La Battaglia del Solstizio. Francesco Baracca
LA STORIA AL VOLO
L’EROICO CAVALIERE DEL CIELO
A Giugno del 1918, a pochi mesi dalla fine della Grande Guerra, si verificò l’eroica Battaglia del Solstizio, come venne definita dal poeta soldato Gabriele d’Annunzio. Battaglia decisiva per le sorti dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Il 15 giugno cominciava l’offensiva austriaca, su un vasto fronte, dall’Altopiano di Asiago al mare.
Si metteva in moto contro il Regio Esercito Italiano, schierato sul Piave, un’ampia azione a tenaglia. Gli austriaci inizialmente avanzarono fino a passare il Piave, ma gli italiani resistevano, facendo saltare i ponti con l’artiglieria e l’aviazione, mettendo in difficoltà gli austriaci, ammassati in uno spazio ristretto, con il Piave in piena proprio alle loro spalle.
L’esercito italiano non solo resisteva, ma andava all’attacco, sia sugli altopiani, che sul fiume sacro. Si svolsero in quei giorni gloriose battaglie, in cui emerse il valore militare e la coesione civile degli italiani, fonte di ispirazione per la composizione della più nota canzone di guerra, La leggenda del Piave, composta dal napoletano E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta), proprio nell’estate del 1918.
Il Sacrificio di Francesco Baracca, Asso della nascente Aeronautica Militare.
In un’azione sul Montello il 19 giugno venne abbattuto l’aereo dell’Asso dell’Aviazione Italiana Francesco Baracca, alla giovane età di trent’anni, dopo aver vinto 34 duelli dell’aria su sessantatre combattimenti aerei. Durante le Solenni Esequie, l’Elogio funebre venne pronunciato da Gabriele d’Annunzio.
Questo giovane eroe nato a Lugo di Romagna, si formò all’Accademia Militare di Modena, ne uscì con il grado di sottotenente di cavalleria. Frequentò il corso di specializzazione presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e veniva, in seguito, assegnato al 2° Reggimento Cavalleria “Piemonte Reale” di stanza a Roma nella caserma di Castro Pretorio. Si distinse come abile cavaliere vincendo il prestigioso concorso ippico di Tor di Quinto nel 1911, ricorrendo il Cinquantenario della Proclamazione del Regno d’Italia. Nel 1912 avvenne il suo incontro fatale con la passione della sua vita. All’aeroporto di Roma-Centocelle scoprì la sua forte attrazione per il volo, assistendo a un’esercitazione aerea. Scriveva al padre: Mi accorgo di avere avuto un’idea meravigliosa, perché l’aviazione ha progredito immensamente ed avrò un avvenire strepitoso.
Subito entrò nell’aviazione militare, svolgendo un ruolo di primissimo piano durante la Grande Guerra. Gli venne assegnato il comando della Squadriglia degli Assi, con la quale compì imprese eroiche, che gli valsero molte medaglie al valor militare, tanta fama e ammirazione da tutto il mondo, divenendo ben presto una leggenda del volo.
Si distinse per essere un cavaliere del cielo, la sua eleganza e galanteria non lo abbandonarono mai, neanche nei momenti bellici. Quando abbatteva il nemico nei duelli aerei, era sua abitudine scendere a terra, e stringere sempre la mano dell’avversario, quando ovviamente era possibile farlo. Il suo motto era E’ all’apparecchio che miro, non all’uomo.
Insieme a Baracca si distinsero altre Medaglie d’Oro come Silvio Scaroni, Oreste Salomone, Piero Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria, Ferruccio Ranza, Ernesto Cabruna, Giovanni Ancillotto, Bartolomeo Costantini e Guido Keller. Subito dopo la sua morte, la Squadriglia degli Assi venne ribattezzata Squadriglia Baracca in suo onore, e tutti gli assi scelsero di porre sul loro velivolo il Cavallino rampante, il simbolo presente sul velivolo di Baracca.
Il suo amore per i cavalli e la passione del volo trovarono la sintesi nel simbolo che fece rappresentare sul suo velivolo: un Cavallino rampante. Con poche modifiche questo simbolo riprende la stemma araldico del 2° Reggimento “Piemonte Reale”, fondato nel 1692 dal Duca di Savoia. Il Cavallino rampante è argenteo su campo rosso, rivolto a sinistra e con la coda abbassata, Baracca sceglierà il colore nero per il cavallino, rendendolo così ben visibile sull’aereo.
E’ interessante notare che il Cavallino richiama anche un’altra origine. Si diventava Assi dopo l’abbattimento del quinto aereo, e in quella circostanza si sottolineava la vittoria prendendo le insegne di questi, in onore del nemico sconfitto. Coincidenza volle che il quinto aereo abbattuto da Francesco Baracca fosse pilotato da un aviatore di Stoccarda. Il nome di questa città in tedesco antico significa recinto delle giumente, dunque questo spiegherebbe la scelta del Cavallino, che venne adottata non da subito, ma dopo il quinto abbattimento. Non solo, un’altra piacevole coincidenza riguarda i simboli della Ferrari e della Porsche, in entrambi i casi hanno il cavallino, con la stessa origine tedesca.
Dopo la morte di Baracca, finita la guerra, si verificò un incontro destinato a lasciare un segno nella storia. Nel 1923 si svolse a Ravenna il 1° Circuito del Savio, vincitore risultò la coppia Enzo Ferrari-Giulio Ramponi. A quella gara, come ospite d’onore, era presente il padre dell’eroico aviatore, il Conte Enrico Baracca. A questo incontro, subito seguì quello decisivo, tra Enzo Ferrari e la madre di Francesco Baracca, la Contessa Paolina de Biancoli, che gli pronunciò profetiche parole: Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
IL MITO DELLA VELOCITA’ DA PRENDERE AL VOLO
Dal 1923 bisognerà attendere il 1932 per vedere il Cavallino rampante nero con lo sfondo giallo, in onore della città di Modena, sulle due Alfa Romeo 8C 2300 “Mille Miglia Zagato Spider” passo corto, schierate dalla Scuderia Ferrari alla 24 Ore di Spa. In questa occasione si classificarono al 1° e al 2° posto.
L’Origine dell’Aeronautica Militare Italiana
La storia dell’Aeronautica Militare, pur avendo dato dei minimi accenni in precedenza, comincia con la Grande Guerra e proprio con Francesco Baracca. Infatti la sua prima vittoria in duello aereo, è la prima vittoria in assoluto dell’Arma Azzurra. In pochi anni si fecero notevoli progressi, se si pensa che il primo decollo di un velivolo a motore, quello dei fratelli Wright, si verificò pochi anni prima, 17 Dicembre 1903. All’inizio della guerra questi velivoli, poco più che libellule, venivano adoperati solo per la ricognizione e l’osservazione. Poi, nel giro di pochissimo tempo, grazie all’abilità e al coraggio di questi eroi dell’aria, muniti di mitragliatrice, si trasformarono rapidamente in una potenza bellica effettiva, risultando determinanti per le sorti finali delle battaglie.
Il 26 giugno, a conclusione della Battaglia del Solstizio, la voce del Re Soldato si sollevava sul valoroso esercito: “Soldati d’Italia! Otto giorni di epica lotta, nella quale rifulse il valore, l’abnegazione, la tenacia di tutti voi, vi hanno dato il premio della vittoria”. Evento che ebbe un’eco clamorosa in Italia e all’estero.
L’eroica resistenza sul Piave veniva coronata il 9 agosto 1918 dall’audace e simbolica impresa dell’osservatore Gabriele d’Annunzio, che con una squadra di biplani SVA Ansaldo, compiva il Volo su Vienna, lanciando non bombe, ma volantini tricolori, segno di un destino che si volge verso di noi con una certezza di ferro.
Il 24 Giugno è una data importante per la Storia del Risorgimento, legata a molte battaglie decisive.
La Battaglia di San Martino e Solferino il 24 Giugno 1859, durante la Seconda Guerra d’Indipendenza.
La Battaglia di Custoza il 24 Giugno 1866, durante la Terza Guerra d’Indipendenza.
La Battaglia del Solstizio il 24 Giugno 1918, durante la Quarta Guerra d’Indipendenza.
Ma il 24 Giugno 1940, è una data importante anche per la Seconda Guerra Mondiale, si ricorda la firma dell’Armistizio della Francia con l’Italia.
Il 24 Giugno 2020. Attuale è la nostra Capitale Battaglia del CoronaVirtus, che si manifesta ogni volta che si va all’attacco dei vani tentativi divisivi contro l’Italia.
A questo proposito è doveroso ricordare un Eroe del nostro tempo. In questi giorni un Uomo, simbolo dell’Italia Combattiva e Costruttiva, sta portando avanti la sua battaglia. Un uomo, che ha fatto della Velocità, la sua Missione e la sua Bandiera. Ha portato avanti il Testimone, da Francesco Baracca a Enzo Ferrari, fino ai giorni nostri. Il messaggio di questi grandi uomini è unico e sempre lo stesso: Unire l’Italia nella consapevolezza che solo Uniti si Vince. Obiettivo Tricolore.
La Storica Grandezza d’Italia trova la sua massima espressione
nella Monumentale Bellezza del Genio Italico.
QUESTO MONDO SPROFONDEREBBE IL GIORNO
IN CUI NON PRODUCESSE PIÙ UN CAVALIERE
(Victor Emile Michelet)
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro