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La prima guerra sino-giapponese

La lotta per il predominio asiatico è una storia vecchia di secoli, forse di millenni.

La prima guerra sino giapponese (in cinese Zhōngrì Jiǎwǔ Zhànzhēng, in giapponese Nisshin Sensou) venne combattuta dal 1º agosto 1894 al 17 aprile 1895 tra l’impero Qing e l’impero giapponese del periodo Meji per il controllo della Corea. 

La guerra sino-giapponese sarebbe diventata il simbolo della degenerazione e dell’indebolimento della dinastia Qing e la dimostrazione del successo dell’occidentalizzazione e modernizzazione del Giappone ad opera del Rinnovamento Meji rispetto all’autorafforzamento cinese. La principale conseguenza fu lo spostamento del dominio regionale in Asia dalla Cina al Giappone e una perdita di legittimità sia della dinastia Qing, sia della tradizione cinese classica. Ciò avrebbe portato più tardi alla rivoluzione del 1911.

Antefatti e cause del conflitto bellico

Il Giappone temeva l’espansionismo dell’impero russo nella Cina settentrionale e in Corea ed era alla ricerca di conquiste all’estero nel tentativo di emulare le politiche imperialiste praticate dai suoi mentori occidentali. Al contrario la Cina aveva sempre considerato gli stati vicini come vassalli; allo stesso modo la Cina coi suoi metodi aveva considerato vassalli gli stati occidentali che avevano umiliato lo stato Manciù (vedi i miei articoli sulla Guerra dell’oppio e la rivolta dei Taiping).

La posizione strategica della Corea di fronte alle isole giapponesi e le sue risorse naturali (carbone e minerali ferrosi) erano attraenti anche per gli interessi economici del Giappone. Nel1875 il Giappone impose alla Corea il trattato di Ganghwa, forzandola ad aprirsi al commercio giapponese e a proclamare la sua indipendenza dalla Cina nelle relazioni con gli stati esteri.

La Corea sotto la dinastia Joseon era tradizionalmente uno stato tributario della Cina. L’opinione pubblica in Corea era divisa tra i conservatori, che volevano mantenere la tradizionale relazione subordinata con la Cina, e i riformisti, che volevano stabilire legami più stretti con il Giappone e le nazioni occidentali e modernizzarsi; la Cina continuò comunque a esercitare la sua influenza sugli ufficiali governativi raccolti intorno alla famiglia reale.

Nel 1884 un gruppo di riformatori filo-giapponesi tentò di rovesciare il governo coreano, ma le truppe cinesi al comando del generale Yuan Shikai salvarono l’imperatore, uccidendo nell’azione numerose guardie della delegazione giapponese. La guerra venne evitata per poco, e Cina e Giappone firmarono la convenzione di Tientsin del 1885, in cui le due parti si accordavano che avrebbero:

  • ritirato le loro forze di spedizione fuori dalla Corea simultaneamente;
  • non avrebbero inviato istruttori militari per l’addestramento dell’esercito coreano;
  • avrebbero notificato all’altra parte se una delle due avesse deciso di inviare truppe in Corea.

Sviluppo bellico dei combattenti

Le riforme giapponesi del periodo Meji avevano dato una significativa priorità alle costruzioni navali e alla creazione di un efficace esercito e marina militare. Il Giappone inviò numerosi ufficiali militari all’estero per addestrarsi e per valutare le relative forze e tattiche degli eserciti e marine europee. Inoltre il governo si fece assistere da consiglieri militari francesi e tedeschi per creare un esercito imperiale e con britannici e statunitensi per la creazione di una marina giapponese.

Molte delle navi da guerra più nuove del Giappone furono costruite in cantieri britannici, francesi e tedeschi. All’inizio della guerra il Giappone poteva schierare una forza totale di 120.000 uomini in due eserciti e una flotta che comprendeva 12 moderni incrociatori protetti incrociatori protetti (con protezioni parziali) sebbene mancasse di navi da battaglia. In generale il potere militare giapponese era sulla carta inferiore a quello cinese, ma le sue forze erano più preparate e disponevano di un morale migliore. I giapponesi avevano formato un piccolo esercito a discapito di tradizioni e cultura passati.

L’esercito cinese della dinastia Qing seguiva le politiche tradizionali, affidandosi alla forza dei numeri. La Cina non possedeva un esercito o una marina nazionale, ma in seguito alla Rivolta dei Taiping era stato diviso in armate, rispettivamente Manciù, mongole, mussulmane e Han, con questi gruppi a loro divise in comandi regionali indipendenti. Durante la guerra la maggior parte dei combattimenti impegnò il corpo d’armata e la flotta del Pei-yang, mentre le richieste di aiuto ad altri eserciti e marine cinesi furono completamente ignorate a causa di rivalità regionali.

Sebbene il Pei-yang fosse l’esercito meglio equipaggiato e fosse considerato come un simbolo, la corruzione e il morale erano problemi seri. Infatti i politici erano soliti appropriarsi dei fondi, anche durante i periodi di guerra, i problemi logistici erano enormi, dato che la costruzione di ferrovie in Manciuria era stata scoraggiata, il morale degli eserciti cinesi era generalmente molto basso a causa di paghe scarse e basso prestigio, e l’uso diffuso dell’oppio e la presenza di cattivi leader contribuirono a ritirate vergognose, come l’abbandono di Weihaiwei, molto ben fortificata e difendibile. Purtroppo mancavano di addestramento moderno, risultarono in ogni fase della guerra sino-giapponese.

Nel 1893 venne assassinato (probabilmente da agenti di Yuan Shikai) a Shanghai Kim Ok-kiun, un rivoluzionario coreano pro-giapponese. Il suo corpo venne imbarcato su una nave da guerra cinese e rimandato in Corea, dove venne squartato ed esposto come monito per altri ribelli. Il governo giapponese lo prese come un affronto diretto e la situazione divenne ancora più tesa quando il governo cinese, su richiesta dell’imperatore coreano Gojong, inviò delle truppe per sopprimere la rivolta contadina di Donghak. In ottemperanza alla convenzione di Tientsin, il governo cinese informò il governo giapponese della sua decisione di inviare le truppe nella penisola coreana e inviò il generale Yuan Shikai come suo plenipotenziario alla testa di 2.800 uomini.

Il governo giapponese contestò questa azione come violazione della Convenzione e inviò una propria forza di spedizione (la Brigata Composita Oshima) di 8.000 uomini. L’8 giugno la forza giapponese sequestrò l’imperatore e occupò il Palazzo Reale a Seul (1894), rimpiazzando il governo esistente con membri della fazione pro-giapponese. Il nuovo governo coreano conferì quindi al Giappone il diritto di espellere le truppe cinesi, ma la Cina rifiutò di riconoscere la legittimità del nuovo governo.

La guerra venne dichiarata ufficialmente il 1º agosto 1894, sebbene si fossero già verificati alcuni combattimenti. L’Esercito imperiale sconfisse il male equipaggiato Corpo d’armata del Pei-yang nella battaglia di Pyongyang il 15 settembre e si spinse rapidamente a nord nella Manciuria. Il 17 settembre la Marina nipponica distrusse 8 su 12 delle navi da guerra della flotta del Pei-yang al largo della foce dello Yalu (tra Corea e Manciuria). La flotta cinese si ritirò quindi dietro le fortificazioni di Weihaiwei, dove furono nuovamente prese di sorpresa dalle truppe di terra giapponesi che aggirarono le difese del porto.

Il 21 novembre 1894 i giapponesi occuparono la città di Lushunkou (poi Port Arthur), uccidendo parte della popolazione. L’esercito giapponese è accusato in quest’occasione di aver massacrato migliaia di civili cinesi (da alcune stime circa 20.000) in quello che viene chiamato Massacro di Port Arthur.

Il 2 febbraio, dopo la caduta di Weihaiwei e il miglioramento delle dure condizioni invernali, le truppe giapponesi si spinsero ulteriormente nella Manciuria meridionale e nella Cina settentrionale. Nel marzo 1895 i giapponesi avevano ormai il controllo di posizioni fortificate che presidiavano l’accesso a Pechino dal mare.

La situazione alla fine della guerra, il trattato di Shimonoseki.

La Cina, sconfitta, firmò il trattato di Shimonoseki (Aprile 1985). Il trattato concedeva l’indipendenza totale alla Corea e cedeva la penisola Liaodong (provincia di Fengtian), la Manciuria (l’attuale Liaoning, in Cina), Taiwan e le isole Pescadores. Inoltre la Cina avrebbe dovuto pagare al Giappone, come riparazione di guerra, 200 milioni kuping tael (pari circa al prezzo di acquisto delle navi da battaglia britanniche o tedesche), firmare un contratto commerciale che permetteva alle navi giapponesi di operare sul fiume Chang Jiang, di gestire fabbriche produttive nei porti del trattato e di aprire altri quattro porti al commercio con l’estero.

Questo trattato simboleggia il sorgere dell’imperialismo giapponese. La vittoria dimostrò che il Giappone era quasi alla pari con le potenze occidentali e che era il potere dominante in Asia. Il suo rapido sviluppo politico, industriale e la sua rapida espansione economica portano a considerare il Giappone alla pari con la Germania europea dell’epoca.

Il Giappone si aspettava di essere riconosciuto come primo potere imperialista dell’Asia e come pari delle nazioni dell’Occidente. Comunque la vittoria del Giappone incoraggiò le richieste imperialistiche sulla dinastia Qing da parte di altre potenze occidentali. Russia, Francia e Germania si unirono con il trattato del Triplice per impedire l’insediamento territoriale giapponese in Manciuria e quindi si divisero tra di esse il territorio. La Russia occupò quasi immediatamente l’intera penisola di Liaodong fortificando specialmente Port Arthur La Francia e la Germania ottennero anch’esse porti e concessioni commerciali. Tsingtao nello Shaodong venne acquisita dalla Germania e Weihaiwei dal Regno Unito. Il Triplice intervento fece infuriare il Giappone, piantando i semi della guerra russo-giapponese(1904-1905). La relativa facilità della vittoria giapponese sulla Cina incoraggiò ulteriori acquisizioni giapponesi nel territorio cinese.

La sconfitta della Cina e i termini del trattato di Shimonoseki fecero infuriare la nobiltà e gli studenti cinesi e intensificare le pressioni per una modernizzazione più radicale. La sconfitta per mano del Giappone fu particolarmente umiliante, perché questa era considerata una nazione tradizionalmente tributaria della Cina. La frustrazione tra la nobiltà cinese per la sconfitta portò all’abortita riforma dei cento giorni. Poco dopo la guerra Sun Yat-sen fondò il movimento rivoluzionario repubblicano che nel futuro sarebbe diventato il partito politico del Kuomintang.

La guerra sino-giapponese causò anche un fondamentale orientamento della politica estera russa dall’Europa all’Asia. Il governo russo concluse che il Giappone costituiva una minaccia importante alla sua frontiera siberiana, debolmente difesa, e pertanto accelerò rapidamente i piani per la colonizzazione russa della Manciuria, prendendo l’estrema decisione di far passare la ferrovia transiberiana attraverso la Manciuria settentrionale, per accorciare la distanza tra il Lago Baikal e Vladivostok. Quando la ribellione dei boxers (vedi il mio articolo al riguardo) danneggiò pesantemente la ferrovia, la Russia rispose inviando in sua difesa oltre 100.000 soldati per occupare tutta la Manciuria. I Giapponesi poterono interpretare quest’enorme sforzo e impegno militare in un unico modo: la Russia intendeva rimanere definitivamente nel territorio. Le ambizioni russe e giapponesi sulla Manciuria e sulla Corea portarono alla guerra russo-giapponese. Per la prima volta un esercito orientale vinse una battaglia con un’esercito occidentale. In quell’occasione l’intera potente flotta russa (comparabile a quelle statunitense, italiana e francese, sebbene inferiore a quelle britannica e tedesca) venne annichilita dalla Marina imperiale Giapponese.

foto Alamy                                              ®  Francesco Spuntarelli

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