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Il ruolo della stampa. L’Europa e il Mondo. L’Uomo nuovo nel XXI secolo

Il RUOLO della STAMPA ed il
LINGUAGGIO  GIORNALISTICO 

Raffaele Panico

ATTO PRIMO

La comunicazione del giornalista deve essere improntata alla riflessione proporzionata e razionale e al buon senso comune. Contraria all’emozione, all’esasperazione, alla drammatizzazione e alla spettacolarizzazione dell’informazione. È diminuito in questi lustri l’acquisto di quotidiani cartacei, a seguito dell’informatizzazione e al passaggio dall’analogico al digitale. Il computer si è trasformato in palmare e in cellulari satellitari.

Una rete di satelliti artificiali circondano il Nostro pianeta che si è cinto, grazie all’Uomo tecnologico della seconda metà del XX secolo, di un anello a guisa di Saturno che, in ere astronomiche, ha attratto miriadi di corpuscoli dal cosmo per forza di gravità. Il Nostro anello è stato formato in pochi anni, decenni, da migliaia e migliaia di puntiformi macchine a seguire dal primo Sputnik, che ruotano in orbita geostazionaria. Quelle macchine, i satelliti artificiali, osservano la Terra, e i pianeti da Mercurio a Plutone, alcuni hanno varcato le nuove Colonne d’Ercole, i limiti del sistema solare. Oggi la comunicazione sulla Terra ha prodotto questa sintonia col cosmo, dopo tremila anni dai tempi Ulisse, l’uomo europeo greco latino romano e delle Europe nel loro insieme, ha conquistato questa nuova frontiera con il primo satellite Sputnik e il cosmonauta Juri Gagarin. Eppure la comunicazione è ancora affetta dalla falsa mediazione della verità, le bufale ieri, oggi le fake news, novella opus contra naturam.

in foto, l’equipaggio Vostok II

La comunicazione. Nel corso della seconda metà del ‘700 in Italia “fioriscono” i fogli a stampa periodica – mensile, quindicinale, settimanale e anche quotidiana. Chi vi scriveva portava avanti le espressioni della società nei suoi settori produttivi, come l’agricoltura, le manifatture, i commerci, la ricerca tecnologica, fermenti di rinnovamento, istanze legate alle avvisaglie della prima rivoluzione industriale, oltre che espressione di dibattito politico e ideologico, di propaganda politica e di formazione dell’opinione pubblica.
Quei primi passi dei fogli a stampa periodica producevano cultura in sinergia alla pubblica opinione, strumenti per la produzione culturale del consenso delle categorie interessate e alfabetizzate per lo Stato, le istituzioni, le prime associazioni di lavoratori, nel sociale e politico, e per i settori attivistici della borghesia imprenditrice. Il proliferare di numerosi giornali, fogli periodici avviene poi nel corso dell’Ottocento tanto per il consenso quanto per il dissenso e per affrontare i grandi orizzonti alla ricerca di un Uomo nuovo poi affrontato con le tragedie dell’Europa, del nostro trascorso secolo XX. Sentiamo alcune “colonne” portanti del pensiero europeo.

ATTO SECONDO  – Marx e la logica di nuova coscienza // L’Europa e il suo posto nel Mondo!  

Nel 1859 esce L’origine della specie, l’opera di Charles Robert Darwin. La base teorica è la nozione di “lotta per l’esistenza – struggle of life”. Carlo Marx ne prende conoscenza, legge l’opera e scrive a Engels in data 18 giugno 1862: 
“È notevole il fatto che, nelle bestie e nelle piante, Darwin riconosce la sua società inglese, con la sua divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura dei nuovi mercati, le “invenzioni”, e la malthusiana “lotta per l’esistenza”. È il bellum omnium contra omnes.  (Marx-Engels, Carteggio, IV, 1861-1866, trad. italiana di S. Romagnoli, Ed. Riuniti, Roma 1951, p. 103.

Gli risponde Engels: “Darwin non sapeva quale amara satira scrivesse sugli uomini, e in particolare sui suoi compatrioti, quando dimostrava che la libera concorrenza, la lotta per l’esistenza, che gli economisti esaltano come il più alto prodotto storico, sono lo stato normale del regno animale” (F. Engels, Dialettica della natura (1883), trad. it. di L. Lombardo-Radice, Roma 19552, p. 31).

Il “regno animale” è alla base dunque del modello del “regno umano”, dove la società civile è conflittuale e concorrenziale. Questo è il modello a cui si riferisce Marx nella lettera a Engels del 18 giugno sopra riportata. Chiamando in causa Hegel però, che nella Fenomenologia dello Spirito “raffigura la società civile quale ‘regno animale ideale’”. O, meglio “regno animale dello spirito”, come dice più esattamente Hegel, riflettendo sulla “individualità singola e determinata”, chiusa ad ogni altra “individualità singola e determinata” e, per ciò, in un rapporto conflittuale e concorrenziale di partenza. Individualità quindi, che è già in polemica e in conflitto con se stessa, dato che l’uomo dal “mondo animale della natura”, in cui è solo un “animale da preda”, passa al “mondo animale della società”, in cui si fa “l’animale da preda cosciente”. Può diventare l’uomo, nel “mondo animale sociale”, anche “animale da preda cosciente”, ma resta sempre “unico” a se stesso, un egoista mosso dall’imperativo: “Aiutati da te, cioè procurati i tuoi mezzi”. Ma così è la guerra di tutti contro tutti. Guerra non diversa che si combatte proprio in una società civile in quanto è anche il “regno animale dello spirito” nel senso hegeliano. Al di sopra di ogni “spiritualità” la società civile resta sempre il “regno animale” con modello lo stato di natura. Per lo storico delle idee dietro la nozione hegeliana di “regno animale spirituale”, opera l’esperienza dell’economia classica.
Ed Hegel non è solo lettore del maggior rappresentante di questa economia, Adam Smith, autore della Ricchezza delle nazioni (1776). Le lezioni di Hegel a Jena (1803-1804; 1805-1806) tenute prima della pubblicazione della Fenomenologia dello Spirito (1807), presentano una immagine della società civile che merita di essere presa in considerazione, perché è l’immagine di una società, all’epoca di Hegel, che è sia la Germania, ancora poco avanzata industrialmente e commercialmente, ma ci fornisce Hegel, anche immagini di un paese – come l’Inghilterra dell’epoca di Hobbes, molto più industrialmente e commercialmente avanti e, sul quale, diversi anni dopo, Marx ed Engels simuleranno le loro analisi e previsioni. Immagini, si è detto, non diverse dalle nostre, proprio in quanto siamo società “civile” fatta di uomini, egoisti e in principio già in conflitto, non diverse dalla nostra epoca di globalizzazione, che tende a sottrarsi dallo Stato etico ed estetico per il solo mercato, escludendo ogni forma di intervento dello Stato. La società civile ha bisogno dell’intervento dello Stato, perché è l’unico soggetto che può determinare un argine, una difesa a quelle forme di ingiustizia che continuano ad essere sempre le stesse: diseguaglianza, povertà, sfruttamento, l’emarginazione dai processi produttivi dei lavoratori, la loro mancanza di qualsiasi tutela in un mondo degli uomini senza pietas (già verso i familiari…dal latino della Roma Repubblica e poi impero), tutto economia e commercio, industria traslocata nei Paesi terzi con artigli dell’alta finanza. A meno che, è stata ben pianificata, ottimo lavoro per innescare la lotta di tutti contro tutti che, ad oggi, un risultato lo ha ottenuto: i salari più bassi che percepiscono in specie gli italiani in Europa. In Italia, questa Repubblica tutta diritti ma senza doveri (e come si diceva “senza se e senza ma”, e si voleva, oggi diamo, “tutto e subito”) che dimentica di essere stata faro nel corso dell’Ottocento del Risorgimento, e perciò dei Risorgimenti dei popoli oppressi d’Europa (contro l’impero ottomano e d’Austria-Ungheria) si affidava alla “buona stella” – come si diceva un tempo di Giuseppe Mazzini “dei diritti e dei Doveri” cosa che, fatto il Regno d’Italia 1861-1946, l’indirizzo mazziniano era tenuto in alta considerazione mentre oggi la Repubblica è monocola; è tutta diritti – e udite udite, a chicchessia – senza Doveri.  

 

ATTO TERZO

L’Uomo nuovo oggi e il suo Mondo nel XXI secolo

Conclusione e auspici. Oggi il XXI secolo, sarà il secolo di nuove magnifiche sorti e progressive, grazie all’Intelligenza Artificiale e ai robot che possono sostituire tanto le badanti in affari domestici quanto le braccia in lavori dei campi. L’Uomo nuovo dovrà essere longevo ed efficace, in ottima salute, intelligente e ben istruito, capace di alternare il lavoro manuale all’intellettuale. L’elemento iniziale, della sua giornata tipo è la verità, fondamentale sarà la sua linea di comportamento, verità per essere libero e poter operare. Il suo genio sarà incline al silenzio così da svelare con intimità e segretezza la Bellezza del Mondo, della natura, dell’ambiente e del paesaggio dal suo stesso genio di Uomo nuovo, modellato a sua immagine e somiglianza. La sequenza logica del suo pensiero è la contemporanea acquisizione di dati fenomenici e sensoriali che va oltre la bi-direzionalità e una misera doppia dimensione. Il genio di questo Uomo nuovo piuttosto che una sola ha tante visioni “gittate” sul Mondo insieme e allo stesso tempo.

La comunicazione e la rivelazione del genio in opera sarà estremamente semplice, lineare facile: contemporaneità nel tempo e nello spazio rispetto al pensiero dell’Uomo nuovo nel suo Mondo a propria immagine e somiglianza. E gli anelli artificiali della Terra lanciati in orbita dall’era della conquista del Cosmo 1957 con lo Sputnik, la comunicazione prodotta in sinergia con il genio di questo Uomo nuovo e l’intelligenza artificiale e i tanti nuovi schiavi a suo servizio che sono i robot chiudono il cerchio dell’Uomo vitruviano già immaginato da Leonardo da Vinci.  

Sergej Pavlovič Korolëv e il suo e gruppo 

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