ha indotto alcuni paesi a contenere la crescita demografica. Tutto nacque dalle idee di un ecclesiastico inglese del XVIII secolo, Thomas Malthus, convinto che l’aumento incontrollato della popolazione avrebbe provocato carestie. Da allora le autorità hanno cercato di mantenere basso il numero di abitanti, e non sempre per nobili fini. Malthus era contrario ad aiutare i poveri: si opponeva per esempio alle vaccinazioni, perché avrebbero incrementato la popolazione. Le sue idee, espresse nel Saggio sul principio della popolazione, ispirarono i primi studi eugenetici. Ormai ripudiata, ma molto considerata nella prima metà del XX secolo, l’eugenetica si fondava sul dubbio principio di superiorità della razza e del ceto sociale: se il mondo poteva sostentare solo un numero limitato di persone, affermavano i suoi esponenti, meglio che queste fossero istruite, borghesi e bianche.
Nel XX secolo l’eugenetica fu adottata dai governi, pur in una diversa versione. Negli anni Cinquanta i “controllori della popolazione” erano ovunque, nelle organizzazioni non governative e nelle agenzie delle Nazioni Unite, a preannunciare angosciati un’imminente catastrofe malthusiana e a cercare di ridurre la popolazione, soprattutto nei paesi più poveri. I programmi di pianificazione familiare finanziati dagli Stati Uniti erano rivolti in particolare a paesi come la Turchia, la Malesia, l’Egitto, il Cile, il Marocco, il Kenia e la Giamaica; a volte gli aiuti commerciali erano vincolati all’adesione a tali richieste. In India il governo pagava i cittadini perché si facessero sterilizzare, spesso forzandoli, mentre la Cina ha adottato la famosa politica del figlio unico, che comportava l’obbligo brutale di abortire per chi infrangeva le regole.
Malgrado le previsioni di Malthus si siano rivelate errate dal momento che non aveva considerato il miglioramento delle tecnologie agricole, che ha consentito di sfamare diversi milioni di persone in più, gli ambientalisti ipotizzano tuttora un crollo della popolazione nel futuro, dovuto a nuovi fattori legati ai cambiamenti climatici. I raccolti saranno sempre più compromessi nelle zone con carenze idriche o in quelle che risulteranno inabitabili perché inondate, costringendo le persone a migrare in cerca delle risorse fondamentali. I paesi entreranno in guerra per procacciarsi cibo e acqua, e nel frattempo numerosi milioni, forse miliardi di persone, moriranno di fame o di malattia, problemi questi esacerbati dall’aumento delle temperature.
Negli ultimi vent’anni gli scienziati hanno inoltre rilevato segnali indicativi di una diminuzione della fertilità naturale. Secondo vari studi, la conta degli spermatozoi, per esempio, è diminuita in tutto il mondo del 25-50%. “Si presume che rifletta gli effetti negativi di fattori ambientali o associati allo stile di vita più che, ad esempio, una variazione genetica”, afferma Shiva Dindyal della facoltà di medicina dell’Imperial College. Secondo una teoria, la conta degli spermatozoi diminuirebbe a causa del cocktail sempre più complesso di inquinanti chimici presenti nel nostro ambiente, in particolare a causa delle sostanze in grado di simulare gli estrogeni femminili. “Queste sostanze sono presenti nel rivestimento di plastica delle scatolette per alimenti, nei pesticidi, nella plastica in generale e nelle vernici. In laboratorio molte sostanze chimiche di sintesi hanno presentato effetti estrogenici”, spiega Dindyal. Tra gli altri fattori che potrebbero incidere sulla conta degli spermatozoi vi sono il fumo, il consumo di alcol e l’assunzione di farmaci non necessari.
I russi hanno già affrontato il problema. Nel 2006 il Presidente Vladimir Putin ha presentato un piano di incentivi finanziari alle donne perché abbiano figli. In Russia la popolazione era in calo dalla fine dell’Unione Sovietica e si era ulteriormente ridotta in seguito all’emigrazione e alle malattie, tra cui l’infezione da HIV. Secondo le stime del governo, tali fattori avrebbero potuto ridurla di un terzo nel 2050. Piani simili sono stati attuati anche in altri paesi: alle coppie australiane sono stati offerti quattromila dollari per ogni bambino e l’assistenza pediatrica gratuita. In Giappone le coppie con figli della città di Yamatsuri, poco lontano da Tokyo, ricevono un bonus e una somma annuale per ogni bambino fino a dieci anni. Singapore è in cima alla lista, con l’erogazione di tremila dollari per il primo figlio, novemila per il secondo e una cifra doppia per quelli successivi.
La diminuzione demografica non porrà fine alla civiltà umana, ma avrà profonde e gravi implicazioni sulla struttura delle società e sulla loro importanza a livello globale. Forse quello che occorre fare, oltre alla pur giusta politica dei bonus alle famiglie, è di favorire e promuovere quella cultura della vita che troppo spesso viene oscurata dalla cultura del profitto.
Nicola Sparvieri
Foto © Today