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La Libertà di Pensiero ed il “Pensiero Unico”…..
divergenze tra la Politica, il Diritto e la Scienza

LA LIBERTA’ di MANIFESTAZIONE del PENSIERO
e  LA IMPOSIZIONE  del  ” PENSIERO UNICO “

a cura di  MASSIMO ROSSI *

La libertà di manifestazione del pensiero poggia le sue basi nella Carta Costituzionale all’art. 21 e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea all’art. 10.
Come è noto vi sono dei limiti di continenza che devono essere rispettati [tra le molte sentenze di legittimità che si trovano anche nella completa e dotta nota allegata si segnalata la Sentenza della Cassazione – V Sez. (*1) di cui si allega in calce motivazione e l’intervento di Fiorenza Oriana (*2) Avvocato e Dottore di ricerca presso l’Università di Genova per non sfociare nel dileggio, nella diffamazione o, peggio, nella calunnia.

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La manifestazione del pensiero libero passa anche dalla capacità del sistema di intercettare quelle manifestazioni orientate che generano non informazione, ma deformazione dell’informazione. In una parola, il principio secondo cui ogni individuo può manifestare la propria opinione e di manifestarla nella più ampia modalità passa anche dal criterio di non poter porre censure o limiti che non siano quelli descritti nelle fonti indicate. La libertà di manifestazione include – senza alcun dubbio – di lasciare libere le espressioni qualunque esse siano.  La democrazia esclude l’idea, anche solo astratta, del “pensiero unico”.
Il “pensiero unico” è l’anticamera della limitazione della democrazia e quindi della sua negazione e l’orientamento del pensiero non più sulle masse. Il “pensiero unico” è l’anticamera di ogni dittatura, ma soprattutto, della dittatura del pensiero.
Noi abbiamo vissuto nelle nostre democrazie l’avvento di una simile deformazione. Nel 2020 si realizzò una situazione eccezionale, comparve sulla scena mondiale il COVID-19, un virus, in realtà, già noto (faceva parte dei Coronavirus), ma che seminò morte e lutti in tutto il pianeta.

Qui ci dobbiamo fermare per una riflessione ulteriore. In verità, le riflessioni da fare sono due:
1.  quanto l’informazione è libera e scevra da interessi e, quindi, fruibile in modo pieno in tali circostanze;
2. quanto l’approccio della politica alla scienza è (è stata), per certi versi, una forma di compressione dei diritti e di attrazione del consenso.
Inoltre, e non è una cosa da poco, dobbiamo notare che il COVID-19, i vaccini per debellarlo, ma soprattutto le misure di prevenzione (con manifestazioni che oggi fanno sorridere, ma che allora destavano molta apprensione e paura) hanno certamente toccato (e violato) diritti fondamentali dell’individuo.

Mai come in quel tempo si sono compressi diritti ed interessi individuali e diritti ed interessi collettivi.  Alla base di tutto ciò, alla base delle scelte legislative d’urgenza ed ai blocchi disposti dalle Autorità, vi erano dei giudizi scientifici del tutto approssimativi per le condizioni oggettive della pandemia (ed approssimati), quindi, per ovvie ragioni, parziali e fallaci.
Mi si dirà che l’interesse della Nazione di tutelare i propri cittadini può ben comprimere i diritti individuali dei singoli cittadini rispondendo ad un supremo interesse/dovere e su questo “nulla questio”, però, vi è un dato che la politica non ha mai messo in dubbio: il COVID-19 doveva essere combattuto con l’isolamento dei soggetti malati, la loro cura dettata da una scienza all’epoca molto digiuna su questo tema e, soprattutto, combattere le idee diverse; idee che finivano per essere considerate alla stregua di vere e proprie “eresie”.

E qui veniamo al tema centrale: quanto la scienza c.d. ufficiale in situazioni di grande crisi può ritenersi l’unica fonte di “verità”?  Ovvio che bisogna tenersi alla larga da “chiromanti” e “stregoni” vari nonché “ciarlatani” di ogni risma, ma in una situazione di pandemia sconosciuta (almeno negli effetti e nelle conseguenze per la salute) ritenere come unica efficace soluzione la c.d. “medicina ufficiale” ed “accettata” è, quantomeno, discutibile.
Vero è che occorre fare largo alle teorie degli impostori, ma tenere un comportamento da “caccia alle streghe” nei confronti di chi (anche medici ufficiali iscritti all’Ordine) indichino strade di cure e di prevenzione diversa, appare illogico e manicheo.

Appare in tutta la sua forza il c.d. “pensiero unico” a fini, squisitamente, politici ed elettorali. Non vogliamo rientrare nella polemica dei DPCM (e non leggi) o nelle affermazioni del Premier (Prof. Conte) dell’epoca come fosse il “salvatore” assoluto della Patria (insieme al Ministro della Salute Dr. Speranza).

In verità, il COVID-19, oltre a creare il presupposto per il pensiero unico dominante ed accettato, ha ostracizzato il movimento di critica ed ha messo a nudo l’incertezza della scienza: la scienza cattedratica si è rivelata non esatta.
La scienza esatta non esiste. Sotto il profilo politico non si vuole accettare l’idea di una scienza in divenire (un reale e concreto processo di ricerca) e, quindi, per essa stessa fallace, come è naturale ed assolutamente normale.
Al contrario si accetta solo una scienza esatta che gli scienziati stessi (quelli seri) affermano non esistere. La politica con il rigore della persecuzione e della punizione segue un principio secondo cui chi non osserva quanto disposto è paragonato ad un pericoloso criminale.

L’emblema di questo concetto è il video che riprende il runner lungo il bagnasciuga che veniva rincorso dalla Polizia come fosse un rapinatore in fuga o un contrabbandiere. Mentre, invece, era un innocuo cittadino libero di muoversi. La caccia all’untore, la Storia della Colonna Infame del Manzoni, evidentemente, non hanno insegnato nulla a nessuno.
Sebbene vi sino stati diritti ed interessi individuali compressi nessuno ha, di fatto, osservato che nella totale ignoranza degli effetti  e delle controindicazioni (cosa molto grave e priva di contenuto scientifico) si è portata a termine una “sperimentazione di massa” dei vaccini; una operazione vaccinale senza precedenti e, soprattutto, senza la consapevolezza degli effetti dannosi per la persona.
Attenzione, non siamo a sostenere l’inutilità o la nocività dei vaccini (che, però, ora è al vaglio di alcune Procure e di strutture mediche avanzate), ma il metodo utilizzato per la prima volta nella storia dell’uomo su questo pianeta: una sperimentazione obbligatoria di massa di sostanze mediche potenzialmente dannose per l’individuo.

Queste risposte non le possiamo dare adesso e le darà la scienza (se libera) negli anni a venire.
Siamo semplicemente a sostenere che dopo un periodo di totale smarrimento, del tutto comprensibile, siamo arrivati ad una vaccinazione obbligatoria (e, quindi, per ciò stessa illiberale) di massa con effetti sulla popolazione non calcolati e non calcolabili.
L’operazione, però, si è rivelata una vera manna economica per le grandi case farmaceutiche che con questa operazione “vaccini per tutti”, si sono risollevate (alcune erano sul baratro del fallimento).
Inoltre, sulla vaccinazione di cui si ignorano, ad oggi, gli effetti a medio e lungo termine (si legga dal Quotidiano La VERITÀ 08.04.2024 p. 13 “Vaccini, generazioni future a rischio” – Intervista alla Virologa Dr.ssa Maria Rita Gismondo) si sono fatte le doverose differenze tra aree del pianeta civilizzato (così si dice anche se avrei dei dubbi in proposito) ed aree meno fortunate dove o è arrivato in modo parziale il vaccino o non è proprio arrivato.

La sperimentazione di massa è stata una operazione di compressione enorme dei diritti civili individuali nel nome di un interesse collettivo di cui non se ne vedeva nemmeno l’ombra.
Il pensiero unico dominante ha poggiato su di una scienza non verificata (e per la situazione concreta sperimentale) ed ha imposto limitazioni gravi alla vita di ognuno, il blocco delle attività economiche con un contraccolpo enorme a livello delle libere professioni, piccole e medie imprese, artigiani ed imprese a conduzione familiare che non ha precedenti nella storia, una inversione di tendenza sul piano psicologico mondiale e, per certi versi, innescando una nuova visione del mondo che può essere tenuto sotto controllo con la “paura” collettiva della malattia.

Riteniamo vi sia una “grande regia”, un “grande complotto”? Non lo sappiamo, ma riteniamo che tutto ciò sia stato sfruttato in modo tale da orientare il pensiero. Il mondo non è più lo stesso, il mondo occidentale non è più lo stesso.
Si sono incrinate determinate situazioni, determinate certezze e determinate condizioni. C’è un “pre-Covid” ed un “postCovid”.
Il COVID-19 non è stato solo un laboratorio scientifico nel quale si sono impegnati i migliori scienziati per risolvere il problema della pandemia, ma è stato un laboratorio politico e un laboratorio sociale per il controllo delle masse.
Ma con un limite: si incide solo dove arriva l’informazione. Nei c.d. Paesi in via di sviluppo non si incide, anzi non si vaccina nemmeno. Un razzismo strisciante e visibile.

Se l’informazione arriva ed è accettata ed imposta è la chiave di volta per tutto il resto. L’informazione sul COVID-19 è stata volutamente deformata? Non lo sappiamo, ma riteniamo che la politica sia stata miope ad abbracciare tesi scientifiche che di scientifico e validato non avevano nulla.
Ha errato comprimendo i diritti individuali che sono il cuore della democrazia e, soprattutto, non ha tutelato quelli collettivi, visto che i morti vi sono stati in enormi quantità. Possiamo, tranquillamente, sostenere che il libero pensiero ed il pensiero critico, in quel tempo, hanno subito una “caccia alle streghe” immotivata.
Siamo arrivati alla soglia del “pensiero unico” accettato ed accettabile e, per certi versi, lo abbiamo superato. Siamo arrivati al livello che il dopo è rappresentato solo dal baratro della dittatura.

Abbiamo ben compreso un concetto: la paura principale dell’uomo moderno è la malattia, la malattia che si propaga crea il panico generale, la malattia che non si cura crea il terrore. Tutto ciò è grave ma non basta. Occorre una forma di veicolazione della paura.
La migliore forma di conduzione della paura è l’informazione ed ancora meglio se è una informazione “appropriata” o pseudo appropriata e collettivamente accettata.
Se poi è una informazione scientifica siamo al top perché il pensiero umano la da per accettata ed accettabile in se.
La scienza è diventata la nuova fede e la malattia la nuova paura. La paura collettiva è come uno tsunami e travolge tutto quello che incontra.
Le scene di isterismo e di vera e propria caccia alle streghe ne sono stati un esempio.

Non eravamo nel Medioevo, ma nel XXI secolo, in ogni caso, buio pesto per i diritti.  I periodi storici nei quali i diritti individuali sono compressi rispecchiano (in genere) sistemi dittatoriali.
Quello che è stato nuovo e preoccupante è che il Mondo occidentale ha conosciuto la compressione dei diritti individuali in sistemi “democratici”. Tutto ciò ha evidenziato come sia semplice passare da un sistema democratico ad uno totalitario.
La paura è uno strumento valido e la paura veicolata dalla informazione è micidiale.
Tutto ciò non può non fare riflettere delle menti libere alle quali riteniamo (per adesso) di appartenere.

*Avvocato Penalista  e patrocinante in Cassazione
Docente in Seminari  di Studi e
Relatore in Convegni a Livello Nazionale
Studio Legale in Siena, v.le Cavour 136
avvocatomassimorossi@yahoo.it

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(*1) Sentenza della Cassazione (V Sez./ n. 26509 del 9.7.2020)

(*2) Intervento dell’Avv. Fiorenza Oriana     

FIORENZA ORIANA – Classe 1990 e genovese doc / Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova, sessione 2012-2013, con votazione 110/110 e lode, discutendo una tesi in Diritto Penale dal titolo “Criminalità informatica: reati contro il patrimonio”, relatore Chiar.mo Prof. Paolo Pisa.
Conseguimento nel 2016 dell’abilitazione alla professione di avvocato, vincendo il premio “Clori Iovine Riccio Tabassi” istituito da A.I.G.A., spettante alla più giovane neo-abilitata del distretto della Corte di Appello di Genova.
Conseguimento nel 2020  del titolo di Dottore di ricerca in diritto penale discutendo una tesi dottorale su “Tutela dell’onore e Internet: tra vecchi problemi e tentativi di riforma”.
Esercita la professione di avvocato in Genova.

 

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