Ius Soli o “Ius Sola” ?
DISPUTAZIONES ROMANAE
In questi giorni si torna a parlare di ius soli a più livelli politici ed istituzionali, ma il discorso rimane un po’ difficile e forse anche un po’ inopportuno.
A Rimini, recentemente, è avvenuto un fatto che è stato per alcuni giorni sulle prime pagine dei quotidiani e all’attenzione dell’opinione pubblica. Due ragazzi, extracomunitari, non ancora maggiorenni, nati in Italia da una famiglia proveniente dal Marocco, insieme ad altri due giovani, anche loro extracomunitari, hanno violentato e rapinato una coppia di turisti polacchi e poi, non ancora soddisfatti, hanno completato la loro bravata aggredendo un transessuale.
La cittadinanza è una cosa seria e fa testo il caso dell’Apostolo Paolo, negli atti degli apostoli si racconta questo: Lo ascoltarono fino a questo punto e poi alzarono la voce dicendo: “Toglilo di mezzo, non è degno di vivere”. Siccome continuavano a strillare contro di lui, gettavano via le sue vesti e lanciavano la polvere in aria, il tribuno ordinò di condurlo nella fortezza, di percuoterlo con la frusta e torturarlo per sapere per quale motivo gridassero così contro di lui. E quando lo ebbero ben legato con funi, Paolo disse al centurione vicino a sé: “Vi è consentito flagellare un cittadino romano non ancora giudicato?” Sentito questo, il centurione si rivolse al tribuno e lo avvertì dicendo: “Cosa stai per fare? Quest’uomo è un cittadino romano”. Allora il tribuno si avvicinò poi a lui e disse: “Dimmi, sei cittadino”; e quello rispose: “Sì”. Il tribuno replicò: “Ho ottenuto questa cittadinanza con molta fatica”. E Paolo rispose: ” Io invece lo sono di nascita”. Allora immediatamente quelli che dovevano interrogarlo si allontanarono da lui; lo stesso tribuno ebbe paura dopo aver saputo che egli era cittadino romano e lui lo aveva legato.
Prima di analizzare il tema dello ius soli vorrei citare alcuni esempi reali per richiedere, ottenere di diritto e rinunciare alla cittadinanza.
Anni fa conobbi una signora ucraina, proveniva dalla parte occidentale dell’Ucraina, quella che un secolo fa faceva parte dell’Impero Austroungarico, la Galizia, finita la Grande Guerra, sfasciato l’Impero divenne poi Polonia, ma la cosa durò poco, finita la seconda guerra mondiale divenne Ucraina nell’URSS, la regione di Leopoli. La signora venne in Italia in occasione del Giubileo del 2000, nel 2001, con la Bossi-Fini, regolarizzò il suo lavoro. La ricerca di un lavoro fuori dai confini del proprio stato ha portato allo sfascio delle famiglie, la signora da allora vive ancora in Italia, ha rinnovato per anni il suo permesso di soggiorno, poi dal 2009, ha ottenuto la carta di soggiorno ed intende richiedere la cittadinanza italiana in occasione del prossimo rinnovo della carta. Con il suo lavoro qui in Italia e con una moneta forte, l’Euro, è riuscita a far laureare i suoi due figli, uno medico e l’altro avvocato, la sua aspirazione, una volta ottenuta la cittadinanza italiana, è quella di portare qui i suoi figli, almeno il medico, lì c’è la guerra, il Paese è instabile e c’è una corruzione spaventosa.
Ho un nipote che beato lui, ha due passaporti, uno italiano e l’altro brasiliano, le sue due cittadinanze gli sono pervenute per diritto di sangue, dal padre, mio figlio, la cittadinanza italiana, dalla madre quella brasiliana. Spesso con i genitori va in Brasile, li mia nuora ha i suoi parenti, mio nipote esibisce il passaporto italiano nel passaggio del confine dell’Italia e quello brasiliano nel passaggio del confine del Brasile. Manterrà i due passaporti almeno fino alla maggiore età, poi si vedrà, spesso è l’obbligo del servizio di leva a determinare il diritto o la rinuncia della cittadinanza, ma le leggi cambiano e non possiamo immaginare quali potranno essere le determinazioni future in questo mondo globale.
Almeno un paio di anni fa, nel periodo in cui si discuteva in Parlamento la legge sullo is soli, che poi fu approvata con 310 voti favorevoli e 66 contrari, ero curioso di conoscere il parere di cittadini extracomunitari con un figlio nato in Italia. provai a fare un’intervista, Ero alla stazione di Parco Leonardo, Fiumicino, un comune di frontiera, in attesa del treno regionale che mi riportasse a Roma, era domenica e c’era solo un treno ogni trenta minuti. La banchina era molto affollata, tra le persone in attesa vidi una coppia di extracomunitari, dall’abbigliamento di lei presumibilmente di provenienza asiatica, con una bambina di due o tre anni, probabilmente nata in Italia.
Mi avvicinai al padre della bimba, un giovane tra i 25 e i 30 anni, volevo conoscere il suo parere in merito all’opportunità di ottenere la cittadinanza italiana per la sua bambina nata in Italia. Saranno stati i miei capelli sale e pepe e la barba bianca a far si che il giovane non mi mandasse a quel paese, fu molto cordiale e mi rispose motivando la sua rinuncia a quell’eventualità. Era in Italia da pochi anni, non so se era arrivato qui clandestinamente, ormai era qui, aveva un lavoro, precario o no guadagnava qualche euro che paragonato alla moneta del suo paese aveva un potere d’acquisto quasi come l’oro. Faceva una vita non dispendiosa, la bambina era curata e ben vestita ed anche la moglie, lui aveva un paio di jeans. Si risparmiava, si faceva a meno del superfluo, l’aspettativa era quella di tornare nel proprio paese, ancora giovani, con una bambina ancora non maggiorenne. Non era interessato alla cittadinanza italiana per la sua bambina.
Ora se ne riparla in Senato, per l’approvazione del testo licenziato dal Parlamento, siamo in prossimità della fine della Legislatura, si vuole arrivare all’approvazione della legge o si vuole solo perdere tempo per arrivare alle prossime elezioni? Il nostro Paese per la sua posizione nel mare Mediterraneo e per la vastità delle sue coste ha dei confini che non sono facilmente controllabili, è un luogo di approdo per popolazioni extracomunitarie provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’Asia che, messo piede sul nostro suolo, intendono raggiungere altre mete in Europa, la cittadinanza dovrebbe essere concessa solo su richiesta dell’interessato o dei genitori, le popolazioni si muovono per motivi economici, per motivi politici, per motivi religiosi ed una cittadinanza diversa da quella dei propri genitori potrebbe creare anche dei problemi.
In Europa si parla di modificare le norme di Dublino per quanto concerne l’approdo delle popolazioni extracomunitarie nel territorio dell’Unione, ma non sarebbe il caso di stabilire in quell’occasione anche uno “ius soli europeo”? Nell’Unione sono caduti i confini, si circola liberamente con dei controlli molto limitati e con la cittadinanza di uno dei paesi dell’Unione si può entrare liberamente in qualunque altro Paese dell’Unione senza alcun problema o visto. Crediamo negli Stati Uniti d’Europa? Abbiamo creato un Parlamento europeo, una Banca Centrale Europea, una moneta unica l’Euro, i cittadini che nascono nell’Unione sono cittadini europei?
Se sì anziché fare delle leggi inutili sulla misura delle vongole o dei pesci, ad esempio, facciamo una legge sui nati nell’Unione e creiamo dei cittadini degli Stati Uniti d’Europa anche se nati in Francia, in Italia, in Polonia o in qualunque altro stato dell’Unione. Chi è nato nel Texas è un texano per il suo abbigliamento, per il suo modo di fare, per la sua parlata, ma è unicamente un cittadino degli Stati Uniti d’America.
Tranquilli, non perdete la calma, …. gli Stati Uniti d’Europa, con tanti pennuti – il gallo francese, l’aquila tedesca, la bianca colomba italiana – che si beccano, non si faranno mai !
ALESSANDRO RICCI