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La “Disumanizzazione del Lavoro” ….il caso di Almaviva-Roma

“La notizia dei 1.666 licenziamenti di Almaviva Roma rende drammaticamente attuale la necessità di una nuova legge sui call_center”

Con questa frase riportata in rosso, è iniziato un articolo a firma di Domenico Camodeca pubblicato sul web di BLASTING-NEWS venerdì 30 dicembre, per sintetizzare l’ultimo atto (… per ora) della crisi di ALMAVIVA. L’autore, nel suo intervento. ripercorre i vari passaggi – episodi e tempi – con si è giunti a tale drammatico epilogo ed espone altresì le proposte elaborate dal M5-S per regolamentare al più presto le attività dei call center e meglio tutelare i lavoratori. Ciò a prescindere, comunque, dalla richiesta di una opportuna revisione contabile amministrativa dei bilanci societari di Almaviva Contact, al fine di controllare il reale stato di crisi dell’azienda.

Da parte mia ho esaminato con attenzione i 5 punti in cui si articola la proposta legislativa del M5-S (a firma Cominardi-Lombardi) e, pur ritenendo tali punti condivisibili e tecnicamente attuabili, credo che comunque siano probabilmente insufficienti a regolamentare una così vasta crisi che riguarda tutto il settore dei call center.

Infatti, a mio giudizio, il “problema da risolvere” non è solo nelle modalità del  funzionamento di tale settore, ma negli stessi presupposti che, a monte, hanno determinato, prodotto ed incrementato questa atipica attività di servizi. Bisognerebbe cioè intervenire direttamente su quelle motivazioni per cui moltissime nostre imprese hanno ritenuto opportuno non utilizzare all’interno delle loro  strutture le proprie risorse umane; pertanto, anziché gestire con flessibilità uno staff di propri dipendenti o collaboratori per un’attività telefonica e di ascolto, hanno preferito appaltare e delegare tale esecuzione a società esterne, che a loro volta hanno ulteriormente delocalizzato lo stesso servizio, spesso anche all’estero.

 Tali motivazioni derivano solo dalla logica delle leggi di mercato e del  massimo profitto, nonché dalla politica delle multinazionali e di una finanza  apolide, ove “l’uomo” viene considerato solo come un numero e non come un  soggetto a cui deve essere riconosciuta una intrinseca dignità, anche in virtù  del suo apporto intellettuale, professionale e lavorativo. Al concetto di  “Umanesimo del Lavoro”, recentemente rievocato anche dal Sommo  Pontefice – Papa Bergoglio, attualmente le logiche del mercato privilegiano  la disumanizzazione del lavoratore, anteponendo gli  indici della produttività  e del profitto al rispetto della persona.  In questa epoca di globalizzazione, la delocalizzazione delle  produzioni e dei servizi, così come la ghettizzazione del lavoratore  in una sorta di anonima catena di montaggio, sono – a mio giudizio  – le estreme e barbare conseguenze del taylorismo. E qui si innestano le colpe di quei sindacati che hanno accettato e favorito la segmentazione dei processi produttivi, così come una artificiosa iper specializzazione  (o dequalificazione) del lavoratore, con la creazione di vere e proprie “gabbie mansionarie”.

Provocatoriamente sarebbe pertanto auspicabile che le attività dei call center venissero vietate per legge e, di conseguenza, con la obbligatorietà – anche le piccole imprese – ad assumere nei propri organici (con opportune facilitazioni contributive ed incentivazioni fiscali) personale da adibire a quelle attività attualmente delegate all’esterno e, purtroppo, spesso all’estero. Dato l’argomento, non si possono non evidenziare – oltre ai demeriti di una certa classe imprenditoriale gretta e meschina – anche le colpe delle compagini sindacali, miopi ed incolte, che hanno spesso svenduto la dignità del lavoro in cambio di soli temporanei aumenti salariali, non memori di ben altre conquiste conseguite in precedenti legislazioni, ove la tutela del lavoro era in quei  tempi lontani – quasi un concetto avveniristico e d’avanguardia in Italia, in Europa e nel mondo.

Occorre ora una nuova cultura da far recepire al mondo aziendale (a tutti i livelli e a tutte le fasce …, imprenditori, manager, dipendenti, collaboratori), anche con una  imposizione forzosa. qualora necessaria. Oggi più che mai si avverte la necessità per un nuovo “Rinascimento”, che faccia riferimento a valori, principi e sentimenti d’identità oramai dimenticati …. una necessità irrinunciabile, per continuare ad esistere.

E, concludendo, a tutte le famiglie dei lavoratoti di Almaviva, attualmente abbandonate in pesanti difficoltà proprio alla vigilia della fine del 2016, un sincero augurio per il Nuovo Anno

Domenica, 1 Gennaio 2017

Giuliano MARCHETTI 



 

 


Foto autore articolo

Giuliano Marchetti

Direttore Editoriale di Consulpress, Commercialista e Revisore Contabile.
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