IRATAURI
UNICA INTERVISTAAGLI UMANI
Sono andato a intervistare Iratauri, che ha realizzato l’album ‘Nova Era’, uscito il 21 dicembre 2023, che potete trovare in tutti gli stores e piattaforme digitali. L’album si concentra sulla musica, non ci sono testi, solo alcune parti corali. Si direbbe da inserire nel filone dell’elettro-rock, se non avesse qualcosa di mistico dentro, qualcosa di cosmico. La musica arriva in profondo, traccia dopo traccia trascina e scrolla, rincuora e culla, e dopo averla ascoltata ci si sente come chi ha chiuso un cerchio, come chi ha compiuto un rito.
Mi lascia come influenzato, convertito. Sarà la grafica cosmo-elementale ed eroica della copertina; saranno i mega riff di cui l’album è colmo, che si saldano alle basi e ai ritmi elettrificati; saranno le cantate delicate e armoniche, che spiccano come aerei che salendo in quota si liberano dalla tempesta; sarà l’energia cosmica che ronza intorno a questo progetto e di rimando attorno a cui il progetto ronza.
Boh, sarà tutto questo a influenzarmi, a parlarmi senza parole, sarà l’insieme di tutto questo. Oppure sarà Iratauri in persona a farlo, che mi accoglie con quella che sembra essere una maschera da toro, ma mica lo so se è una maschera perché mi pare fusa nella testa. Proverò a darci un’occhiata più da vicino e vi faccio sapere. Ora, è doveroso spendere una parola a favore di un gesto importante: questa è la prima e unica intervista che l’artista concede o concederà mai nei secoli dei secoli. E’ un grande onore per me e per la ConsulPress, e ringrazio sinceramente Iratauri per questa cortesia. Il Minotauro esce al Sole dalle ombre del Labirinto per una sola volta. Poi basta, poi il silenzio siderale.
Sarà la musica a parlare.
Allora Iratuari, iniziamo l’intervista. Da dove esci fuori? Provengo da uno sciame meteoritico situato in direzione della costellazione del Toro. Sono un messaggero di apocalisse e rinascita, che sia cosmica o interiore. Sono qui per ricordare agli umani che l’evoluzione è ciclica ed implacabile. One man band, one man show (poi parliamo anche degli shows), hai concepito tutto l’album, hai suonato tutto, creato le basi, prodotto, lanciato eccetera. Un mucchio di lavoro, quindi. Cosa c’è dietro? Cosa volevi esprimere con ‘Nova Era’? Esprimere ovviamente nel senso latino, exprimere – spremere fuori. Cosa ti volevi spremere fuori? L’intero album contiene emozioni forti e anche contrastanti, aneliti all’apertura verso l’ignoto e la meraviglia, lo stupore e il terrore epici, astrali, lisergici, sciamanici, esoterici. Non saprei altrimenti come descriverli. Molto probabilmente l’album è scaturito da una sorta di esorcizzazione dei tempi bui che abbiamo vissuto negli ultimi anni, le cui ombre paiono allungarsi fino a lambire il prossimo futuro. Nessuno sa cosa accadrà, ma di certo tutti noi sentiamo di aver bisogno di una Nuova Era. Ecco il messaggio.
Il canto esce fuori da tutti i pori di questo album, sia nelle parti corali presenti che in alcune take della chitarra, del basso o del piano. C’è in sostanza la volontà di cantare, ma non quella di affidare a un testo vero e proprio i possibili significati che la musica vuole evocare. Come mai hai scelto la formula di sola musica?
E’ stata una scelta naturale e non meditata. Ricordo che da bambino il mio primo amore è stata
la musicasinfonica. Mi ha sempre appassionato quella sensazione di essere travolto e sconvolto dalla magica combinazione dei suoni. Molta gente ha paura di ascoltare musica ad occhi chiusi, sai? Il perché è semplice: ti stravolge DENTRO. Quando riapri gli occhi potresti non essere più la persona di qualche minuto prima. Potresti aver capito e provato qualcosa di inaspettato, ignoto, meraviglioso, vertiginoso, terrificante; e questa perdita di controllo non sempre può essere accettata dai comuni mortali. Non sanno come nuotare in quel fiume, non sanno come gestire quella corrente. Insomma solo i veri duri ascoltano musica ad occhi chiusi.
E sono certo che tu sei uno di quelli!
La musica strumentale insomma non ha bisogno di costruzioni semantiche o di rinforzi verbali, poiché ciò che esprime non può essere tradotto o veicolato con delle parole. Le parole sono dei binari che ti portano esattamente dove vogliono loro. La musica strumentale è piuttosto l’oceano cosmico, una visione profonda e travolgente che arriva direttamente al cuore senza filtri e sovrastrutture, senza mai svelare significati ma piuttosto donando la grandiosa luminosità di una rivelazione. Dove è stato registrato ‘Nova Era’, e quali strumenti e macchine hai utilizzato? Ho registrato e mixato l’album a Roma nel mio home studio: Mac, scheda audio, strumenti, ispirazione e il celeberrimo, immancabile, olio di gomito. Vorrei chiederti di parlarci della copertina dell’album. La copertina dell’album è opera di un artista visivo di grande talento, il suo nome d’arte è Solomacello, e ha lavorato con molti artisti di livello. Io l’ho conosciuto tramite le copertine dei dischi dei Calibro35, e quindi l’ho contattato per parlargli della mia idea. Gli ho espresso il concetto e lui lo ha realizzato magistralmente con il suo tocco personale. Un fantastico lavoro dal sapore epico, fantascientifico ed ancestrale in cui ciascuno può vederci ciò che sente, l’importante è che sia di impatto (e direi che ci siamo riusciti egregiamente). L’atmosfera dell’album ricorda qualcosa che ha a che fare con l’universo, i pianeti, le stelle, lo zodiaco, la veggenza, gli oroscopi, Crowley Alister, Hendrix Jimi… Cosa ti ha ispirato nella sua realizzazione? Essendo il personaggio stesso di Iratauri un simulacro di realtà cosmiche era naturale che nell’album confluissero energie ispirate dal tema. Sono sempre stato affascinato dal cosmo, dai moti e dalle leggi che lo governano, quindi fa parte della mia personalità essere in risonanza con determinati argomenti. Mi piace l’idea di stimolare gli ascoltatori ad evadere dalla quotidianità della vita terrestre e renderli partecipi di una dimensione astrale, ignota, meravigliosa e inquietante. Che poi è quello che io stesso come ascoltatore cerco nella Musica, quella con la ‘M’ maiuscola. Hai citato Jimi Hendrix che in questo è stato un maestro assoluto (e non a caso è uno dei miei punti di riferimento da sempre), un autentico sciamano elettrico che ha smosso energie fino ad allora celate ai comuni mortali, portandole allo scoperto in tutta la loro potenza evocativa. Anche Crowley, inutile dirlo, la sapeva molto lunga a riguardo (e senza scomodare le chitarre). Tornando alle stelle, ho sempre pensato che l’unica verità riguardo al posto in cui viviamo ci è consentito apprezzarla soltanto alzando gli occhi di notte, nel buio. Quella è la vera mappa del tesoro. Il cielo diurno, viceversa, è soltanto una colorata e fuorviante menzogna per non farci pesare troppo la reale magnificenza del creato. La track list spazia (e ci risiamo col tema cosmo) a livello emozionale: pezzi elettro-stoner e poi arpeggi quasi da fischiettare, passaggi armonici delicati e poi tecno-synth rock. Non c’è dubbio che l’elettronica e la chitarra la fanno da padroni. Vuoi dirci qualcosa in più sui brani, o su qualcuno di essi in particolare? Te ne suggerisco uno: ‘Ether’ che a mio avviso è la perla nell’ostrica. E’ un pezzo commovente, connette l’ascoltatore a qualcosa, a stelle malinconiche. Davvero di rara potenza: da dove diamine viene fuori e come l’hai realizzato? Sono contento che tu mi abbia posto questa domanda e che ti sia soffermato proprio su ‘Ether’. Il punto è che Ether per me è un brano inspiegabile. E’ come se esistesse da sempre ed io ho solo avuto la fortuna di intercettarlo tra le onde in cui siamo immersi. Mi accade a volte in fase creativa di essere completamente rapito da un tema, un’idea, un’atmosfera che si incastona letteralmente nei miei sensi e so che non mi lascerà finché non la plasmerò. Non accade mica per tutti i brani, è un onore ed un privilegio quando accade, perché sai che è qualcosa di magico, se così si può dire. Oltretutto il processo di forgiatura di questi brani “speciali” solitamente avviene in maniera molto naturale e senza intoppi, cosa abbastanza insolita dato che altri brani potrebbero rimanere anni ad attendere di essere terminati tra mille variazioni e ripensamenti. ‘Ether’ è un brano semplicissimo e perfino prevedibile se vuoi, ma ha le caratteristiche giuste per essere fortemente evocativo nella sua malinconica nudità, nella sua muta potenza espressiva. Non so come sia arrivato, ma so che quando arriva quel tipo di chiamata, bisogna rispondere senza perdere tempo. Quando tu parli di stelle malinconiche dici bene, perché io credo che la malinconia sia una componente astrale del nostro essere. Per me la malinconia è sempre e solo cosmica: è il risultato della nostra inconscia constatazione di essere immersi nell’insondabile. Arriviamo agli shows. Hai un abbigliamento piuttosto particolare durante i concerti: che tipo di tunica indossi? E per quanto riguarda la maschera? Il personaggio di Iratauri si presenta vestito con una tunica teatrale color porpora prodotta in Germania ed una meravigliosa maschera artigianale sarda chiamata “su Boe”, utilizzata nei riti ancestrali tradizionali sardi. L’abbigliamento però può variare, in base alla situazione e soprattutto alla temperatura. Parliamo della dimensione live e proviamo a scendere nel tecnico: in che modo porti il disco sul palco? Quali strumenti e quali macchine utilizzi?
Sul palco propongo uno spettacolo con un taglio leggermente teatrale che possa evocare mistero e curiosità negli spettatori; a partire dall’abbigliamento fino ad arrivare alle luci, volutamente soffuse, che come in una visione, lasciano intravedere questa figura onirica che si muove tra bagliori, fumi e frastuono. Mi hai mostrato in anteprima dei video molto interessanti che intendi integrare ai brani dell’album, come una sorta di videoclip musicali. Uno di questi videoclip mi ha lasciato un’impressione come di ciclicità, anche per la sequenza di immagini che hai scelto. Li realizzi tu? Fanno o faranno parte di videoproiezioni per le esibizioni dal vivo? Dici bene, è tutto un ciclo. Al momento i videoclip sono frutto di un lavoro personale, ma conto di potermi avvalere di collaboratori in futuro, se necessario. Per il momento ho voluto avere il controllo totale dell’oggetto artistico in modo da veicolare il messaggio nella maniera più affine all’idea iniziale.
Conto di poter portare dal vivo uno spettacolo completo anche di proiezioni che includano questi videoclip. E’ un lavoro complicato e faticoso ma merita di essere realizzato. In ambito live sto attualmente lavorando fianco a fianco con una regia luci, (Mr. Mdfk) che mi ha dato grande sostegno nel lavoro e che colgo l’occasione per ringraziare.
Intendi pubblicare questi videoclip? Quando e dove?
Sì, molto presto, e potrete trovarli su tutti i miei canali social.
Sappiamo che verranno stampate alcune copie in vinile dell’album. Dove possiamo sgomitare per accaparrarcene una?
Per il vinile attendo istruzioni dalla mia etichetta discografica, il consorzio ZdB’s di Latina, che spero possa riuscire a stampare entro l’anno. Consiglio di tenervi aggiornati sui social (i profili instagram e youtube di Iratauri)
Parliamo di collaborazioni: ho saputo da fonte certa, che uno scrittore romano, Franco Beste, ha tentato l’ardua impresa di aggiungere un testo al brano ‘Ether’. Sappiamo che tu non hai apprezzato il risultato finale, e hai scartato anche l’idea di utilizzare il testo per una versione alternativa del brano, un mix diverso… Come mai? Cosa è andato storto con Franco Beste?
Franco Beste è un mio grande amico e l’affetto e la stima per lui sono altrettanto grandi, ma nonostante questo (e nonostante aver apprezzato sinceramente il suo omaggio), ritengo che il brano debba rimanere come è stato concepito. Credo di aver già spiegato bene il perché nelle risposte precedenti. Con Franco non è andato nulla storto in realtà, e lui ha compreso le mie ragioni, ha compreso che la motivazione segue un ordine superiore di cose. Ed io e Franco torneremo come sempre a fumare e sorseggiare birre forti al tavolino sgangherato di un bar.
Hai qualche novità sotto l’aspetto dei concerti o delle incisioni? Cosa farà ora Iratauri, in che modo intendi muoverti, quali sono i prossimi passi del Minotauro Astrale?
Iratauri è un progetto lontano da velleità commerciali, dall’esibizionismo, dalla velocità e dalla voracità musicale odierna. Iratauri propone un album solo quando crede che i contenuti siano validi e possano far vibrare gli ascoltatori in sintonia con il messaggio criptato. I concerti, allo stesso modo, non sono concepiti come un evento frequente e calendarizzato ma piuttosto come un momento speciale da ricercare, in cui immergersi pienamente nell’ascolto/visione. Insomma una sorta di “slow food” musicale, per apprezzare di più quel tipo di componente ancestrale che nella musica occidentale è andato perduto, favorendo il mero intrattenimento che ben conosciamo. Al momento posso dirti che sto lavorando a dei nuovi brani e che dal vivo mi piacerebbe aggiungere altri componenti con cui poter scambiare energie.
Bene, non mi resta che ringraziare Iratauri per la sua disponibilità e gentilezza.
Grazie Iratauri per la tua disponibilità e gentilezza, “io per il momento la ringrazio tanto e le auguro una buona gio, una buona gio, una buona gio, una buona gio, gio gio gio gio gio giogiogiogiogiogio…”
Il Vostro affezionatissimo si è divertito e spero così di voi.
I miei saluti.
©Danilo Pette
P.S. : A proposito, macché Sardegna e Sardegna… non è una maschera!!
https://www.youtube.com/watch?v=FhTU0yog9N8
https://www.youtube.com/@Iratauri