
Ivano Comi, Il dandy italiano tra realtà e leggenda,
durante una serata ad “Hora-Felix”
DIALOGANDO ALL’HORA-FELIX SU IVANO COMI, TRA ELISABETTA PAMELA PETROLATI ED UMBERTO MORI
Una serata particolare quella di sabato 1° marzo alla Libreria Horafelix in Roma, dedicata ad un argomento insolito, inconsueto quanto misterioso e ricco di risvolti di riflessione quale il dandismo. A proporre una dissertazione sul tema è stato il musicista, scrittore e poeta Umberto Mori che, nella figura di Ivano Comi, ha fatto addentrare i presenti nel mondo dell’eleganza, della cura del dettaglio, della simbologia del dandismo.
La conferenza è stata stabilita nel giorno del suo genetliaco, infatti Comi è nato il 1° marzo 1953 a Como ed è morto a Cantù, l’11 febbraio 2018: personalità affascinante e misteriosa, protesa verso la bellezza, l’eleganza e la stravaganza. Attraverso le argomentazioni di Mori, ricche di particolari e inediti, nonché grazie alle domande pertinenti e interessate dei presenti, si è cercato di ricostruire la vita, il pensiero, le inclinazioni e anche le contraddizioni del noto dandy.
Egli ha vissuto in modo enigmatico, in una lussuosa dimora a Civenna di Bellagio; ha condotto una vita riservata, lontano dalla mondanità, eppure il suo carisma si è fatto strada da solo. Comi lavorava come medico, anche se non è mai stata chiara la sua specializzazione.
Il famoso dandy è stato autore di diversi manuali sui coltelli e di testi sul dandismo. Collezionista di armi bianche, nei suoi libri descrive soprattutto i coltelli a lama damasco (combinazione di due tipi di acciaio che vengono sovrapposti alternativamene in più strati creando motivi misteriosi e unici); la sua raccolta è tra le maggiori del genere in Italia ed è stata esposta nel 1991 nel prestigioso Museo della Torre di Londra. Curioso l’interesse di Comi per i cavallucci marini, delle cui riproduzioni e raffigurazioni è stato collezionista e sui quali ha scritto un raro libro. In generale il collezionismo è stato un suo laborioso hobby. Di sè stesso scrittore, il dandy italiano diceva che era “uno che scrive”, eppure la sua scrittura è elegante, forbita, ricercata, a testimonianza che la sua ricerca di perfezione si estendeva anche alla parola.
Ivano Comi nei suoi testi ha inoltre analizzato nel dettaglio la storia e l’etimologia della parola “dandismo” e ha tramandato la conoscenza di altri “Dandies” illustri che hanno influenzato l’estetica e lo stile nel corso della storia. Ha pubblicato due libri di poesie, “La stagione dell’incertezza, poesie dal lago di Como” e “L’apprendistato dello stregone”.
Il primo libro sul dandismo è stato ”Conversevole week end sull’eleganza maschile” dove si evince la sua idea di eleganza che oltrepassa l’apparenza esteriore, eleganza del vivere sia come forma sia come sostanza. A seguire ha pubblicato altri libri, dei quali ha avuto la massima cura dei dettagli e precisione nella stesura: tutti a tiratura limitata e a un prezzo non accessibile, caratteristiche che hanno donato esclusività e originalità alle sue opere.
Per nominarne alcune: “Il Dandy e il blu”; “Breve riflessione sul Dandy e sul Samurai”; “La crestomazia al servizio della verità”; “Il periglioso osare dell’ineffabile. Dieci fazzoletti per un dandy”; “George Bryan Brummel”.
Molti dei suo libri hanno avuto la prefazione (alcuni anche le illustrazioni) di un altro, autentico dandy, Massimiliano Mocchia di Coggiola, pittore, illustratore, scrittore, esperto di storia della moda e del dandismo, attualmente residente a Parigi. Sul web le foto di Coggiola e le notizie su Comi si confondono, infatti vi è una sola foto di Ivano Comi in circolazione, peraltro insieme al suo prefatore. Quanto mistero, quanta imprevedibilità e affascinante cripticità nasconde una personalità dandy! Il mistero si è infittito, arricchendosi di risvolti intimistici e vampireschi con la seconda parte dell’evento, ossia la presentazione del terzo libro di poesie di Umberto Mori, “Legami rosso sangue”, Edizioni Progetto Cultura, 2024.
Apparentemente slegate o, almeno, non immediatamente associabili, la personalità del dandy e quella del vampiro sono risultate avere varie similitudini e punti di convergenza. Spunti di riflessione, in base anche alla letteratura e cinematografia relative sono stati: ricerca della bellezza, aspirazione all’immortalità, rifiuto del banale e del consueto, elegante sensualità e carnalità…Non si sono ovviamente esauriti, nel dibattito con il pubblico, i temi emersi, ma di certo sono scaturite similitudini, considerazioni inaspettate, connessioni inusuali che hanno lasciato nei presenti un forte senso di curiosità e desiderio di approfondimento.
Un tuffo nel mondo nostalgico, decadente, malinconico del dandy che si sfuma nei meandri anche oscuri dell’animo umano. Tra fazzoletti bianchi, guanti raffinati, scarpe di classe, vestiti misuratamente e impeccabilmente signorili si ode il richiamo del mondo vampiresco anch’esso fatto di bellezza ed eleganza, in cui il sangue costituisce anelito all’immortalità più che all’eternità, da condividere con pochi perché i più sono inconsapevolmente addomesticati a una realtà banale, deludente e senza passione.
Elisabetta Pamela Petrolati,
in dialogo con l’autore Umberto Mori