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“Il Manuale di Sopravvivenza Economica” di Riccardo Pedrizzi recensito da P.P. Saleri ed analizzato da Muller, Fassina e Veneziani

TAVOLA ROTONDA con il Cardinale MULLER, FASSINA e VENEZIANI
per la presentazione del  LIBRO di RICCARDO PEDRIZZI

A Roma  presso il Pontificio Istituto dell’Archeologia Cristiana, lo scorso giovedì 26 settembre, si è registrato un grande successo per la presentazione de  “Il salvadanaio – Manuale di sopravvivenza economica”, il recente saggio del Senatore Riccardo Pedrizzi, pubblicato dalla  Editrice Guida.  
Organizzato da UCID – Lazio (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) e dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Delegazione di Roma e Città del Vaticano), il Convegno è stato animato dagli interventi del Cardinale Gerhard Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina e la Fede, del deputato ed economista Stefano Fassina e dello scrittore Marcello Veneziani.

Si è riscontrata una grande sintonia di vedute fra gli intervenuti sulla crisi di una “economia finanziarizzata” (*1), fondata sulla sola ricerca del profitto. Qui di seguito – e prima di riportare una articolata recensione redatta da Pier Paolo Saleri – si desidera sintetizzare i punti più salienti evidenziati dai tre illustri Relatori.  
> “Il sen. Pedrizzi – ha dichiarato il Cardinale Gerard Müller – non ha fatto altro che applicare il motto di Pio XI che è alla base della Dottrina sociale della Chiesa: osservare la realtà, giudicarla ed agire sulla realtà stessa”. 
> “Oggi è evidente – ha sottolineato Stefano Fassina – come la dottrina sociale della Chiesa sia un patrimonio da cui attingere per criticare l’attuale paradigma economico, ed è sconcertante come proprio certi cattolici a sinistra, pur disponendo di tale fonte, siano stati subalterni al pensiero dominante tecnocratico. Dal libro – conclude l’ex responsabile economico del Pd – arriva una indicazione alla politica per una agenda di vere riforme”. 
> “La tradizione – ha concluso Marcello Veneziani – è l’unico argine alla deriva del tecno-capitalismo, come aveva capito già Pasolini. Il libro di Riccardo Pedrizzi mette al centro di tutto l’uomo integrale, che la modernità ha scisso in economico, sociale, religioso, fino a disintegrarlo”.

(*1) Al riguardo, è opportuno evidenziare come un’ economia finanziarizzata, fondata sulla sola ricerca del profitto sia stata spesso fortemente criticata da questa Testata, avendo noi sempre creduto nella “Funzione sociale dell’ Impresa” e nell’ Umanesimo del Lavoro, ritenendo l’ Uomo al centro di ogni processo creativo, lavorativo e produttivo. Questa Testata ha sempre manifestato la propria ostilità sia nei confronti di un liberismo selvaggio, i cui valori risiedono solo nelle “leggi di mercato”, sia nei confronti di una finanza apolide e senza anima, sia verso il  mondialismo ed il globalismo, perché impegnata in difesa dei valori tradizionali di una nostra “Identità”.
E, a tale scopo, desideriamo ricordare gli interventi di Giacinto Auriti pubblicati sulla Consul Press, le interviste rilasciateci da Valerio Malvezzi, Ilaria Bifarini, Cosimo Massaro,  le numerosi Tavole Rotonde organizzate presso il Caffè Letterario Hora Felix con Antonio Rinaldi e Antonino Galloni, nonché di esserci sempre schierati a favore  nella supremazia della Politica (quella con la “P Maiuscola”) nei confronti dell’ Economia.
E qui ci piace citare ancora una volta una nota affermazione di Oswald Spengler: POLITICA ed ECONOMIA non possono risultare separate nella vita delle Nazioni.  Esse – lo ripeterò sempre – sono due aspetti della medesima realtà di vita, ma stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata.  A bordo la figura principale è del  Capitano, non del mercante a cui appartiene il carico”.

___________Giuliano Marchetti

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“Il Salvadanaio – Manuale di sopravvivenza economica”

Recensione a cura di PIER PAOLO SALERI (*)

Già nelle primissime pagine del volume, il senatore Pedrizzi mette a fuoco, sinteticamente, il punto nodale da cui si dipana l’intero ordito di questo suo ultimo lavoro:  “Il risparmio frutto del lavoro e di una autolimitazione nei consumi, è una virtù ed un valore sociale e va valutato quale “ricchezza della Nazione” e “ricchezza dell’Europa”. Esso è in primo luogo una virtù, perché è una forma di responsabile previdenza, di cui la persona, o la famiglia, si fa carico facendo sacrifici ed evitando le sirene del consumismo e le spese voluttuarie; ed è un valore perché è sudato “lavoro del passatoche mutandosi in credito e capitale d’investimento e combinandosi di nuovo col lavoro del presente e del futuro, è il fattore imprescindibile dell’ulteriore sviluppo economico e del benessere della comunità”. 

Il risparmio, dunque, è il vero protagonista di questo libro e l’autore ne racconta in modo coinvolgente la storia focalizzando, giustamente, l’attenzione sulle gravissime insidie che lo minacciano nel contesto di una società che sembra, sempre più, indirizzata verso la propria liquidificazione, e, dunque, verso la dissoluzione di tutti quei valori e di quelle virtù che, alla società stessa conferiscono solidità, a partire dalla famiglia, dalla natalità, dal risparmio e così via.

Nel disegno mondialista al quale sono, più o meno, costrette ad uniformarsi tutte le società industriali avanzate si riduce sempre di più lo spazio per il risparmiatore, infatti, spiega il senatore Pedrizzi: Il sistema, in particolare nel mondo occidentale più sviluppato ha creato la figura del “consumatore” che progressivamente è andata sostituendo quella del “risparmiatore” e del “proprietario” sacrificati sull’altare del consumo. Ecco perché non si celebra più la “giornata del risparmio” e non solo si è sempre più incentivato il consumo, ma si è colpito sempre più pesantemente la rendita finanziaria cioè gli interessi sui risparmi.

Una impostazione che, tuttavia, malgrado le pesanti pressioni ed ingerenze, in Italia, fatica comunque a “sbrecciare”. Infatti, nonostante la grande crisi e le numerose misure messe in atto per indebolire e sradicare i capisaldi del sistema italiano del risparmio – cioè il sistema costituito da banche popolari, casse di risparmio e banche cooperative – che concretamente hanno sempre supportato e supportano lo sviluppo dei territori, le famiglie italiane hanno continuato e continuano a risparmiare.  Nota, infatti, Pedrizzi che la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, alla fine del 2017, era salita fino a quasi 4300 miliardi di euro. Una cifra enorme che fa del popolo italiano uno dei primi risparmiatori del mondo: basti pensare che il tanto temuto debito pubblico del nostro Paese ammontava, nei primi mesi del corrente anno, a 2400 miliardi cioè, a circa la metà dell’ intera ricchezza finanziaria delle famiglie italiane.

Una ricchezza straordinaria, frutto di una visione della vita radicata in quei valori tradizionali che danno solidità e futuro alla società e nella quale, malgrado tutto e contro ogni evidenza, gran parte del popolo italiano, nel profondo del suo cuore, ancora si riconosce. Una ricchezza che, senza dubbio, ingolosisce la finanza internazionale che di questa ricchezza vorrebbe impadronirsi e controllarla pesantemente: Non da oggi, operatori finanziari europei e non, guardano al grande risparmio italiano e vogliono entrare nel mercato delle famiglie e delle imprese tricolori. In particolare i grandi fondi, con orizzonti di breve periodo e con la logica del “mordi e fuggi”.

Ed è proprio nel mettere a fuoco ed illustrare i passaggi salienti ed i meccanismi che hanno consentito alla finanza internazionale di colonizzare e ridurre in subordine l’economia reale, che il libro di Pedrizzi ci offre le sue pagine più interessanti e coinvolgenti. 
L’ampia visione d’insieme che questo libro fornisce, con la sua analisi critica del capitalismo finanziario e delle logiche dell’economia neoliberista è non soltanto innervata dalla piena sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa, ma offre al lettore anche la possibilità di entrare finalmente, per così dire, nei “Sancta sanctorum” dei meccanismi del capitalismo finanziario.

Illustra infatti i principali passaggi attraverso i quali, una parte del mondo politico, internazionale ed italiano ha aperto le porte all’egemonia del capitalismo finanziario, con atti ufficiali e pubblici non certo segreti, ma occultati meglio degli stessi segreti, per quanto risultano poco conosciuti. 
Vale la pena, al riguardo, di citare almeno un paio di esempi, particolarmente significativi, tra i tanti che vengono approfonditi in questo volume. Il primo concerne l’Italia e riguarda il cosiddetto “divorzio” tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.

Un processo che inizia nei primi anni ottanta quando, con la regia di Andreatta, Ministro del Tesoro e di Carlo Azeglio Ciampi Governatore della Banca d’Italia, viene cassata la norma che, da sempre, vincolava la Banca d’Italia all’acquisto dei buoni del Tesoro inesitati nelle aste. Da questa decisione inizia “l’impazzimento del debito pubblico italiano” che viene così consegnato all’arbitrio assoluto dei mercati con tutte le nefaste conseguenze che ben conosciamo.

Questo processo continua, poi, con l’attribuzione alla sola banca centrale del potere di fissare il tasso di sconto in passato concordato col ministro del Tesoro, cui ne competeva la responsabilità politica e si compie, di fatto, con i trattati di Maastricht che sanciscono l’autonomia, assoluta e totale, della Banca Centrale Europea e delle Banche Centrali Nazionali, dal contesto sociale e politico.

Il secondo esempio riguarda invece gli Stati Uniti d’America. Si tratta della abrogazione della legge Glass-Steagall voluta nel 1999 dalla presidenza democratica di Bill Clinton. La legge che, approvata nel 1933 dopo la tragica esperienza della crisi del 29’, istituiva una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria d’investimento, al fine di impedire che potesse nuovamente ripetersi un altro disastro come quello del crollo di Wall Street. 
L’ abrogazione di questa separazione, come era inevitabile, venne celermente replicata a livello internazionale ed è all’origine della “crisi dei derivati” che ha nuovamente travolto l’economia mondiale nel 2008. 
Al riguardo scrive il senatore Pedrizzi: “L’abrogazione della legge Glass-Steagall sicuramente aprì le porte ad ogni forma di speculazione selvaggia da parte delle banchecommerciali”
Numerosi sono stati i tentativi effettuati in questi ultimi anni, in America e nel mondo, per reintrodurre la sacrosanta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività di investimento, come viene dettagliatamente raccontato nel volume.  Ma, a tutt’oggi, nessuno di questi è andato a buon fine e non è difficile capire il perché.

*Analista politico, Saggista
Presidente di Casaconsum Proprietà

 

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