“La buona Amministrazione fiduciaria” e le manifestazioni antitaliane
“La strage dimenticata” a Mogadiscio dell’ 11 gennaio 1948
L’eccidio avvenne a Mogadiscio. Nei primi giorni del mese di gennaio 1948 doveva giungere una Commissione dell’ONU, la “Commissione Quadripartita” composta dai membri delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale. La Delegazione aveva mandato di verificare che l’ex colonia italiana potesse essere posta sotto l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia, e giungere all’indipendenza nel giro di alcuni anni.
Cosa che avvenne con ottimi risultati e la Repubblica italiana con 6 mesi di anticipo terminò ai primi del 1960 tale mandato lasciando un Paese in ordine.
La Somalia italiana veniva, occorre sottolineare, ben Amministrata e i somali ne erano riconoscenti, molti erano arruolati nel corpo PAI Polizia Africa Italiana e prestavano servizio nella stessa Roma anche negli anni Quaranta durante la guerra.
Raffaele Panico
Al contrario, nella Somaliland – territorio della colonia inglese somala, con la fine dell’AOI nel 1941 l’amministrazione britannica aveva avuto mano libera di creare sentimenti antitaliani. Mentre i somali da parte loro erano nei fatti entusiasti di un ritorno all’Italia, sentimento dimostrato con manifestazioni di piazza in occasione dell’arrivo della suddetta “Commissione Onu quadripartita”.
In quel tempo, di trattative post belliche, gli americani erano favorevoli che l’Italia post fascista, già espressasi col referendum per la Repubblica del 2 giugno 1946, mantenesse per un interesse geopolitico “condiviso” quelle province oramai, non più colonie pre-fasciste, quali la Somalia, l’Eritrea e la Libia. Il fermo rifiuto britannico operò sulla parte somala affinché i rappresentanti ONU venissero accolti con manifestazioni di protesta. E così avvenne.
Venne organizzata una manifestazione anti-italiana la domenica dell’11 gennaio dalla SVL – Lega dei Giovani Somali, formata da gruppi arrivati dalle ex aree inglesi. La “Lega dei Giovani Somali” era un gruppo sorto a Mogadiscio, capitale della Somalia italiana, nel 1943 “grazie” alle presenti autorità britanniche.
Il governo di Londra solo molti anni dopo ammise le sue responsabilità, passandola tra le prime come un incidente, mentre era stata una vera e premeditata “caccia agli italiani”. Responsabilità dovute sia alle locali forze di polizia e della gendarmeria che sottovalutarono, seppur a conoscenza delle numerose manifestazioni dei somali pro italiani e favorevoli ad un ritorno dell’Italia; preoccupati da tanto inaspettato consenso l’Amministrazione militare britannica e gli ambienti somali fondamentalisti come la Lega dei Giovani Somali, ordirono, o lasciarono fare.
Quella domenica i nostri connazionali vennero aggrediti e poi ferocemente trucidati per le strade, nei bar, nei negozi e nelle case devastate e saccheggiate. I morti, e molti erano solo ragazzi, giacevano tra le vie, moltissimi i feriti ad attendere ore e ore soccorsi che non giungevano.
La domenica di sangue finiva in tarda serata con 54 morti e altrettanti feriti, alcuni in condizioni disperate, tra gli italiani. Molti si salvarono nella cattedrale di Mogadiscio circa in 800 perché stavano a messa, e si rifugiarono fino a tarda sera. Altrettanti morti e feriti tra i somali mentre molti altri, visti i sentimenti di profonda amicizia, vennero in aiuto degli italiani.
Le spoglie ricomposte vennero tumulate nel cimitero italiano di Mogadiscio. Con l’Amministrazione fiduciaria italiana in Somalia, nel 1951 venne costruito un monumento-ossario poi disfatto dal successivo governo somalo. Così che nel 1968 il governo italiano decise di rimpatriare le salme dei caduti in Africa Orientale, compresi i morti dell’eccidio.