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Islam e Cristianesimo – 2^ parte

“Islam e Cristianesimo”: un dialogo possibile ?

_________________a cura di  SARA CORDELLA *

In questa fase storica si sta tentando ogni sforzo a livello clericale  per inserire il  cattolicesimo, l’islam, e  altre religioni in un unico disegno. Gesti eclatanti, come il bacio del Corano da parte di papa Giovanni Paolo II, si prestano a molteplici chiavi di lettura. Sono atti coraggiosi di disponibilità, unilaterale, al dialogo o indici di sottomissione a una religione più solida e più temibile di quella cattolica?

Nell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (par. 253)  papa Francesco scrive: “Il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza“. E’ una frase  piena di speranze che esprime un atteggiamento benevolo del papa verso l’Islam, ma quanto corrisponde alla realtà?  Ancora, scrive che “Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi.” (par. 252)

In realtà, nella tradizione musulmana,  Gesù non è oggetto di venerazione. Nel Corano, Gesù è un grande profeta, famoso per i suoi miracoli a favore dell’umanità povera e malata,  ma non è uguale a Maometto. Egli non è Figlio di Dio: è un profeta e basta. Non è nemmeno l’ultimo dei profeti perché il “sigillo dei profeti” è Maometto (Corano 33:40). La rivelazione cristiana è vista solo come una tappa verso la rivelazione ultima, portata da Maometto, cioè l’Islam.

La figura di Cristo come seconda persona della Trinità è condannata. Nel Corano si dice in modo esplicito ai cristiani: “O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Dio altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria, non è altro che un messaggero di Dio, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno Spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Dio e nei Suoi messaggeri. Non dite ‘Tre’, smettete! Sarà meglio per voi. Invero Dio è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui” (Corano 4:171). I versetti contro la Trinità sono molto chiari e non hanno bisogno di tante interpretazioni. Addirittura si afferma che Gesù Cristo non è morto in croce, ma è stato crocifisso un suo sosia: “Non l’hanno ucciso, non l’hanno crocifisso, ma è sembrato loro” (Corano 4:157). In tal modo Dio ha salvato Gesù dalla cattiveria dei giudei, ma così Cristo non ha salvato il mondo.

Del resto, vedendo quanto Gesù e Maria fanno nel Corano, ci si accorge che essi semplicemente applicano le preghiere e il digiuno. Maria è certamente la figura più bella tra tutte quelle presentate nel Corano: è la Madre Vergine, che nessun uomo ha mai toccato, ma non può essere la Theotokos, la madre di Dio, anzi, è una buona musulmana.[1]

Quanto è atta al dialogo con quella cattolica una religione che prevede un Dio inaccessibile, diversa dal Dio misericordioso e amore?  Che non riconosce Gesù come figlio di Dio e lo sveste di qualsiasi aspetto divino? Che disconosce la Trinità ?  Come sentire simile una religione che nega tutti i dogmi cristiani (Trinità, Incarnazione e Redenzione)?

I rapporti tra le due religioni sono stati difficili e contrastati da sempre. Già quasi 800 anni fa, nel 1219,  San Francesco,  per tutti uomo di pace, ebbe un importante confronto con il sultano di Egitto a Damietta, dove da due anni era in corso una Crociata. Storicamente fu raccontato come gesto di apertura e di dialogo interreligioso. In realtà San Francesco poco ha a che fare con l’immagine mite e remissiva offerta da Zeffirelli nel film “Fratello sole, sorella luna”. Francesco è stato un uomo rivoluzionario quanto rigido nelle sue posizioni.  Un viaggio, per lui uomo di salute cagionevole, difficile ma fatto con un preciso obiettivo: andare tra gli infedeli, a portare con l’effusione del suo sangue, la fede nella Trinità[2].

Beato-Angelico-San-Francesco-davanti-al-sultano-Lindenau-Museum-Altenburg

L’incontro con il sultano Malik Al-Kâmil  fu una vera e propria sfida dialettica. Il Sultano sottopose a Francesco D’Assisi un’altra questione: “II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca, dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici”;  rispose il beato Francesco: “Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato. Gesù infatti ha detto: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”. Infatti il Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata  a tutti, anche a chi non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima.  Altrove, oltretutto, è detto: “Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te”.  E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell’occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi”[3].

L’impresa di conversione promossa da San Francesco fu certamente in questo caso fallimentare, forse perché non conosceva il termine “ecumenismo”, ma le sue parole furono chiare quanto coraggiose, di un uomo di pace ma non pacifista. Oggi, forse, suonerebbero scandalose e oltraggiose, ma l’essenza del cristianesimo e la priorità del cristiano, allora, erano quelle di mantenere solida la propria identità e il primato della propria religione .

* Sara Cordella – Laureata Lettere, con indirizzo “filologia medievale e umanistica”, Tesi su San Francesco e le Fonti Francescane.


[1] Padre Samir Khalil Samir, gesuita islamologo egiziano, su Asia News , 19.12.2013

[2] Vita di San Francesco – San Bonaventura. [3] Fonti Francescane, 2691

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Si desidera ricordare – su tale tematica – un precedente articolo a cura di Padre RINALDO  CORDOVANI, dal titolo “Lo spirito di Assisi e le Crociate”, già pubblicato su questa Testata

 

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