Le opere proiettate erano spesso film horror o di fantascienza, prodotti da piccole società come la Allied Artists o la American International Pictures (Aip), grazie alle quali hanno mosso i loro primi passi attori come Jack Nicholson o il regista Francis Ford Coppola. I drive-in avevano preso piede anche in Canada e in Australia, paesi dal vasto territorio e dalla bassa densità abitativa, ma molto meno in Europa, e in particolare in Francia, dove i rari tentativi sono falliti. Poi, negli anni ’80, con l’irruzione delle videocassette e lo sviluppo della tv via cavo, gli spettatori statunitensi hanno disertato l’abitacolo delle loro auto, preferendo i loro salotti.
Ma ora che i cinema sono chiusi a causa della pandemia, i drive-in stanno facendo il loro inatteso ritorno, anche in zone dove non avevano mai prosperato.
Dal 12 marzo, quando in Germania sono state imposte le prime misure di isolamento, l’Autokino di Essen, uno dei due drive-in attivi nel paese, registra il tutto esaurito ogni sera (le proiezioni all’aria aperta possono svolgersi solo con il buio). Qui viene proiettato il film Manta Manta, il cui protagonista, oltre alla coppia di attori principali, è un’Opel Manta. Questa commedia per adolescenti era stata un grandissimo successo al botteghino tedesco nel 1991, ma non era mai stata distribuita all’estero. Sicuramente a causa della sua estrema mediocrità.
In un’intervista con la rivista statunitense The Hollywood Reporter, il gestore dell’Autokino di Essen ha spiegato che “l’opera proiettata non ha alcuna importanza. Le persone vogliono uscire e vedere un film. Registriamo il tutto esaurito con varie settimane d’anticipo”.
Anche l’altro “autokino”, a Colonia, registra un alto numero di prenotazioni. Sulla sua pagina Facebook è scritto ironicamente “metadone per i drogati di cinema”. Ma questa droga palliativa si mostra rispettosa delle norme sanitarie, perché l’ingresso è consentito solo a 350 auto su una capacità di mille veicoli, al fine di rispettare le norme sul distanziamento. Sempre in Germania, nella città di Marl, è stato aperto un drive-in “selvaggio” su un terreno dietro un bar per motociclisti.
Lo stesso entusiasmo si può osservare in Corea del Sud da febbraio, quando i cinema sono stati chiusi. A Daegu, sede dei campionati mondiali d’atletica del 2011, la frequentazione del drive-in locale è aumentata dal venti per cento dall’inizio della crisi sanitaria. Nel distretto di Nowon, a est di Seul, le autorità locali incoraggiano l’apertura di queste strutture per aiutare la popolazione a lottare contro lo stress.
Negli Stati Uniti, la situazione di questo settore in declino è oggi più rosea, soprattutto a causa della chiusura delle sale cinematografiche da marzo. Eppure, sui 320 drive-in in attività, solo una ventina è rimasta aperta. Il loro principale limite è la mancanza di film da proiettare, perché le poche novità vengono trasmesse dalle piattaforme di video on demand.
Un drive-in a Hockley, in Texas, ha visto i suoi incassi prima aumentare del quaranta per cento, a metà marzo, e poi raddoppiare una settimana dopo, quando ha proposto in alternanza due opere di finzione: Onward, il nuovo film d’animazione della Pixar, e L’uomo invisibile. Sicuramente non sarà sufficiente per reggere fino all’inizio di luglio, quando le sale statunitensi dovrebbero – molto ipoteticamente – riaprire i battenti. Ma se la chiusura dovesse prolungarsi oltre l’estate, i drive-in rappresenterebbero uno sbocco che gli studios hollywoodiani non mancherebbero di sfruttare.
di Federico Ferrone