La Dis-Unione europea e la “liberalizzazione” dell’Aceto Balsamico
Ironia, o satira di circostanza? È Iniziata una espettorante guerra a suon di esibizioni canore nell’Alto Isontino e nelle valli delle Alpi Giulie per la difesa dell’aceto balsamico
Raffaele Panico
Ironia, buttiamola così! dato che le vie della contraffazione nel settore alimentare sono davvero infinite. Anche la contraffazione o lo stratagemma ora!… oltre alla frode, all’adulterazione e alla sofisticazione i tre aspetti diversi su cui vigilano le leggi a tutela e le polizie italiane. Sono battaglie che i prodotti italiani affrontano su molti fronti, per lo più da improponibili produttori extra-europei, asiatici per primi.
Trattasi di contraffazione o di semplice stratagemma? Stratagemma normativo dato che la Slovenia, Paese membro dell’Unione europea, che ha adottato l’euro e l’introduzione del bilinguismo in aree geograficamente italiane ma con sovranità di Lubiana, la Valle dell’Isonzo e lo spartiacque delle Alpi Giulie, e buona parte dell’Istria settentrionale. Cosa che Roma ha introdotto decenni prima, come fondatore dell’Unione col Trattato che porta il nome nel 1957 per le terre geograficamente italiane dell’Alto Adige o anche sud-Tirolo. E ci troviamo alla grande così tra europei ci si intende.
Per quanto riguarda la storia, che di storia discorriamo alla fine, delle origini e degli sviluppi dell’Aceto balsamico, un settore che in Italia vale circa 1 Mld – Un Miliardo di euro; e la Slovenia dal 1° gennaio 2007 ha introdotto l’euro ed è stato il tredicesimo Paese dell’Unione europea ad adottare la moneta comune. Quindi ci capiamo come dire al volo.
Questa storia dello stratagemma di Lubiana è irricevibile. Lasciamolo ai tecnici e ai Nostri europarlamentari.
Diamo però significato appunto storico di cosa scriviamo. Le origini dell’Aceto balsamico risalgono ai Romani. L’uso prende piede in Emilia (gens Aemilia…. Gens Giulia – Alpi giulie….); “Columella commentando il poeta Virgilio, che descrive il comportamento particolare del mosto di questa zona in quale anche dopo la cottura “solet acescere”, acetificava. Nel sito riportato ci si può documentare con dovizia di particolari su quel che divenne di fatto l’“oro nero” per le sue caratteristiche che lo rendono un prodotto tanto nobile. Nel “1046 il futuro imperatore del Sacro Romano Impero, re Enrico III, richiede al marchese Bonifacio di Canossa – padre di Matilde, una delle figure più importanti del Medioevo italiano – quell’ “aceto perfettissimo” che si faceva nella sua rocca”.
Il sito modenese scrive anche di Rinascimento “balsamico” dove nel modenese a “fine Cinquecento, si trasferisce la Corte Estense, che già da tempo ha avviato la propria produzione. L’Aceto dall’età del Rinascimento, deve attendere ancora due secoli (1747) per veder comparire per la prima volta il termine “balsamico”. Altro capitolo riguarda “Oltre i confini”: “Nella seconda metà dell’800 le province dell’Emilia entrano a far parte del neonato Regno d’Italia e l’Aceto Balsamico di Modena è protagonista delle più importanti esposizioni nazionali e internazionali. Arriviamo ai nostri tempi, al secondo Novecento: nel 1983 si ottiene la denominazione di origine “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena”, riconoscimento che consolida nel 2000 con la conquista della Denominazione di Origine Protetta (DOP). Primi anni del 2000 e si ufficializza un’ulteriore tutela del prodotto, nel 2009 l’Unione Europea accoglie la domanda di registrazione presentata quindici anni prima da un neonato Consorzio Aceto Balsamico di Modena: l’Aceto Balsamico di Modena è IGP.
Voltiamo pagina e torniamo a questa unilaterale e non concordata azione da parte della Slovenia che, come detto, mette a rischio un miliardo di euro di valore al consumo e rappresenta un attacco all’intero sistema del Made in Italy di qualità, come ha denunciato la Coldiretti. Il provvedimento di Lubiana che è stato già notificato alla Commissione Europea è contro natura rispetto alle attuali norme che tutelano DOP e IGP, e persino alla normativa che disciplina il sistema di etichettatura e informazione del consumatore. Allora come si spiega lo stato di fatto? Pensare che nel 2007 il vino Tocai ha cambiato il nome in Friulano, è un vitigno diffuso in Friuli Venezia Giulia e in Slovenia in particolare in alcune valli come Goriska Brda, Il Goriziano Sloveno e in luoghi come Collio o Brda in sloveno, Cuei in friulano e in veneto Coli, quando si vuole precisare esattamente.
Allora passiamo alle sedi opportune d’Europa dove, gli unici rappresentanti all’opposizione in Italia, Fratelli d’Italia hanno presentato un’interrogazione alla Commissione su “denominazione dell’aceto balsamico in Slovenia”
Ieri, 25 febbraio il capodelegazione di Fratelli d’Italia-ECR, Carlo Fidanza e l’eurodeputato FdI- ECR, Nicola Procaccini hanno dichiarato che “Il governo sloveno ha varato una norma con la quale qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare e di conseguenza vendere come “aceto balsamico”.
E si legge nella richiesta Procaccini-Fidanza: “Questa iniziativa da parte Slovenia rischia anche di andare a ingrossare il mercato internazionale del falso Made in Italy che fattura già oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente località, immagini, parole, colori, denominazioni e ricette che nulla hanno a che fare con la realtà nazionale italiana. Abbiamo, quindi, presentato un’interrogazione alla Commissione per sapere se questa decisione del governo sloveno è in linea con le norme che tutelano le denominazioni d’origine DOP, IGP e altre. E per sapere come la Commissione intenda bloccare questa unilaterale decisione slovena se essa risultasse, come tutte le evidenze fanno presupporre, non in linea con le norme a tutela delle denominazioni d’origine”.
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