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La centrale nucleare di Zaporizhzhia sotto la lente

Gli ultimi bombardamenti in Ucraina da parte dell’offensiva russa ha portato alla morte di 11 persone e altre 22 sono rimaste ferite. Ad essere stata colpita è anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia dove le bombe avevano causato l’interruzione della corrente elettrica e questo sta destando preoccupazione da parte dell’Unione europea.

I bombardamenti, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, hanno colpito dieci Regioni. “È stata una notte difficile. Un massiccio attacco missilistico in tutto il Paese. Le Regioni di Kiev, Kirovohrad, Dnipro, Odessa, Kharkiv, Zaporizhzhia, Leopoli, Ivano–Frankivsk, Zhytomyr, Vinnytsia. Attacchi a infrastrutture critiche ed edifici residenziali. Purtroppo ci sono feriti e morti. Le mie condoglianze alle famiglie”, ha scritto su Telegram. “Tutti i servizi funzionano. Il sistema energetico è in fase di ripristino. Sono state imposte restrizioni in tutte le Regioni”.

Inoltre Zelensky ha ribadito che non intende confrontarsi personalmente con l’omologo russo Putin: “Non mantiene la parola”.

Secondo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, «i bombardamenti non avevano nessun obiettivo militare, solo la barbarie russa. Verrà il giorno in cui Putin e i suoi collaboratori saranno chiamati a rispondere delle loro azioni da un Tribunale speciale».

Mosca respinge la ricostruzione fatta da Kiev e dal ministero della Difesa affermano che “armi di alta precisione a lungo raggio lanciate dall’aria, dal mare e da terra, compresi i missili ipersonici Kinzhal, hanno colpito obiettivi cruciali delle infrastrutture militari, imprese del complesso militare-industriale e strutture energetiche che le alimentano”.

«Per la prima volta la Russia ha utilizzato nei raid diversi tipi di missili, ben sei Kinzhal (arma ipersonica a capacità nucleare). È un attacco che non ricordo di aver mai visto prima», ha dichiarato alla televisione ucraina Yuriy Ignat, portavoce del Comando delle forze aeree dell’Ucraina, citato dalla Cnn. «Finora non abbiamo la capacità di contrastare queste armi». Mosca ha usato il missile Kinzhal a capacità nucleare in alcune occasioni nelle prime settimane dell’invasione. «Gli attacchi delle unità militari russe all’Ucraina della notte sono partiti da tre mari: il Mar Nero, il Mar d’Azov, il Mar Caspio. Hanno usato tutti i tipi di missili che hanno, anche per distrarre la contraerea», ha affermato Ignat.

Il ministero russo della Difesa ne ha confermato l’utilizzo. Su Telegram le autorità russe hanno spiegato che i Kinzhal sono stati lanciati “in risposta” alla presunta incursione ucraina nella Regione russa di Bryansk dei giorni scorsi.

Secondo l’Ucraina, nell’ultima ondata di attacchi sono 81 i missili lanciati complessivamente. Inoltre smentisce l’accusa di attacco: “È una provocazione russa”.

La Commissione europea ha sottolineato che “occupare una centrale civile è contro tutti gli accordi internazionali e crea una situazione molto pericolosa“. La commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, ha riferito di essere «in contatto con il ministro ucraino dell’Energia German Galushchenko per sostenere il sistema energetico dell’Ucraina».

Anche il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha messo in guardia contro i rischi legati alle ripetute interruzioni di corrente nella centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, dove sono stati attivati generatori diesel di emergenza per garantire l’alimentazione minima della centrale.

«Mi dispiace dire che il rischio di un incidente nucleare è aumentato molto nelle ultime ore». L’attacco «ha creato una disconnessione dalla rete elettrica ucraina, aumentando notevolmente il rischio di atti nucleari». Lo ha affermato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, spiegando che «c’è una grave violazione della sicurezza nucleare causata dalla Russia, è la più grande centrale nucleare d’Europa».

Sul nucleare in Europa, Bruxelles intende porre «l’accento su due questioni: la sicurezza di approvvigionamento del combustibile nucleare, essendoci ancora cinque Stati che dipendono dalla forniture russe, e la promozione della competitività dei piccoli reattori modulari, con la creazione di un’industria europea per il settore». Queste le parole della commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, parlando ai deputati della commissione Industria dell’Europarlamento. «Il nucleare sta tornando in tutto il Mondo. Molti Stati membri ci stanno già lavorando», ha evidenziato, indicando sostegno da parte dell’esecutivo Ue.

La Commissione europea inoltre proporrà di prorogare anche per quest’anno il regolamento per ridurre la domanda di gas del 15% e incoraggerà gli Stati a non rinnovare i contratti con fornitori russi di gas naturale liquido, ha dichiarato Simson. «L’anno scorso» –  ha spiegato – «abbiamo importato circa 20 miliardi di metri cubi di Gnl russo, incoraggio i Paesi membri e le aziende a non rinnovare i contratti una volta terminati».

La commissaria europea per l’Energia ha anche sottolineato l’importanza di avere un accordo sulla nuova direttiva rinnovabili entro la fine di marzo. La necessità di accelerare progetti offshore di ampia scala e di aumentare il ruolo delle rinnovabili nel mercato elettrico. Prima della fine dell’anno, ha indicato inoltre, l’intenzione di presentare una iniziativa concreta per promuovere la produzione di biometano e una strategia per le pompe di calore. «Sostengo» – ha aggiunto – «l’inserimento della costruzione delle reti energetiche nei settori strategici previsti dal Piano industriale emissioni zero che sarà presentato la prossima settimana».

Intervenendo in audizione, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), Faith Birol, ha evidenziato che «il Giappone e la Corea hanno di recente fatto marcia indietro sull’uscita» dal nucleare. Mentre «India, Cina e Medio Oriente sono impegnati nel settore. Gli Usa nel loro provvedimento anti-inflazione danno sussidi per i reattori modulari e il prolungamento della vita delle centrali. In Europa anche se con accenti diversi Francia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia guardano al nucleare con approccio diverso rispetto a qualche anno fa».

Giorgi Iacuele

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