“La gazza” di Elizabeth Day
Un romanzo intrigante e che non vi farà staccare gli occhi fino alla fine. Un libro che nel corso della lettura ribalta la storia e i personaggi.
Un’opera che parla di maternità desiderata, di relazioni disfunzionali, dell’irreparabile danno del dolore, della realtà che prende la forma dell’ossessione. Due le voci narranti che si contendono la scena in un gioco di prospettive dal finale sorprendente.
“La gazza” ti rapisce pagina dopo pagina e ti trasporta in un vortice di interrogativi. Gli stessi delle protagoniste ma che a un certo punto diventano propri del lettore. Chi è la vittima e chi il predatore? Marissa e Kate accomunate da un’enorme sensibilità, da un amore travolgente. Il destino delle due donne ruota attorno a qualcuno che non è ancora nato, qualcuno atteso in modo spasmodico, amato visceralmente. Scritto su più piani temporali descrive ogni personaggio, sia fisicamente che caratterialmente, in modo dettagliato e preciso. Evidenziando, così, le differenze tra i protagonisti.
Elizabeth Day, in un crescendo di trepidazione, accompagna, con la sua scrittura equilibrata e scorrevole, verso un finale che dona al lettore una pace impossibile da provare durante la lettura.
Una casa perfetta per Marisa, illustratrice di libri per ragazzi, il rimedio a tutto ciò che nella sua vita chiede di essere riparato. Come lo è Jake, confortante come una pietra calda sul palmo della mano. Quando la signora dell’agenzia immobiliare ha aperto la vetrata sul giardino, un uccello è volato dentro. La gazza bianca e nera sbatte contro le pareti prima di sfrecciare fuori mandando in frantumi un vaso. Per Marisa, però, quell’apparizione improvvisa ha prodotto soltanto una lieve punta di disagio. Nessun segno infausto può offuscare il suo sogno di vivere con Jake e formare con lui una famiglia.
Nei mesi successivi la vita si svolge come una vera e propria commedia romantica. Le basta un semplice sguardo di Jake per capire che quell’uomo, così poco espansivo nei gesti e nelle parole, è la persona con cui condividere il resto dei suoi giorni. Finché un mattino arriva Kate, l’inquilina destinata a occupare la stanza di sopra, dato che i soldi non bastano mai. Bruna e disinvolta – l’esatto opposto di Marisa nell’aspetto –, trentaseienne critica cinematografica, Kate fa subito suo lo spazio comune della casa. Abbandona le scarpe all’ingresso, si intrufola in ogni angolo, lascia lo spazzolino da denti accanto al loro anziché nel bagno di sopra, rivolge indelicate domande sul loro desiderio di avere un figlio, lancia sguardi a Jake. La sua invadenza si fa via via insopportabile per Marisa. Nemmeno la notizia della sospirata gravidanza riesce a distoglierla dalla sensazione sgradevole di avere un ospite ingrato in casa.
Elizabeth Day con la storia di Marisa, Kate e Jake racconta senza mezzi termini il calvario di tutte quelle donne che desiderano diventare madri e che devono per forza affidarsi alla scienza. La scoperta dell’infertilità, le dolorose ripercussioni psicologiche e anche fisiche, la fredda meccanica dell’iter della fecondazione assistita, la disperata presa di coscienza di non poter portare in grembo il proprio figlio, fino ad arrivare alla difficile ricerca di una madre surrogata e a una vera e propria ossessione per la maternità. Un libro, “La gazza”, per chi vuole davvero capire cosa possa significare non riuscire a essere madre.
“Tornati a casa persero l’abitudine di fare sesso regolarmente, e settembre e ottobre passarono in una raffica di occasioni mancate. Lavorò fino a tardi, ma senza alcuna passione per quello che stava facendo. A novembre, era determinata a provarci in tutti i momenti più fertili del ciclo, ma era difficile fare l’amore in modo naturale o sensuale perché aveva il pensiero fisso in testa per la maggior parte del tempo“.
Maternità surrogata
Con il termine maternità surrogata si definisce la pratica in cui una donna si obbliga contrattualmente a portare avanti una gravidanza per conto dei genitori intenzionali o committenti. Viene così impiantato nel suo utero un embrione creato artificialmente mediante inseminazione o fecondazione in vitro di un ovocita di donatrice anonima (o della stessa madre surrogata o della madre committente) e del seme del padre intenzionale (o di donatore anonimo).
La madre surrogata si impegna altresì a rinunciare a qualsiasi diritto sul bambino al momento della nascita: il neonato viene affidato immediatamente ai genitori intenzionali e il rapporto di genitorialità legale viene quindi stabilito in favore di entrambi o del solo genitore intenzionale-genetico, in base alla normativa locale applicabile, secondo modalità giuridiche diverse (quali, ad esempio, il rilascio di un certificato di nascita o l’emissione di un provvedimento giurisdizionale successivo al parto che attesti la co-genitorialità della coppia committente sul bambino). La madre surrogata può agire a titolo gratuito (ricevendo soltanto un rimborso per le spese mediche sostenute), o a titolo oneroso.
A causa dei rischi di sfruttamento della madre surrogata e dei pericoli legati al traffico di minori, tale tecnica procreativa è oggetto di accesi dibattiti sul piano etico–giuridico. Essa è variamente disciplinata a livello statale: in alcuni ordinamenti è ammessa, in altri è vietata, in altri ancora è meramente tollerata, senza essere in alcun modo disciplinata.
In Italia l’ordinamento vieta e sanziona penalmente qualsiasi ricorso alla maternità surrogata (art. 12, 6° comma, legge n. 40/2004recante norme sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita).
Giorgia Iacuele