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In Lombardia: Lara Magoni, assessore documentata e coerente

L’IPOCRISIA VILE ANTIFASCISTA
CONTRO l’ASSESSORE al TURISMO 

di Franco D’Emilio

Nei giorni scorsi ha suscitato clamore un intervento di Lara Magoni, Assessore al Turismo della regione Lombardia, in quota al partito Fratelli d’Italia, riguardo alle tutele sociali dello stato fascista, soprattutto nei confronti dei lavoratori.

Zelanti antifascisti, da troppo tempo in sonno senza l’esercizio della loro missione salvifica dal fascismo residuale, scampato alla postbellica resa dei conti, alle epurazioni, al terrorismo rosso e, oggi, all’ostracismo del M5S contro Fratelli d’Italia, hanno colto la palla al balzo per un infelice, grottesco attacco all’obiettiva, pacata considerazione della Magoni come «le leggi che tutelano i lavoratori nascono proprio tutte dal fascismo, rinnegare ciò che di buono è stato fatto allora è un grande errore.»

Ancora più grave la colpa della Magoni per aver supportato le sue affermazioni con un documento di Mussolini che raccomandava la realizzazione di refettori decorosi per la sosta pranzo dei lavoratori, impiegati nei stabilimenti FIAT.

È venuto giù il mondo! C’è chi ha affermato che un assessore deve limitarsi a svolgere il proprio ruolo amministrativo e non sconfinare in quello dello storico! Ancora c’è stato chi istericamente ha accusato la Magoni di revisionismo e militante filofascismo! Addirittura, non è mancato chi con una riacutizzatasi, rabbiosa idrofobia antifascista ha reclamato le dimissioni dell’incauta e rea assessora!

Per dirla alla Totò: «Ma ci facciano il piacere!»

Lara Magoni, pur nell’ambito delle sue funzioni di assessore regionale, resta una cittadina alla quale non può assolutamente negarsi il diritto ad esprimere opinioni personali, anche di valenza storica, tanto più esposte con ragionevolezza e senso della misura. Con le sue affermazioni Lara Magoni ha solo confermato appieno la teoria dello storico Federico Chabod circa la frattura-continuità tra passato e presente: innegabile la frattura istituzionale tra fascismo e repubblica, ma altrettanto evidente la continuità tra i due periodi per quanto attiene  a certe politiche di progresso dello stato sociale.

Il documento di Mussolini in oggetto
Il documento di Mussolini in oggetto

Le radici della tutela sociale odierna affondano nel trascorso regime fascista che sotto tale aspetto è stato una moderna dittatura. Legittimo, dunque, che l’assessora lombarda esternasse opinioni personali.

Deplorevole, invece, che militanti antifascisti, accecati da tanto audace, imperdonabile revisionismo della Magoni, fossero improvvisamente dimentichi di un insegnamento fondamentale di Voltaire, da loro spesso richiamato, ma, ora è chiaro, solo in modo opportunista, quando conviene alla loro causa: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire.»

L’antifascismo italiano resta settario, divisivo degli italiani, un palese esempio di oscurantismo politico, indegno di uno stato democratico, libero nel libero confronto delle sue parti.


Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali