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Auguri Commissario Ursula von der Leyen per l’Umanesimo il Rinascimento e Risorgimento dell’Europa

Per un contributo italiano ai molteplici problemi d’identità e particolarità dell’Europa

Raffaele Panico

Ricordiamo, per il futuro di tutti noi, che il nucleo di fondazione dell’Unione europea è avvenuto a Roma nel 1957, nel solco della romanità quindi, con i Paesi dell’ex area carolingia con l’aggiunta del Sud Italia di ascendenza bizantina e normanno-sveva. Ma questo è solo uno dei molteplici punti di vista. Qui è già tutto avviato il dipanarsi del problema Europa, un bel gran da fare, e forse più che “fare gli europei” per analogia con la frase dell’italiano qui di seguito citata ampiamente, occorre dare dei confini netti precisi e distinti su cosa è l’Europa e qual è il suo posto nel Mondo!
E ci ritorneremo in seguito nei prossimi giorni dopo questi auspici alle nuove alte cariche dell’Unione europea.

La celebre espressione, chi la ricorda ai nostri giorni, di Massimo D’Azeglio sul “fare gli italiani”, così ben definita del carattere di ogni italiano, nel 1861:

“S’insegna lettere, diritto, scienze esatte ecc., ma ad esser uomo di carattere fermo, onesto, elevato nessuno v’insegna. Mi direte […] ma le grandi e vere conseguenze pratiche chi le ha insegnate sin qui? S’è molto insegnato, ai popoli in specie, a presentare l’altra guancia per ricevere una seconda scoppola: ma della libertà, dell’eguaglianza cristiana, delle idee di giustizia, di sacrificio, di carità che ne derivano, applicate alla tutela del diritto comune mi pare se n’hanno parlato poco. […] e così vediamo venir su quella generazione presuntuosa di giovani, che diventano uomini, non so cosa sapranno fare.” (Lettera citata da A. M. Ghisalberti in: “Massimo D’Azeglio, un moderato realizzatore”, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1953, p. 39).

In sostanza, il buon senso avverte che soluzioni raffazzonate non esistono, e mai esisteranno o sono esistite, senza soppesare il valore dell’uomo e del suo lavoro ben eseguito, applicato, e retribuito.
Tutti i popoli conseguono importanti traguardi, purtroppo, spesso, questi vengono offuscati, per decenni interi, in mano ai mediocri se non poco “accorti”, politici e dirigenti. Massimo D’Azeglio e gli italiani che hanno combattuto contro lo straniero dal 1815 – Congresso di Vienna – al 1918, per la Vittoria contro l’Impero Asburgico, hanno atteso 100 anni, da quella Lettera sopra citata, datata 1861, in cui è scritto in “chiare lettere” che per vedere l’Italia “ben costruita” si è atteso anche oltre il 1961, mentre si stava compiendo la modernizzazione, il pieno sviluppo economico e sociale insieme, che ci ha portato saldamente tra i primi posti nel mondo, nel bene e nel male.
In termini economici, industriali, finanziari, culturali, scientifici, questi ultimi anni sono stati davvero poco edificanti per tutti i popoli dispersi nel grande mare della globalizzazione selvaggia, senza regole, senza valori che non siano il mercatismo e il consumismo, senza la coscienza di essere uomini istruiti e ben formati come cittadini, che portano rispetto alla Patria e all’Ambiente naturale.
In questa difficile congiuntura europea, di fatto una finis europae, i disegni d’integrazione, concepiti a Roma nel 1957 dagli Stati fondatori Italia, Francia, Germania occidentale e Benelux, e le esperienze storiche degli italiani, proprio a cominciare dalla storia profonda, e a partire dagli Stati pre-unitari della fine del Settecento, possono dare un impulso e aprire una nuova strada ad un’Europa di cittadini aventi volontà di patria comune secondo i disegni di Giuseppe Mazzini. E ben altro in intelligenza e in genio italiano in arte e mestieri, in filosofia e innovazione possiamo dare, molti altri alti contributi per il “da farsi dell’Europa” nonostante, al momento, 165 mila giovani laureati italiani, parte delle nostre migliori eccellenze dunque, sono all’estero e non in questa patria per lavorare.

(foto “www.revistaecclesia.com)

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