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La frustrazione dei piccoli poteri

L’ignoranza che incorona re

Il disagio sociale, l’orribile esempio dei governi creati con furbizia e falsità, l’assenza totale di un’etica anche da parte del mondo religioso hanno profondamente inciso con i loro sporchi artigli l’individuo, ogni persona. Se già esistevano soggetti come questo che viene ora esposto, adesso sono sempre più diffusi, perfino dove è superfluo mostrare superbi un qualsiasi grado.

L’amore di prossimo è scomparso, con la genitorialità, con l’equilibrio, con la giustizia. I figli del tempo d’ora piangono per queste colpe commesse dagli anziani.

Prendersi la patente è una cosa normale, e non difficile, se ci si impegna, se si considera la libertà che se ne ottiene e la facilità di andare al lavoro: una giovane donna, studentessa e lavoratrice, ha aggiunto a queste cose anche il gusto di farlo, si è iscritta in un’Agenzia per un corso, si è presentata all’esame dopo l’invito del suo istruttore, convinto che la giovane era preparata.

Quel giorno ella e i suoi colleghi esaminandi hanno atteso per un’ ora e mezzo, un maleducato ritardo, l’esaminatore, e questi, quando si è presentato in sede d’esame, dopo essere stato cercato senza dare risposta più volte, ha sfoggiato pomposo la sua balorda superiorità. Infatti, ha cominciato ad umiliare il primo che si era presentato, gridandogli che la patente gliela regalava urlando in mezzo alla strada, e poi ha rivolto la sua misera attenzione ad altri bocciandoli per quisquilie, e peggio, puntando da ignobile le donne che si erano presentate per conseguire il permesso di guida, una donna filippina, e la protagonista della quale si scrive, la studentessa-lavoratrice, una bella e raffinata biondina, che aspettava il suo turno silenziosa, nella sua semplicità.

Dopo quarantacinque minuti di prova continua, nonostante il buio ormai certo che era sopraggiunto già poco dopo che il soggetto della Motorizzazione era arrivato, (prima cosa proibita) e dopo tre- quattro manovre particolari fatte ripetere apposta un numero di volte , fatte compiere fra scherni e provocazioni, con il tentativo di giocarle un tiro malvagio chiedendole di svoltare quando la strada dava senso unico contrario, (seconda infrazione) il grande re delle capre ha bocciato la malcapitata, dicendole che non le dava la patente perché era una donna bionda e carina. C’è da ridere: ancora vivono queste specie di trogloditi, o queste specie, purtroppo, di furbastri in cerca di soldi in più. Soldi che la giovane guadagna con fatica e non sottrae a nessuno. C’è bisogno di inciuci, o di mafie, anche per la patente?

Il dirigente della scuola guida ha invano cercato di portare alla ragione il tronfio maestrino, inutilmente, perché la miseria spirituale non sente parole, e ritiene giustamente di reagire in sede adatta, con ampia facoltà di prova. Ma la giovane donna deve attendere il suo documento, ancora sopportando il disagio di grandi distanze compiute coi mezzi pubblici: non si trovano giuste definizioni per il piccolo malversatore verniciato da eroe. Di cosa? di uno stupido gesto, di una stupida superiorità venale o sessista, un’inutile violenza per guardarsi allo specchio, gonfiare la pancia e profferire “quanto sono grande!!” fingendo di non vedere che è un poveretto, probabilmente per mancata potenza umana e civile, che lo rende splendido rappresentante della frustrazione dei piccoli poteri.

Marilù Giannone