Il sommo poeta Dante Alighieri:
da Padre della lingua italiana.. a “patrigno cattivo”
Senza Dante non saremmo quello che siamo, cioè Italiani
a cura di LIDIA D’ANGELO
In questi giorni, sulle pagine di numerosi giornali sta tenendo banco una notizia che prima o poi avremmo letto, dati i tempi; qualsiasi argomento, personaggio più o meno antico, qualsiasi comportamento o scritto del Passato, viene vivisezionato, sottoposto a un controllo ferreo affinchè, con i dovuti accorgimenti, si adatti a una società appiattita sul politicamente corretto, distruggendo in questo modo secoli di civiltà e di cultura.
Nelle maglie di questa furia iconoclasta che pretende di cancellare la nostra storia, le nostre radici, insomma la nostra identità di popolo è incappato perfino il divino poeta Dante Alighieri, il padre della nostra lingua; quale male abbia mai commesso l’Alighieri ce lo spiega dall’alto delle sue false conoscenze e vuote competenze una “sensibile” e “solerte” professoressa della scuola media Felissent di Treviso. Tale Docente, temendo di offendere la sensibilità religiosa di alcuni suoi alunni musulmani, ha ritenuto giusto eliminare dalla programmazione annuale della sua disciplina di insegnamento, i passi della Divina Commedia con il pretesto che si tratti di un’opera troppo cristiana; gli alunni musulmani vengono quindi esentati dallo studio del capolavoro di Dante Alighieri che viene sostituito da un altro scrittore suo contemporaneo e conterraneo: Giovanni Boccaccio; grande estimatore peraltro di Dante Alighieri; infatti Boccaccio fu uno dei primi critici della Commedia dantesca, anzi fu proprio lui a definirla Divina. Quindi il Divino Poeta, considerato offensore della sensibilità religiosa altrui, viene sostituito dal ben più innocuo e prosaico Boccaccio.
Il problema è la scarsa preparazione della media degli insegnanti italiani, solo l’ignoranza può giustificare coloro che sospendono la lettura di Dante nella scuola, infatti la povera professoressa ignorante non sa, infatti ignora, che Dante Alighieri è studiato nel mondo arabo-islamico, che esistono traduzioni in arabo della Divina Commedia e che ai tempi di Dante circolava in Italia e in Europa, un’opera intitolata il “Libro della scala” attribuito a Maometto; in questo libro si parla di una salita miracolosa di Maometto verso il cielo; il profeta destato durante la notte dall’angelo Gabriele, venne portato attraverso una fulgida scala fino ai regni dell’aldilà; attraversò gli otto cieli incontrando diversi profeti tra i quali anche Gesù e ricevendo da Dio il Corano; poi percorse le sette terre dell’inferno contemplandone i tormenti.
Le sorprendenti analogie tra la Commedia dantesca e questo antico testo della tradizione islamica dimostrano che il nostro poeta probabilmente conoscesse il libro dal quale avrebbe tratto l’ispirazione per la sua opera. La professoressa forse pensava che la sua “giusta causa” passasse inosservata, scivolasse in sordina nell’ambito della sua classe; invece c’è stata una compatta levata di scudi in difesa del poeta che rappresenta l’essenza della nostra italianità.
Senza Dante non saremmo quello che siamo, cioè Italiani.
Molti sono stati gli interventi di politici, cito Matteo Salvini che parla di una notizia demenziale ai limiti del ridicolo; Gian Marco Centinaio vicepresidente del Senato che sottolinea l’importanza della responsabilità di conoscere la nostra cultura da parte di chi viene nel nostro paese. Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha disposto un’ispezione per chiarire le modalità che avrebbero portato l’insegnante a prendere questa strana decisione ed anche il Partito Democratico si è rivelato molto critico su tale vicenda.
Poteva mancare il commento amaro e pungente del critico d’arte Vittorio Sgarbi ? Di certo no! “Quel professore va cacciato dalla scuola; “La lettura di Dante è lettura di poesia universale che appartiene a qualunque uomo, di qualunque religione“ tuona giustamente Vittorio Sgarbi e si può aggiungere che ciascuno di noi, senza esclusione alcuna, può riconoscersi in un concetto, in un verso che sembra scritto solo per lui perchè racchiude la sua storia.
Anche alcuni musulmani hanno espresso pareri sfavorevoli sul comportamento dell’insegnante, cito l‘ex deputata Souad Sbali che considera inaccettabile la richiesta di esonero dallo studio della Commedia dantesca da parte delle famiglie; la Sbali afferma che non bisogna cedere o giustificare nulla perchè lo scopo dei musulmani integralisti è quello di smantellare la cultura. L’imam Brahim Baya afferma che è assurdo quello che è successo a Treviso, mostrando con queste parole di rispettare la tradizione italiana più di quanto la rispettino molti nostri connazionali.
La vera integrazione si fa studiando le altre culture, conoscendole e rispettandole e non mortificando e modificando fino allo stravolgimento usi, tradizioni, costumi, stratificati nel corso dei secoli, nei quali intere generazioni si sono riconosciute; eliminando il Presepe oppure togliendo il Crocifisso dalle pareti o cambiando il nome al Natale, non si fa un buon servizio neanche ai musulmani che vengono così privati dell’occasione, almeno, di conoscere gli aspetti peculiari della civiltà del paese che li ospita e che loro hanno scelto liberamente per viverci e per lavorare.
Purtroppo il paese ospitante è diventato subalterno, fragile e sottomesso a usi e costumi di culture altre; noi siamo i primi a non riconoscere la nostra cultura, non abbiamo il coraggio di proporla, se lo facessimo forse gli altri la apprezzerebbero, invece ci vergogniamo delle nostre origini, cosa ben peggiore dell’islamico che, tutto sommato, fa l’islamico.
L’esonero degli studenti dalla conoscenza della Divina Commedia può essere considerato una forma di crimine nei confronti della civiltà; è’ come se fossimo dominati da un sentimento di autodistruzione, simile al cupio dissolvi di antica memoria; sarebbe necessario uno scatto di orgoglio per invertire questa tendenza che ci porterà solo a una deriva senza ritorno.