Il desiderio mai realizzato di Ben Gurion
Albert Einstein presidente dello Stato di Israele.
Quando pensiamo ad Einstein la prima immagine che ci viene in mente è quella del più grande scienziato del XX secolo.
Padre della teoria della relatività e fondatore della meccanica quantistica. Un genio che sin dalla più tenera età rimase affascinato dallo studio dei fenomeni naturali.
Il primo approccio con le curiosità per le forze invisibili della natura
Tutto ebbe inizio da una bussola mostratagli dal padre: il giovane Albert restò letteralmente rapito da quella forza misteriosa ed invisibile che faceva muovere l’ago.
Non era quindi quello studente poco portato in matematica come vuole la leggenda, che lo vede rimandato nelle materie scientifiche (una storiella forse narrata per dare sostegno agli studenti che con le materie scientifiche non vanno d’amore e d’accordo). Era infatti uno studente modello con buoni voti, vero però che fallì il test di ingresso per il Politecnico di Zurigo.
Ben Gurion e quella proposta che avrebbe cambiato la vita del Nobel
Tra i tanti aneddoti che avvolgono di fascino la sua figura, vi è la proposta per la carica di presidente di Israele.
Siamo infatti nel 1952 l’allora presidente Chaim Weizmann alla guida del Partito Sionista Generale dal 1901 rappresentandone la parte più moderata, e sempre visto con diffidenza a causa della sua cittadinanza britannica venne a mancare, così l’allora capo del governo David Ben Gurion, decise di incaricare l’ambasciatore di Israele a Washington Abba Eban, di suggerire al Albert Einstein di porsi alla guida del Paese.
Einstein viveva negli Usa da quando Hitler salì al potere in Germania, di quel periodo ricordiamo la lettera inviata all’allora presidente Roosevelt, per avvisarlo del possibile sviluppo di bombe di nuova generazione.
Per Ben Gurion fu una scelta quasi obbligata data la notorietà e la grande considerazione del mondo accademico per l’ebreo più illustre della storia.
Per diventare il presidente di Israele si sarebbe dovuto trasferire nel Paese, senza rinunciare alla sua attività scientifica. D’Altronde era pur sempre uno scienziato di fama mondiale!
L’impresa fu tutt’altro che semplice per Eban. Tutto iniziò con una lunga conversazione telefonica che lasciò lo scienziato con non poche perplessità, nonostante fosse un grande sostenitore della causa sionista.
La risposta dello scienziato
«Sono profondamente commosso per l’offerta ricevuta dal nostro Stato d’Israele, ma allo stesso tempo sono rattristato e imbarazzato perché non posso accettarla. Tutta la mia vita mi sono occupato di fatti oggettivi, perciò mi manca l’attitudine naturale e l’esperienza necessaria per trattare in modo appropriato con le persone e per esercitare ruoli ufficiali. Già questi motivi basterebbero per rendermi inadatto a un ruolo di così alto livello, se non fosse anche che l’età avanzata indebolisce sempre più le mie forze. Sono tanto più dispiaciuto giacché la mia relazione con il popolo ebraico è diventata il legame umano più forte che io abbia, da quando sono diventato consapevole della nostra situazione precaria in mezzo alle Nazioni del Mondo».
Alla fine, a seguito del suo rifiuto venne eletto Itzhak Ben-Zvi, politico e autore di numerosi saggi di carattere storico.
Ma cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente, se Albert Einstein avesse deciso di diventare il presidente di Israele?
Probabilmente il suo ritorno in patria avrebbe dato un notevole lustro al Paese, trasformandolo in un centro nevralgico per la cultura mondiale evitando l’insorgere di molti problemi, ma chissà, per certe cose dobbiamo lasciar parlare la storia.
Gianfranco Cannarozzo
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