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La Francia dal 1° gennaio al 30 giugno 2022 detiene la presidenza del Consiglio Ue

La Presidenza del Consiglio dell’Unione europea è esercitata a turno dagli Stati membri dell’Unione Europea per una durata di sei mesi. Il Paese che detiene la Presidenza guida le diverse formazioni in cui si riunisce il Consiglio dell’Unione europea presiede le riunioni a tutti i livelli nell’ambito del Consiglio, contribuendo a garantire la continuità dei lavori.

Gli Stati membri che esercitano la presidenza collaborano strettamente a gruppi di tre, chiamati “trio”. A introdurre questo sistema è stato il Trattato di Lisbona nel 2009. Il trio fissa obiettivi a lungo termine e prepara un programma comune che stabilisce i temi e le questioni principali che saranno trattati dal Consiglio Ue in un periodo di 18 mesi. Sulla base di tale programma, ciascuno dei tre Paesi prepara un proprio programma semestrale più dettagliato.

La presidenza del Consiglio Ue spetta a rotazione a uno Stato membro ogni sei mesi in base a un ordine prestabilito. Il primo semestre inizia il primo gennaio e finisce a fine giugno, il secondo semestre inizia il primo luglio e finisce il 31 dicembre. La presidenza è stata affidata alla Slovenia dal luglio al dicembre del 2021 e, dopo il turno della Francia, spetterà alla Repubblica Ceca.

La presidenza deve agire come un mediatore leale e neutrale.

  • La presidenza presiede le sessioni delle varie formazioni del Consiglio (a eccezione di quello “Affari esteri”) e le riunioni dei suoi organi preparatori. Ad esempio il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), e i gruppi e comitati che si occupano di temi specifici. La presidenza assicura il regolare svolgimento dei dibattiti e la corretta applicazione del regolamento interno e dei metodi di lavoro del Consiglio Ue. Inoltre, organizza varie sessioni formali e informali a Bruxelles e nel Paese che esercita il turno.
  • La presidenza rappresenta il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’Ue, in particolare con la Commissione e il Parlamento europeo. Il suo ruolo è adoperarsi per raggiungere un accordo sui fascicoli legislativi attraverso dialoghi, riunioni informali di negoziazione e del comitato di conciliazione.

La presidenza lavora in stretto coordinamento con:

  • il presidente del Consiglio europeo
  • l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza

Ne sostiene i lavori e può talvolta essere invitata a svolgere determinate mansioni per conto dell’alto rappresentante.

Uno tra i principali compiti svolti dal Consiglio dell’Unione europea è negoziare e adottare gli atti legislativi, nella maggior parte dei casi insieme al Parlamento, mediante la procedura legislativa ordinaria, nota anche come procedura di codecisione. Questa è utilizzata per i settori in cui l’Ue ha competenza esclusiva o concorrente con gli Stati membri. In tali casi, il Consiglio legifera sulla base delle proposte presentate dalla Commissione europea.

Il Consiglio è responsabile del coordinamento delle politiche degli Stati membri in ambiti specifici, ad esempio le politiche economiche e di bilanci; istruzione, cultura, gioventù e sport. Infatti, adotta i quadri politici e i piani di lavoro in questi settori, che stabiliscono le priorità per la cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione. Si occupa anche della politica occupazionale con l’elaborazione di orientamenti e raccomandazioni annuali destinati agli Stati membri.

Il Consiglio Ue definisce e attua la Politica estera e di sicurezza dell’Unione in base agli orientamenti stabiliti dal Consiglio europeo. Ciò comprende anche l’aiuto umanitario e allo sviluppo, la difesa e il commercio. Insieme all’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, il Consiglio assicura l’unità, la coerenza e l’efficacia dell’azione esterna dell’Unione.

Fornisce alla Commissione il mandato per negoziare a nome dell’Ue accordi tra questa, Paesi terzi e organizzazioni internazionali. Inoltre, adotta il bilancio dell’Ue insieme al Parlamento europeo.

Ogni anno, a gennaio e a luglio, lo Stato membro a cui spetta la presidenza di turno presenta il proprio programma semestrale dettagliato. A giugno e dicembre, alla fine della presidenza, il capo di Stato o di Governo si presenta davanti al Parlamento europeo per spiegare l’azione svolta e fornire un resoconto.

Il semestre di presidenza del Consiglio Ue non va confuso con il “semestre europeo” e con il Consiglio europeo.

Il semestre europeo è un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dei Paesi dell’Unione che si concentra sul periodo di sei mesi dall’inizio di ogni anno. Il Consiglio europeo è formato dai capi di Stato o di Governo degli Stati membri. Inoltre, definisce gli orientamenti politici generali dell’Unione ma non ha potere legislativo.

Il presidente Emmanuel Macron ha fissato degli obiettivi piuttosto ambiziosi per i sei mesi di presidenza francese. L’istituzione di salari minimi in tutta l’Unione, la regolamentazione del digitale e la transizione ambientale.

Quella dei salari minimi è un impresa in cui si era già impegnata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen entro il 2024. Il presidente Macron nel suo discorso di presentazione afferma: «Credo che saremo in grado di completare questa svolta per creare davvero un sistema molto più efficace per introdurre un salario minimo decente in Europa e in tutti i Paesi».

Altro obiettivo di Macron è quello di rendere l’Europa una potenza digitale. Ovviamente in grado di attrarre investimenti e non essere soggetta alla leggi di altri poteri. «Definire noi stessi le regole del mondo digitale».

Il presidente francese intende attuare l’accordo, concluso durante il G20 dello scorso ottobre, per imporre una tassa minima sui guadagni delle grandi multinazionali e limitare le operazioni di elusione fiscale che finora hanno consentito a molte aziende di non pagare le tasse, o di pagarne solo in minima parte, in molti Paesi in cui operano.

Al centro degli obiettivi anche i regolamenti DSA e DMA, che impongono misure per favorire la concorrenza nel settore digitale. Il Digital Market Act (DMA), ha spiegato il presidente francese, «mira a impedire ai giganti digitali di diventare monopoli senza regole e di uccidere lo spirito di innovazione che ha permesso loro di emergere». La legge per i servizi digitali (DSA): «Stabilirà un sistema di responsabilità per le grandi piattaforme per i prodotti che vendono e, soprattutto, per i contenuti che distribuiscono. Si tratta di un regolamento europeo senza precedenti per combattere l’odio online e per definire la responsabilità di queste grandi piattaforme per i loro contenuti».

Lo scorso luglio, la Commissione europea aveva presentato una serie di testi legislativi per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e per raggiungere entro il 2050 la cosiddetta “neutralità carbonica”. Macron vuole introdurre dei requisiti ambientali e sociali negli accordi commerciali dell’Unione. E soprattutto vuole spingere per l’entrata in vigore del cosiddetto “carbon adjustment mechanism”. Si tratta di una tassa sulle importazioni inquinanti per proteggere le aziende europee dalle concorrenti con sede in Paesi in cui le norme ambientali sono meno rigide. Inoltre per evitare che le stesse aziende europee spostino la produzione all’estero per eludere le norme ambientali.

Per Macron, il meccanismo serve a «correggere il fatto che chiederemo sforzi e investimenti, e li accompagneremo, e decarbonizzeremo la nostra industria, ma che a volte continueremo a importare merci da Regioni che non fanno lo stesso sforzo. Recupereremo la differenza alle nostre frontiere. Altrimenti, i nostri industriali, giustamente, direbbero che stiamo creando una sorta di pregiudizio di competitività e che semplicemente sopprimeremo la nostra industria se non la modernizziamo».

Macron ha anche parlato della capacità «di controllare le frontiere, e di trovare un’organizzazione politica sulla questione dell’immigrazione». Dunque la proposta di una riforma dell’area Schengen, che comprenderà l’istituzione di una direzione politica «attraverso riunioni regolari dei ministri responsabili di queste questioni».

Giorgia Iacuele

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