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In Italia i beni culturali in caduta libera !

 IL PATRIMONIO CULTURALE SEMPRE PIU’ IN PERICOLO 

Il Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, commentando la legge di stabilità 2018, recentemente approvata dal Consiglio dei Ministri, ha sottolineato, entusiasta, l’impegno assunto dal Governo a sostegno della gestione del patrimonio culturale nazionale, soprattutto riguardo ai seguenti aspetti: aumento delle risorse economiche e nuove assunzioni di personale a favore del ministero. Dunque, Franceschini ha plaudito tali provvedimenti perchè conferma di come il Governo creda “nella cultura volano di crescita del Paese e leva di un turismo sostenibile” e non ha mancato di chiudere con una nota di autoreferenzialità:  “Sin dal primo giorno di mandato ho detto che il Ministero dei beni culturali era uno dei principali dicasteri economici e i numeri di questa manovra economica, al pari delle precedenti, lo ribadiscono”.

Ohibò, quanto trionfalismo per nulla! Sono decenni che ci sorbiamo la solfa, ormai logora e “pallosa”, del volano culturale e del turismo sostenibile …. non ne possiamo più, rimane solo una bella espressione ad hoc, fra l’altro tanto politichese, per richiamare la sinergia strategica tra fruizione culturale e turismo, così rilevante per le entrate del paese. Una sinergia, però, a tuttoggi realizzata solo parzialmente, proprio per la diversità di passo del turismo rispetto alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale della nazione, tanto corre l’impresa turistica quanto, invece, lenta  e più indietro s’affanna l’Amministrazione dei beni culturali: troppi i musei, i complessi archeologici e monumentali ancora chiusi o con aperture striminzite oppure che si presentano al visitatore, italiano e staniero, in una deplorevole condizione di mantenimento, spesso anche privi di adeguati servizi di accoglienza per l’utenza. Se, poi, aggiungessimo lo stato di sciatteria di taluni archivi di stato e biblioteche, a volte di particolare rilevanza monumentale, allora ci renderemmo conto quanto sia inconsistente l’entusiasmo del nostro ministro per i beni culturali.

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Gli otto milioni di euro, stanziati per il sistema museale e l’assunzione di nuovo personale, risultano, quindi,  essere solo una goccia contro la grande sete di necessità, nuovi servizi, maggiori spazi che affligge gran parte degli Istituti del Ministero dei beni culturali. La manutenzione ordinaria degli uffici, degli spazi espositivi non rispetta alcun piano programmato, quella straordinaria viene rimandata finchè non assume i contorni dell’urgenza e questo incide sulle condizioni complessive della sicurezza degli addetti e dei visitatori. Le varie “riformucole” ovvero pasticciate riforme dell’organizzazione del Ministero dei beni culturali hanno indebolito il ruolo delle Soprintendenze a favore dei Segretariati Regionali, con la conseguenza che è scaduto il controllo del patrimonio culturale sul territorio, precedentemente sempre affidato, appunto, alle Soprintendenze. La continua esternalizzazione delle attività di restauro ha determinato la progressiva riduzione dell’organico dei tecnici restauratori con la perdita di quella tradizione, competenza e valore che, da sempre, aveva caratterizzato il restauro statale, ma soprattutto con il rischio che il restauro esca fuori da sicuri standard esecutivi, scientifici e tecnici. La politica gestionale del personale ruota prevalentemente sui servizi di vigilanza, resta, invece, avara nell’assunzione di funzionari amministrativi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, sorici dell’arte ossia dellle risorse umane da preporsi alla conduzione e alla responsabilità delle attività di tutela, conservazione, valorizzazione dei beni culturali. La cogestione tra Ministero e Sindacato ha realizzato negli ultimi anni una riqualificazione del personale in servizio verso professioni apicali con il risultato di avere, ad esempio, storici dell’arte non laureati, ignoranti e incompetenti!

Persiste la cronica mancanza di una politica culturale di ampia veduta, l’Italia avrebbe bisogno di veri e propri piani quinquennali di politica culturale, invece resta la gestione di corto respiro delle leggi di stabilità, insomma la solita, trita solfa di pronunciamenti entusiastici del Ministro dei beni culturali di turno.

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FRANCO D’EMILIO

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Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali