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La moglie di Cesare? “Al di sopra di ogni sospetto”!

DAL MONDO DEI NOSTRI AVI LATINI
ALLA
COSTITUZIONE ITALIANA 
ED AI NOSTRI CONTEMPORANEI “UOMINI PUBBLICI 

 Torquato Cardilli

Stando al resoconto che ce ne fa Plutarco, intorno all’anno 51 a.C. Pompea, figlia di Silla, seconda moglie di Cesare, sposato qualche anno prima, fu protagonista di un clamoroso scandalo amoroso. Durante le celebrazioni in onore della Dea Bona, l’abitazione di Cesare, Pontefice Massimo e capo del collegio sacerdotale, era da considerarsi a tutti gli effetti sacra e inviolabile, interdetta agli uomini perché dedicata ai riti celebrati da sole donne.
Ma Clodio, amante di Pompea, preso da pulsione amorosa, con la complicità di un’ancella della padrona di casa vi si introdusse travestito da flautista. Il mal capitato spasimante fu però scoperto da altre serve e cacciato di casa in malo modo dalla madre di Cesare con grande clamore e urla.

Nei giorni successivi tutta Roma faceva “gossip” su questo scandalo e Clodio fu portato in giudizio per sacrilegio. Nel processo Cesare si rifiutò di accusare Clodio di adulterio dichiarandosi convinto dell’innocenza della moglie. Alla obiezione dei giudici sul perché avesse allora chiesto il divorzio, rispose che la moglie di Cesare era “al di sopra di ogni sospetto”.

Da allora, per duemila anni, questo idiomatismo diventato classico della lingua italiana, viene utilizzato dialetticamente per descrivere una persona che per il ruolo e per la funzione non può essere sfiorata nemmeno dal sospetto.

Nella politica italiana di oggi, c’è un leader, che si considera un Telemaco successore di Ulisse, ma che è macchiato dal sospetto di essere un congiurato, incline all’autoritarismo, ed all’attività mercenaria.

Infischiandosene della più grave crisi sanitaria che ha colpito il mondo e dell’oggettiva difficoltà del Paese, per pura ambizione personale, ha fatto esplodere la crisi di governo, dismettendo le vesti di alleato per indossare quelle di tribuno dell’opposizione.

Quindi, come se avesse voluto crearsi un alibi, ha pensato bene di fare in contemporanea una trasferta in un paese autocratico, profumatamente pagata con 80 mila dollari dallo Stato ospitante, quale componente del comitato direttivo della fondazione statale straniera, per sottoporsi alla più umiliante, spudorata e servile adulazione del despota straniero.

Appena rientrato in patria, per partecipare alle consultazioni politiche con il Capo dello Staro, è stato oggetto di una pioggia di critiche e di richiesta di chiarimenti sul lauto cachet straniero, ma ha impappinato ai giornalisti una ridicola auto conferenza stampa con risposte alle domande che lui stesso si era posto sul significato del viaggio fatto, a suo dire, per tutelare gli interessi della nostra politica industriale.

Hanno un bel da fare i suoi corifei salmodianti da Faraone a Boschi, da Bellanova a Scalfarotto a ripetere pappagallescamente questa fandonia per accreditare come strategica questa azione del loro leader, spacciandola per mossa del cavallo, che in realtà è stato solo lo scarto sgraziato di un ronzino.

A questo punto lasciando da parte la propaganda bisogna fare un discorso serio sulla qualifica e sulle responsabilità del politico più detestato d’Italia, eletto nelle liste di un partito poi ripudiato, che, ancor prima di essere il capo degli scissionisti, è un Senatore della Repubblica, componente della delicata Commissione Difesa del Senato.

La Costituzione italiana determina i confini invalicabili per “l’uomo pubblico”
con tre articoli, il 54, il 67 e il 98
.

   

Il primo –54- stabilisce che “tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”; il secondo –67- afferma che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”; il terzo –98- chiarisce che “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.  Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità. Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero.”

Dunque, prostrandosi ai piedi del principe straniero, ritenuto dalla CIA il mandante del brutale assassinio di un oppositore, il nostro, non solo ha messo in gioco la sua persona, ma ha svenduto per denaro l’onorabilità dell’intera Nazione italiana nuocendo alla sua reputazione nei confronti dei partner democratici dell’Europa e del Nord America.

Se il “Telemaco” fosse stato un parlamentare europeo o americano avrebbe dovuto risponderne all’autorità perché il pubblico ufficiale che accetta denaro da uno stato estero non scende soltanto nel terreno della possibile corruzione, ma anche in quello del probabile tradimento del proprio Paese.

Che la sua azione non abbia risposto al dettato costituzionale della disciplina e dell’onore è fuor di dubbio. Come pure appare palese il conflitto di interesse in un viaggio derubricato a normalità come hanno fatto altri ex leader (Blair, Cameron, Schroeder, Clinton ecc.). Ma quelli erano appunto ex, definitivamente e totalmente usciti dalla vita pubblica e non autorizzati ad incidere sulla politica estera e su quella degli armamenti.

Nel codice penale la corruzione e il tradimento consistono in un atto di slealtà del cittadino pubblico ufficiale che, anche indirettamente, riceve dallo straniero denaro o qualsiasi utilità, per atti contrari agli interessi nazionali, la cui accettazione è la prova del cosiddetto “pactum sceleris” tra le parti in violazione del divieto di remunerazione del “munus publicum”.

È del tutto evidente che questo comportamento è tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto!

 

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