Italo Balbo. Il Palazzo dell’Aeronautica
LA STORIA AL VOLO II°
UNO SPAZIO AVVENIRISTICO E FUTURISTICO
PER I CAVALIERI DEL CIELO
Il 28 Giugno 1940, nei cieli di Tobruk, in Libia, 80 Anni fa, veniva abbattuto l’aereo di Italo Balbo, dopo soli 18 giorni dall’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Un Asso dell’Aeronautica Militare, geniale e abile, vicino a Francesco Baracca per capacità, passione e anche parentela. Entrambi romagnoli d’origine, decorati durante la Grande Guerra, appassionati del volo, perirono per amore dell’Italia, in giovane età. Se con Francesco Baracca si erano messe in luce le potenzialità della nuova Arma Aerea, con Italo Balbo nasceva ufficialmente la Regia Aeronautica Militare il 28 Marzo 1923, come Arma Indipendente.
Italo Balbo e il Palazzo dell’Aeronautica
Il ventenne Italo Balbo, fervente interventista allo scoppio della Grande Guerra, partiva volontario distinguendosi in molte azioni come Comandante del Reparto Arditi del Battaglione Pieve di Cadore, 7° Reggimento Alpini. Durante la guerra, su sua richiesta, frequentò un corso di pilotaggio al Deposito Aeronautico di Torino, la sua grande passione.
Al volo dedicherà il resto della sua breve, ma intensa ed eroica vita, al punto da diventare appena trentenne Ministro della Regia Aeronautica dal 1929 al 1933. Per sua volontà venne costruito il Palazzo dell’Aeronautica a Roma, uno spazio innovativo per i Cavalieri del Cielo. L’architetto fu scelto dallo stesso Balbo, un giovane di soli 28 anni Roberto Marino, che edificò un’opera straordinaria in soli 2 anni, dal 1° Agosto 1929 al 28 Ottobre 1931.
E’ considerato il primo edificio in Italia costruito interamente in cemento armato e con materiali esclusivamente nazionali, dotato dal 1962, sulla sua sommità, di un eliporto, segno della solidità dell’edificio. Sintesi tra le diverse tendenze degli anni Venti, coniugando aspetti classici e tradizionali con elementi innovativi e moderni. Un’architettura, che darà vita a strutture definite con il motto una macchina per lavorare, per la loro efficienza funzionale e la progettualità avveniristica.
Basti pensare ai dodici grandi Ascensori Stigler, ai quattro rivoluzionari e veloci ascensori detti «Paternoster», senza porte e sempre in movimento, da prendere al volo, paragonati a una sorta di scala mobile verticale.
Avveniristica ed efficiente risultava la Posta pneumatica. Un sistema articolato ad aria compressa, capace di smistare 6.000 astucci l’ora, con una rete di tubi in ottone di oltre 34 chilometri, e con 110 stazioni in tutto il Palazzo. Questo interessante apparato venne completamente divelto e saccheggiato dopo l’8 Settembre 1943.
Persino l’Aeromensa manifestava tutta la sua efficienza e funzionalità. In quanto capace di servire contemporaneamente più di 1500 persone, con banconi in alluminio e vetro, da dieci posti. Erano dotati di contenitori per mantenere caldo il pasto preconfezionato, da consumarsi rigorosamente in piedi, segno di dinamismo e vitalità dell’Arma.
A questo aspetto funzionale e futuristico, ben si addice l’aspetto monumentale esteriore del Palazzo e l’elemento artistico e decorativo delle Sale interne. Tutte le sale sono affrescate dai grandi artisti dell’epoca e tutto è curato fin nei minimi dettagli. Interessanti risultano gli apparecchi di illuminazione a soffitto, aventi la forma caratteristica e archetipa della ruota, e le maniglie delle porte a forma di ali d’aereo.
L’ingresso monumentale, detto Lapidario dei Tre Archi, per il colonnato che adorna la facciata principale, è considerato il Monumento ai Caduti dell’Aeronautica Militare. Sulle grandi lastre in travertino, che ricoprono le pareti, sono incisi i nomi dei caduti in volo, dal 1907 fino ai nostri giorni. Nel cortile interno è presente la Fontana degli Atlantici, con incise le date delle battaglie che hanno impegnato l’Arma, dalla nascita fino alle missioni attuali.
Lungo lo Scalone d’Onore, è presente un dipinto di Giacomo Balla dedicato alla futurista Aeropittura, e due busti di grandi eroi del volo, Francesco Baracca e Alessandro Guidoni.
Da un ampio corridoio si accede alle diverse sale di rappresentanza. Sono disposte, a sinistra, la Sala degli Eroi e la Sala delle Nuvole, a destra, la Sala Italia, la Sala delle Carte Geografiche Moderne, la Sala della Madonna di Loreto, la Sala della I Crociera Atlantica e la Sala della II Crociera Atlantica. Altre sale, degne di nota e riservate ai vertici dell’Aeronautica, sono la Sala delle Costellazioni, la Sala dei Pianeti e la Sala delle Costellazioni Minori. Le sale prendono il nome dal tema delle pitture presenti sulle pareti, che rivelano un profilo scientifico, ancorché semplicemente estetico.
Due sale sono affrescate con scene che riguardano le trasvolate oceaniche, effettuate da Italo Balbo al comando della sua squadra di idrovolanti, nel 1930 a Rio de Janeiro e nel 1933 a Chicago. Era la prima volta che una formazione aerea attraversava l’oceano. Questi record ebbero una risonanza in tutto il mondo e resero leggendario questo straordinario Eroe del volo. Da queste sale si accedeva alla piccola stanza del Ministro Italo Balbo, in alto sulla parete era scritto il suo motto: Oltre il Destino. Si conserva la campana della Chiesa di San Francesco a Tobruk, luogo dell’ultimo volo fatale dell’Eroe.
Il salone più importante e più grande del piano nobile è la Sala dedicata alla Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori. In questa sala è presente il dipinto ovale della Traslazione della Santa Casa, opera di Carlo Maratta, e una targa in bronzo su cui è incisa la versione originale della preghiera dell’aviatore di Vittorio Malpassuti. Una curiosità riguarda questo dipinto seicentesco, collocato su un supporto a bandiera, che poteva essere posizionato nel modo opportuno, in base al tipo di riunione che avveniva nella Sala. Tendenzialmente quando si decidevano interventi bellici, il quadro della Madonna era girato verso la parete.
Tutto intorno dipinti ispirati a Roma Antica.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
O ALMO SOLE, TU NON VEDRAI NESSUNA COSA
AL MONDO MAGGIORE DI ROMA (Orazio)
28 Giugno 1940. L’Ultimo Volo. Oltre il Destino
Italo Balbo divenne una leggenda, e nel punto più alto del suo successo, nel 1934 fu nominato Governatore di Libia, distinguendosi anche in questo nuovo ruolo. Si dedicò da subito a migliorare le condizioni della popolazione, con prestiti agrari, costruzione di pozzi d’acqua e sostegni per la coltivazione dei campi.
Favorì l’integrazione, e da vero Romano potenziò le infrastrutture. Ricordiamo i 1800 chilometri della Via Balbia, lungo la costa, al fine di collegare il confine orientale ed occidentale, ossia Tunisia e Egitto, passando per il centro di Tripoli. Inoltre volle vedere realizzate circa 400 chilometri di ferrovie. Lungo la Litoranea libica, poi detta in suo onore Via Balbia, come Governatore fece edificare il monumentale Arco dei Fileni, nel 1937. Fu distrutto nel 1973 perché considerato un simbolo del colonialismo, atteggiamento estremamente attuale.
Vennero fondati villaggi sia per gli italiani, che si erano trasferiti in Libia, sia per gli abitanti del posto, nel rispetto delle loro tradizioni. Inoltre si potenziarono le attività archeologiche alla scoperta della romanità, portando alla luce i resti di antiche città romane come Leptis Magna e Sabratha.
E’ fondamentale, a tal proposito, ricordare l’opera analoga compiuta dal Duca d’Aosta Amedeo di Savoia, come Governatore Generale dell’Africa Orientale Italiana e Vicerè d’Etiopia, nonché abile aviatore. Era un attento conoscitore delle terre africane, grazie all’esperienza che aveva maturato con lo zio Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi, grande esploratore e alpinista.
Pochi giorni dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il 28 Giugno 1940, l’aereo di Balbo venne colpito nei cieli di Tobruk. Era su un trimotore Savoia Marchetti siglato I-MANU, in onore di sua moglie, la contessa Emanuela Florio, una giovane aristocratica di origini dalmate, dalla quale aveva avuto tre figli. Con Lui morì tutto l’equipaggio. In particolare morirono alcuni piloti Atlantici, che avevano preso parte alla Trasvolata Orbetello-Chicago, e il capitano di complemento Nello Quilici, direttore del Corriere Padano, fondato da Balbo nel 1925, divenuto capo del suo ufficio Stampa in Libia, padre del noto Folco Quilici.
Riportiamo il Comunicato reso noto dalle Forze Armate:
Il giorno 28, volando sul cielo di Tobruch, durante un’azione di bombardamento nemica, l’apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell’equipaggio sono periti. Le bandiere delle Forze Armate d’Italia s’inchinano in segno di omaggio e di alto onore alla memoria di Italo Balbo, volontario alpino della guerra mondiale, Quadrumviro della Rivoluzione, trasvolatore dell’Oceano, Maresciallo dell’Aria, caduto al posto di combattimento.
Due giorni dopo la sua morte, un aereo britannico paracadutò sul luogo dell’incidente una corona d’alloro con un biglietto di cordoglio:
Le forze aeree britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che la sorte pose in campo avverso.
L’Eroico aviatore e tutto il suo equipaggio furono sepolti in Libia, fino al 1970, quando le loro salme furono rimpatriate. Fu scelto come luogo altamente simbolico per la monumentale sepoltura, Orbetello. Da questo lembo di terra il nostro Eroe si era più volte sollevato in cielo con i suoi Idrovolanti, per dare vita ai suoi voli leggendari.
Con il Nostro Italo si sollevava anche la Nostra Italia.
Uomini straordinari vissuti in un’Epoca Eccezionale.
Sia questo un Augurio di Forza e Coraggio.
Il Messaggio è chiaro e netto, e quanto mai Attuale.
GUARDARE IN ALTO
PER UNA PIU’ GRANDE ITALIA
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro