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La musica è stanca e non ce la fa più (F.Battiato)

….E quanti cantanti e musicisti arrabiati che farebbero meglio a smettere di suonare…

Negli ultimi anni in tanti, forse in troppi, vogliono togliere qualcosa alla musica, ma il concetto è molto più complesso e riguarda molte più generazioni di quanto uno possa pensare.

Ho sempre pensato che esiste una musica giusta ad ogni età, sentendo “In the Court of the Crimson King”, dell’omonimo gruppo, tanti anni fa quando avevo fatto il servizio di leva, non mi ero stupito di tante caratteristiche che quell’album rappresentava e che avevo riconosciuto e poi  suddiviso negli anni successivi: L’acid jazz del primo brano “21st century skizoid Man”, l’impossibilità di comunicazione di “I Talk to the wind”, la critica sociale e politica di “Epitaph”, la calma pura e semplice di “Moonchild”, fermandomi soltanto alla cupa e perfetta bellezza della canzone omonima dell’album In th court of King Crimson”

In seguito avrei detto che ogni tipo di musica ha la sua età e che come allora non capivo il jazz, in seguito avrei potuto apprezzarlo, ma la vita che ci è concessa è una solo e vediamo di spenderla bene e con musiche valide.

E c’è un motivo se si è passati dalla musica dei grandi eventi culturali anni 70 all’attuale trap, c’è una strategia lucidissima che passa ma non finisce nel rock (direi purtroppo) e noi ne siamo al centro; quando ero piccolo, o meglio adolescente, ognuno ascoltava la musica che voleva, c’era chi ascoltava il Raggae, alcuni amici il Rap e chi ne aveva apprezzato le qualità su una pista da ballo anche la Dance, eravamo una sorta di Melting Pot musicale.

Ora i discografici vogliono togliere quella bellezza creando una controcultura e una subcultura musicale, mentre sempre meno ragazzi vogliono imparare a suonare uno strumento, e preferiscono ascoltare musica che non viene suonata, un esempio il gruppo dei Tiromancino (vedi il mio articolo al riguardo) che passano da sonorità discrete a suoni di strumenti sempre più tenui pagando la loro celebrità a prezzi di collaborazioni più o meno comode, amici di tutti, amici di nessuno.

C’è chi crede che non è un processo iniziato con il rock ma staccando il mio profondo attaccamento al genere, rifletto sul fatto che è proprio così: il mito dell’immagine rispetto a una qualche capacità musicale parte con gli anni del primo rock. Non si può non pensare a una corda che lega l’estetica di Robert Plant a quella di Freddy Mercury per arrivare a quella dei Maneskin che imperano oggi a livello europeo (mi dolgono le dita solo a scriverne il nome). Questo quando Elvis all’inizio del rock vestiva di lustrini e portava ciuffi di capelli imbarazzanti per l’epoca ed anche lui faceva parte di un’estetica ben precisa.

Il problema è che è prevalsa la logica di Imagine di Lennon, quella del sogno di un unità derivante non dallo sviluppo dell’unicità di ciascuno e dalla conciliazione e armonizzazione delle differenze, ma dalla dissoluzione/eliminazione delle differenze. Ha prevalso perché fa comodo ai mercati e a chi vuole plagiare l’umanità intera in modo funzionale ai propri interessi.

Il rock faceva e fa pensare, da’ stimoli per approfondire altre forme d’arte. Nel rock, così come nel Jazz c’è ribellione all’ordine costituito e proposta di mondi diversi alternativi. Non vedo destrutturazione nel prog degli anni 70 ma al contrario ristrutturazione di linguaggi del passato sia popolari che colti. Ora la deriva (che poi deriva non è) del trap e delle schifezze varie sono figlie di una società ormai finita da anni e che non hanno nulla a che fare con l’arte vera ma bensì con chi sta distruggendo scientemente la cultura tutta. Da questo il nostro italianissimo Battiato scrisse “La musica è stanca” già molti anni fa.

Letteratura, musica, cinema, arti figurate erano fino a qualche decennio fa erano strettamente correlate. Oggi non c’è niente se non una destrutturazione progettata, ovvero una distruzione della cultura programmata da parte di qualcuno che vuole mettere il bavaglio ai nostri figli.

Da quando la musica è stata data in mano ai produttori, troppe volte, hanno contaminato l’arte e la mentalità dei giovani. La bella musica ha resistito fino agli anni ’90. Poi dal 2000 in poi è iniziato il declino fino a giungere a oggi. La stessa cosa vale per il cinema.

“… i ragazzi sono agnelli / e la loro religione è di credere ai cantanti” Marco Masini

Le persone sono insicure, soprattutto i giovani. E cosa fanno le persone insicure? Seguono quelle sicure, o meglio, che ostentano sicurezza. I cantanti hanno bisogno di ostentare sicurezza, è necessario nel loro lavoro. Di conseguenza i giovani seguiranno i cantanti come una religione, qualunque cosa dicano, ed essi diranno tutto e il contrario di tutto. Chi gestisce i cantanti gestisce i giovani, quindi il presente e il futuro di questa e delle altre nazioni.

Do you believe in Rock and Roll? (Don McLean, American pie)

Il problema del rock è che gli abbiamo creduto ai tempi in cui era una cosa bella, perfetta e armoniosa in ogni sua parte, soprattutto nel canto estremo e poi completamente autodistruttivo di una Janis Joplin (che poi era il grande mito di un primo Robert Plant) che nel vederla adesso sembrava una nonnetta, seppur fosse giovane all’epoca, cantando “Piece of my heart” (stupenda e perfetta anche per me oggi a dire il vero).

“La maestra in estate ci dava sempre ripetizioni nel suo cortile, io stavo sempre seduto sopra un muretto a guardare il mare” F.Battiato “Sequenze e Frequenze”

Per rimanere nelle sfera delle emozioni, una cosa di cui pochissimi parlano di come prima gli strumenti musicali delle orchestre erano accordati a 432 hz. Questa é una frequenza che ci fa stare in armonia con la natura. Giuseppe Verdi si era battuto, ma invano per mantenerla come base per il tutto ciò che riguardasse la musica. Le bande militari hanno snaturato imponendo il 442 hz, e da queste c’è chi dice che nel tempo poi si sono create tutta una serie di linee di pensiero che hanno creato solo confusione. Ma le frequenze sono davvero così importanti?

La sequenza di youtube nel frattempo è passata da Janis Joplin a “Firth of the mirth” dei Genesis, una lunga ode a ciò che c’è di mistico e sacro dentro ognuno di noi, in maniera diversa, più dotta forse rispetto all’opera Stairway to Heaven dei Led Zeppelin; chi controlla youtube conosce i miei gusti come conosce i vostri ma questo perché glielo abbiamo consentito noi.

In Italia la musica non è più un veicolo di pensiero e costume ma solo di quest’ultimo. Purtroppo da molto tempo la musica nostrana è stagnante in una dimensione che è sufficiente ai profitti dell’industria musicale con ripercussione in parte anche sulla cultura popolare. Un fenomeno che da noi è molto marcato è quello dell’opinionista che poi si è sviluppato in influencer che è forte grazie ai numeri che genera e questo con la cultura non c’entra nulla.

Tutta la vita A far suonare un pianoforteLasciandoci dentro anche le dita
Su e giù o nel mezzo a una tastieraSiamo sicuri che era musica? (Lucio Dalla)
Foto wikipedia                                                                       ©Francesco Spuntarelli

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