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In ricordo di Barbara e degli Operatori della Salute, vittime di violenza nei luoghi di lavoro

| Redazione |

MAI PIÙ VIOLENZA !

UN APPELLO IN RICORDO DI BARBARA CAPOVANI
E A FAVORE DI TUTTI GLI
“OPERATORI DELLA SALUTE – VITTIME DI VIOLENZA
NEI  LUOGHI  DI  LAVORO

Mercoledì 3 Maggio abbiamo sfilato – medici, psichiatri e operatori della salute – numerosi in corteo silenzioso a Pisa, a Roma e in tutta Italia per onorare il ricordo di Barbara Capovani, la collega psichiatra atrocemente uccisa a sprangate da un ex-paziente all’uscita dal lavoro all’ospedale Santa Chiara.
Sui nostri volti erano presenti espressioni di rabbia, tristezza, paura, miste ad angoscia, sgomento e ad una vaga sensazione di impotenza. Non si può morire di  lavoro…

Nella foto d’apertura: la Fiaccolata a Roma di Mercoledì 3 Maggio
A tale iniziativa – sostenuta attivamente dall’AMAD con molteplici comunicati sui media – hanno aderito l’OMCeORoma, con tutti i Sindacati di Categoria (*1), nonché numerose Associazioni e Società Scientifiche (*2).

Tutti siamo stati uniti e compatti, sperando finalmente di essere ascoltati, nel rivolgere la nostra richiesta di aiuto a chi ha il dovere e la responsabilità di affrontare e risolvere il problema. Problema che esiste da almeno 40 anni.
Noi operatori – sia personalmente, sia tramite le nostre associazioni – chiediamo ai politici di programmare interventi efficaci, di dare risposte concrete alle questioni rimaste insolute da anni, tutelando la sicurezza dei luoghi di lavoro e la sicurezza dei cittadini, di noi operatori sanitari e sociosanitari, per dedicarci pienamente alla cura dei nostri pazienti, con serenità, con il massimo delle risorse e della soddisfazione.

L’omicidio di Barbara è, infatti, purtroppo l’ultimo di una serie di omicidi nei confronti dei numerosi troppi medici soprattutto dottoresse uccise per mano di un paziente. Spesso delitti anche annunciati ed evitabili.
Nel frattempo la violenza continua… Il giorno dopo la fiaccolata, a Napoli un gruppo di individui ha sfondato” le porte del PS dell’ospedale Cardarelli. Nuovamente violenza a danno degli operatori sanitari. Ancora a Lucca un infermiere è stato aggredito da due pazienti ed è dovuto ricorrere alle cure mediche.
Serve un profondo cambiamento culturale e sociale. I politici devono mettere la sanità e la salute dei cittadini e dei lavoratori al primo posto.

L’Associazione AMAD-OdV fondata nel 2005 è impegnata proprio nella prevenzione della salute mentale e nella tutela a 360 gradi dei lavoratori “vittime di violenza”. Purtroppo anche durante il periodo della pandemia Covid-19, gli operatori sanitari, sebbene siano stati definiti “eroi”, hanno continuato a subire la rabbia, l’esasperazione e la violenza dei pazienti e dei loro familiari.
L’AMAD-OdV a gran voce dichiara che la violenza va sempre segnalata; anche il maltrattamento verbale.
Chiediamo, quindi, alle Istituzioni di porre la massima attenzione a tutte le forme di violenza perché, come afferma Morrison, nella Teoria Gerarchica delle Aggressioni” la violenza fisica da parte dei pazienti è l’ultimo step di un’escalation che va da uno stato di agitazione alla violenza verbale, alla violenza contro gli oggetti, fino alla violenza fisica contro un’altra persona.
Se è vero che la violenza verbale non sempre diventa violenza fisica, è anche vero che raramente un paziente diventa aggressivo fisicamente, se prima non lo è stato verbalmente. Quindi la riduzione della violenza verbale può ridurre il rischio di violenza fisica da parte dei pazienti.
Inoltre il maltrattamento verbale e la violenza fisica sono un fattore chiave predittivo di stress da lavoro, della sindrome del burnout e di importanti malattie psichiatriche come l’ansia, la depressione e il disturbo da stress post-traumatico nel Personale  Sanitario operativo in ambienti ad alto rischio con conseguente riduzione della soddisfazione lavorativa, aumento dell’assenteismo, del turnover ed effetti negativi a lungo termine.
Come se non bastasse, lo stress può aumentare il rischio di mortalità per patologie cardiovascolari e per suicidio.

L’INAIL – Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e Malattie Professionali ha affermato che si può parlare dell’emergere di “nuove malattie” o “malattie del futuro” e che lo stress lavoro correlato è una delle maggiori sfide per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La violenza non è solo un problema di sicurezza.  Se è importante migliorare la sicurezza dei luoghi di lavoro e bloccare l’escalation della violenza, è urgente intervenire soprattutto sul benessere e sulla salute degli operatori sanitari e sociosanitari.

Nonostante ciò, nel nostro Paese non sembra esserci un’adeguata consapevolezza del problema, acuito in questi anni dalla politica sanitaria del risparmio con il taglio dei servizi, dei posti letto e delle professionalità, contribuendo a causare questa situazione ormai insostenibile nella sanità pubblica.
Infatti, se da una parte ha determinato il successo del bilancio regionale, dall’altra ha provocato l’allungamento dei tempi di attesa sia per le prestazioni ambulatoriali, sia per i servizi di emergenza, mettendo a rischio la qualità delle cure e causando una maggiore insoddisfazione dei cittadini, legata anche ad una non corrispondenza tra le loro aspettative di cura e la qualità dei servizi offerti. In queste condizioni i cittadini, anche quelli più equilibrati, sottoposti a lunghe attese, facilmente diventano stressati, ansiosi e pronti ad aggredire gli operatori.

Se l’obiettivo delle Aziende è di rispettare i limiti finanziari, in ogni caso “il fattore umano” deve essere considerato fondamentale sia a livello operativo, sia come obiettivo.
Considerata la complessità dei fattori che contribuiscono alla manifestazione degli episodi di violenza e dello stress correlato,  durante il mio il Dottorato di Ricerca, ho personalmente ipotizzato un modello di intervento multidimensionale ed integrato (Cannavò & Fioravanti, 2018), idoneo per correlare e valutare tutti gli elementi che contribuiscono al fenomeno, gestibile sia a livello individuale sull’operatore, sia a livello organizzativo sui fattori causali organizzativi, sia a livello ambientale sui fattori causali situazionali. L’intervento individuale agisce direttamente sul benessere psichico e sulla salute della vittima di violenza ed indirettamente sulla job satisfaction mediante il riconoscimento precoce dei segnali di stress ed un trattamento dell’operatore.

In tal modo si evita la comparsa di disturbi psichici come il burnout e di disturbi dell’umore e/o degli stili di vita scorretti, come l’aumento del consumo del tabacco, dell’alcool, dei farmaci e delle sostanze psicoattive o eventualmente di droghe, considerati a loro volta importanti fattori di rischio nella comparsa di malattie fisiche e/o psichiche.
L’intervento può agire precocemente anche sulle modifiche delle abitudini quotidiane, come la modificazione degli interessi e la riduzione delle ore spese in attività extra-lavorative, che possono fungere come spia per segnali di malessere dell’operatore sanitario.
L’intervento sui fattori causali organizzativi è mirato al raggiungimento di un miglioramento mediato della job satisfaction, attraverso interventi specifici sul miglioramento delle condizioni di lavoro, da cui dipende direttamente la stessa job satisfaction.
Il miglioramento di quest’ultima, a sua volta, causerà indirettamente un miglioramento dello stato di benessere e di salute delle vittime di violenza.

Oppure si può anche ipotizzare un intervento diretto sulla job satisfaction, attraverso l’attuazione di corsi di formazione “motivazionali”, finalizzati al miglioramento della soddisfazione sul lavoro.
Anche i corsi di formazione sulla prevenzione e la gestione della violenza sono molto importanti se insegnano al personale a reagire alle situazioni di violenza in modo professionale, utilizzando la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti, le tecniche di Defusing, di Deescalation e le strategie di coping efficaci.
L’intervento sui fattori causali situazionali implica un’azione diretta indirizzata al miglioramento delle caratteristiche delle condizioni di lavoro. Le misure di sicurezza, ad esempio, potrebbero essere migliorate e si potrebbe risolvere la mancata corrispondenza tra le aspettative dei pazienti e dei loro familiari ed i servizi offerti, fornendo maggiori informazioni ai familiari sui tempi di attesa, aggiornandoli sulla situazione clinica del loro caro e sugli eventuali accertamenti medici in corso, quando possibile e nel rispetto della privacy del paziente.

Questo intervento migliorerà direttamente la job satisfaction ed indirettamente avrà anche un’influenza sul miglioramento del benessere e della salute dell’operatore.
Infine è fondamentale l’impegno affinché le strutture sanitarie, in particolare gli ospedali, diventino i luoghi dove gli operatori sanitari e sociosanitari possano trovare migliori condizioni di lavoro e i cittadini ottenere le risposte possibili ai loro gravi bisogni di salute.
In caso contrario, chi curerà i malati?

 

 

Dott.ssa MARINA CANNAVO’

– Psichiatra, Psicoterapeuta, PhD
– Consulente Scientifico AMAD-OdV
Ass.ne per Malattie Ansia e Depressione
 E mail:  marina.cannavo@libero.it

 

 

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(*1)  ANAAO-Assomed Lazio/ FVM-Federazione Medici e Veterinari/ AROI EMAC Lazio/ CISL Medici Lazio/ FP CGIL e Dirigenti SSN/ UIL, Federazione CIMO-FESMED-ANPO ASCOTI/ SNR Sindacato Nazionale area Radiologica-Federazione FASSID/

(*2) AMAD OdVAssociazione per Malattie Ansia e Depressione/ AIDM – Associazione Italiana Donne Medico/ AMSI – Associazione Medici di origine straniera in Italia/ Associazione Pazienti ADHD, Italia OdV e Regione Lazio OdV/ Commissione salute mentale OMCeO Roma/ Coordinamento CSM del Lazio/ Coordinamento dei Direttori DDSSMM e Professori Universitari Primari di SPDC-NI/ Co.N.O.S.C.I -OdV – Coordinamento Naz.le Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane, Coordinamento SPDC Lazio, Coordinamento Naz.le degli Psicologi Direttori di Struttura Complessa/ COSIPS-cimo/ Movimento Uniti per Unire/ OPI-Rieti, Ordine Professioni Infermieristiche/ Psichiatria Democratica/ SIP Lazio/ SIS118/ SMI-Lazio/ SIPSIC – Società Italiana di Psicoterapia/ SIRP – Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale/

 

 

 

 

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