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Il gioco a bocce della bufala antifascista
a Fiumana di Predappio

L’APOLOGIA DELLE BOCCE ROSSE 

Sabato scorso, a Fiumana di Predappio si è svolta la rievocazione della partita a “bocce rosse”.
IL 15 aprile 1923 l’allora Sindaco del comune fiumanese, il repubblicano Giuseppe Valpiani, preferì all’impegno istituzionale di recarsi nella vicina Predappio per un omaggio a Benito Mussolini, per la prima volta nel suo paese natale, quale capo del governo dopo la Marcia su Roma.
Dunque, Valpiani chiuse a chiave il municipio e andò a giocare a bocce tra un bicchiere di sangiovese ed una piadina.

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Occasione ghiotta per i partigiani nostalgici la coincidenza del centenario del gesto di Valpiani con quello del ritorno di Benito a Predappio, come Primo Ministro; poi, la possibilità di fare di una pagliuzza una trave ovvero di un’incerta, ambigua storia personale il motivo celebrativo di un sicuro episodio di antifascismo, in realtà con ampi contorni di bufala, fake new.
Tutto questo sul filo di poche righe, al riguardo, annotate sul proprio diario da un funzionario della prefettura di Forlì, ma non riscontrate da documenti amministrativi prefettizi, esplicitamente collegabili al gesto di Valpiani: dunque, solo uno spunto aneddotico, nulla di più.

Facciamo chiarezza. Innanzitutto, il “gran rifiuto” di Giuseppe Valpiani, che preferisce il gioco delle bocce a Mussolini, risale al 15 aprile ’23, eppure negli Atti Federali, Fascio di Fiumana del 15 dicembre 1923, otto mesi dopo, pubblicati su Il Popolo di Romagna, settimanale della Federazione Fascista Forlivese, si apprende dell’elezione del nuovo Direttorio con Domenico Monti, segretario politico, e quattro componenti nelle persone di Costantino Gianelli, Giovanni Gimelli, Aurelio Giulianini e, guarda caso, Giuseppe Valpiani.
Solo otto mesi perché il nostro eroe si convertisse da repubblicano a fascista, subito con una carica di rilievo? Non solo, l’elezione di Valpiani e degli altri avviene dopo che il 23 febbraio e l’8 giugno, quindi pochi mesi prima, il Fascio di Fiumana ha provveduto all’espulsione per indegnità di ben nove iscritti, cosa questa che fa supporre che, nonostante il suo gesto, il nostro protagonista non fosse così caduto in disgrazia, tanto da non registrare alcuna opposizione alla sua nomina.

Ancora, Giuseppe Valpiani è stato sindaco dal 31 marzo 1921 al 14 ottobre 1923 quando gli subentrò Giovanni Gimelli, di certa fede fascista; questo dopo il commissariamento del comune di Fiumana, seguito al suo stesso scioglimento che l’odierna celebrazione partigiana a bocce interpreta come atto ritorsivo al no di Valpiani a Mussolini: qualcosa, però, non quadra, smentisce i “giocatori a bocce” perché non spiega Valpiani assessore nella giunta municipale dello stesso sindaco Gimelli, come si rileva documentato dal Registro degli Atti del Consiglio Comunale di Fiumana!
Un antifascista repubblicano in giunta con i fascisti? E la vendetta mussoliniana, tanto sbandierata ora dalla celebrazione partigiana?
Ma Valpiani è stato repubblicano o fascista o chissà cos’altro? Non nego che Valpiani fosse repubblicano, forse, però, anch’egli, al pari di tanti repubblicani romagnoli, si avvicinò al Fascismo nella condivisione degli ideali risorgimentali: nella seconda metà degli anni ’20 la Federazione Forlivese dei Fasci di Combattimento risultò chiaramente su posizioni moderate, proprio per l’ampia adesione di tanti ex repubblicani.

                         

Consideriamo, infine, la foto, qui allegata, che con altre camice nere ritrae Valpiani davanti alla cripta Mussolini nel Cimitero di San Cassiano a Predappio, in occasione di una celebrazione; un’immagine della prima metà degli anni ’30: quasi al centro, l’omaggio floreale “A NOI!”, richiamo del grido degli arditi nella Prima Guerra Mondiale e, particolare non trascurabile, tutti gli uomini ritratti nelle vesti di squadrista della prima ora, come si comprende dall’uso, al posto della cintura, della fusciacca, una sorta di sciarpa che cinge la vita, sorreggendo i pantaloni. Valpiani, quindi, negli anni ’30 indossa panni nostalgici da squadrista, ricollegandosi ad un fenomeno fascista, svoltosi tra il 1919 e il 1924. La notazione risulta quasi inquietante. Come mettere, allora, la mano sul fuoco per la fede repubblicana di Valpiani, soprattutto come pensare che la sua preferenza delle bocce a Mussolini possa interpretarsi come vero gesto di antifascismo.

                               

Parafrasando “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” di Bertolt Brecht, direi sventurati i sindaci del forlivese, centrodestra o centrosinistra poco importa, i due irriducibili onnipresenti dell’ANPI e, ancora, tutta la sinistra ad aver bisogno di nuovi eroi partigiani, ormai introvabili, sino al punto di inventarseli, magari travisando storie di piccoli personaggi, rischiando, fra l’altro, di costruire solo un’evidente bugia. Sabato scorso a Fiumana i sindaci di Predappio ed altri paesi dei dintorni sorridevano con le bocce in mano, pronti ad andare a boccino contro ogni fascismo, rievocando, così, la storica “impresa” dell’ondivago Giuseppe Valpiani. La loro partita è stata vana, patetica, a memoria di un’incerta e discutibile gloria fiumanese. Amareggia la vista della fascia tricolore della sindacatura in occasione di una pretestuosa manifestazione di rinnovata ostilità contro l’unità nazionale, riaprendo dolorose ferite, tragiche divisioni del passato.

La Liberazione, intesa come valore condiviso contro ogni autoritarismo, non ha bisogno né di bocce né di sindaci giocherelloni di parte; occorrono, invece, menti, gesti e strette di mano che segnino e muovano l’incontro tra i cittadini.

_________________FRANCO D’EMILIO

 

 


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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