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La  “Russofobia” … A.D. 2022

NON PIU’ Dalla RUSSIA con AMORE, dai tempi di James Bond
….. MA OGGI SOLO “RUSSOFOBIA con FURORE
(una coproduzione NATO-USA) 

un’analisi di  GUGLIELMO di BURRA

Putin, quale nuovo Zar della Russia, che gli occidentali hanno ribattezzato “Stato canaglia”, è il nuovo nemico assoluto!
Il leader russo è l’ultimo di una lunga serie che, secondo una tattica oratoria americana mirante a screditare gli avversari politici,  viene comparato a Hitler. Inoltre, per l’Occidente, Putin è anche pazzo, alla pari di tutti i capi di Stato che si sono contrapposti agli USA, non accettando il ruolo di suddito nel “nuovo ordine mondiale”. La condanna biblica e la demonizzazione del nemico, vanno di pari passo con la pazzia del criminale di turno, sempre riscontrata, peraltro, da studi privi di ogni valore scientifico, ma che producono nell’opinione generale, comunque,  gli effetti mediatici desiderati dagli americani e supportati dalle lobby europee.

            La narrazione che viene diffusa dai media ci impone fatti di guerra con immagini e contenuti univoci e conformi alle strategie  di propaganda della Nato e degli Stati occidentali, comprese le innumerevoli false notizie sulla guerra ucraina, che vengono molto spesso contraddette dai fatti, ma solo dopo aver generato, come da programma, l’effetto terrorizzante nelle masse.

            Quale nefasta eredità dell’impero britannico, dal punto di vista geopolitico, l’Occidente di oggi ha ridato vita a un relitto storico: il sentimento anti-russo, la russofobia. Cioè la manifestazione di un atteggiamento che prese avvio più di mille anni fa, a partire da Carlo Magno,  maturata a seguito di divergenze su questioni religiose, geopolitiche e ideologiche,  di cui attraverso i secoli si è nutrita la russofobia europea prima e statunitense poi, che ancora oggi porta l’Occidente a odiare l’“orso” russo e a temere il suo presunto imperialismo.

            Secondo la vulgata, con l’invasione dell’Ucraina, Putin si è reso responsabile di crimini di guerra e perciò dovrà essere processato dalla Corte penale internazionale dell’Aja, come lo furono Milosevic, Saddam Hussein ed altri. Tuttavia, occorre rilevare che anni addietro anche l’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Henry Kissinger, fu accusato di essere responsabile di oltre 70 colpi di Stato nel mondo, compiuti direttamente o indirettamente  dagli USA, con uno smisurato numero di vittime. Ma il buon Kissinger non fu mai processato, perché non imputabile, dal momento che gli Usa non hanno mai aderito alla Corte penale internazionale dell’Aja. Pertanto, i criminali di guerra americani, giuridicamente, sono sempre innocenti e considerati ex legibus soluti, cioè immuni da sanzioni.  

            Putin è considerato un leader antistorico, perché erede della tradizione imperiale russa dei secoli passati. Un arretrato. Diversamente, l’imperialismo americano, con le sue ricorrenti operazioni di guerra preventiva e di mantenimento della pace (peacekeeping), risulta attuale e operativo nel corso della storia presente e futura, purtroppo.

Vladimir Putin (2018)

            Ormai Putin è un leader isolato internazionalmente e visto prossimo alla defenestrazione. Eppure, in sede ONU ben 35 Stati si sono astenuti in merito alla risoluzione di condanna della Russia, ed altri 5 hanno espresso voto contrario. Il fronte degli astenuti e dei contrari rappresenta, oltre alla metà della popolazione mondiale, un insieme di Paesi che posseggono larga parte delle materie prime del mondo.

            Putin viene rappresentato come un leader impopolare anche in Russia e la sua rimozione sembra ormai imminente. Di continuo, sui media, vengono diffuse immagini di manifestazioni di oppositori interni che sono sottoposti a dura repressione da parte di un regime ritenuto totalitario e guerrafondaio. Attualmente la Russia è un Paese in guerra e come tale è in stato di emergenza (ma anche in Italia, da anni ormai, non si governa, forse, a colpi di emergenza?).  Ma se in Russia, con la guerra in atto, sono state adottate misure restrittive delle libertà politiche, condannate aspramente dagli occidentali, cosa avrebbe fatto ieri l’America  qualora, dopo gli attentati dell’11 settembre, si fossero riversate nelle piazze delle città americane masse di oppositori a Bush; non osiamo immaginare a quali misure repressive sarebbero stati sottoposti i manifestanti. E oggi cosa farebbe l’America se  la Cina o la Russia stessero in procinto di costruire basi militari ai loro confini canadesi e messicani? Cosa accadrebbe?

            Il dissenso russo, filo occidentale e di matrice liberale, viene amplificato dai media, ma, diversamente da come si vuol far credere, esso è assai minoritario, come le ultime elezioni hanno confermato. Così, come in altri Paesi che si sono contrapposti al dominio globale americano (ad esempio Venezuela e Iran), le classi dominanti, che sono convenientemente inserite nel sistema dell’economia globale, sono di cultura liberal e simpatizzano per gli USA.  I popoli, invece, restano legati ai propri valori identitari e costituiscono una riserva di consenso maggioritario per i loro leader. Il popolo russo, che non ha mai conosciuto il vero benessere, non ha molto da perdere con le sanzioni inflitte dall’Occidente, al contrario delle élites, i cui privilegi potrebbero venir meno.

            La blitzkrieg, ovvero la guerra lampo, di Putin è fallita. Ci viene detto che la sua strategia militare si è rivelata disastrosa, in quanto l’esercito russo è dotato di armamenti obsoleti e il loro coordinamento sul territorio si è dimostrato inefficiente. Secondo il racconto mediatico di fonte ucraina, le perdite russe ammonterebbero a 12.000 uomini. E principalmente, l’errore più grave commesso da Putin consisterebbe nell’aver sottovalutato la resistenza patriottica ucraina. E cosa dire, viceversa, del regime di Kiev che utilizza costantemente la disinformazione e la propaganda militare per coprire i guasti e, soprattutto, le perdite di personale e attrezzature?

            Sicuramente da parte russa errori strategici saranno stati commessi. Ma bisogna anche tener conto che dal 2014 le forze ucraine sono state ampiamente addestrate e dotate di moderni armamenti da parte della Nato. In effetti, dal 2014 in poi la guerra non si è mai interrotta, anche se praticata a bassa intensità e a rimetterci sono state le popolazioni russe del Donbass, con oltre 14.000 vittime, diventate bersaglio di azioni belliche messe in atto da reparti di truppe irregolari, tra cui figurano i miliziani di matrice neonazista della Brigata Azov, ora inseriti, come truppe speciali, nell’esercito ucraino. Su questi tristi avvenimenti, e sull’impiego di truppe che si richiamano apertamente al nazismo, non è stata pronunciata alcuna condanna da parte occidentale. Così come non viene nemmeno menzionata, dalla vulgata dei media occidentali, la presenza di reparti neonazisti, cioè gli eredi ideali di quelle truppe tedesche che invasero l’Ucraina e furono respinte dai russi (ed anche dagli ucraini), al prezzo di tre milioni di morti.

            Attualmente, secondo quanto ci viene riferito, oltre due milioni di ucraini sono fuggiti verso l’Europa, che si sta prodigando molto per l’accoglienza di questa massa di rifugiati. Europa che quotidianamente dà il massimo risalto mediatico alla sua politica umanitaria, organizza grandi manifestazioni per la pace, ma ipocritamente tace riguardo alle sue responsabilità sulla deflagrazione di un conflitto tra popoli europei che poteva essere evitato, qualora avesse attuato, come avrebbe ben potuto e dovuto, un’azione mediatrice indipendente dalla Nato. Su questa dolorosa vicenda, a dimostrare lo schieramento di parte dei nostri media, va sottolineato, inoltre, che  nessuna notizia è stata data sulla sorte di 220.000 profughi russi che hanno dovuto abbandonare le regioni orientali dell’Ucraina.

Kirill I 2012

In aggiunta, è stato sottoposto alla gogna mediatica Kirill I, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, schieratosi a difesa dei valori identitari della tradizione cristiana-ortodossa della Russia contro l’espansionismo occidentale, che in merito alle cause del conflitto russo-ucraino dice: “la russofobia si sta diffondendo nel mondo occidentale a un ritmo senza precedenti“… ed aggiunge “Questo conflitto non è iniziato oggi. Sono fermamente convinto che i suoi iniziatori non siano i popoli di Russia e Ucraina, che provengono dal fonte battesimale di Kiev, sono uniti in una fede comune, hanno santi e preghiere comuni e condividono uno stesso destino storico. Le origini del confronto risiedono nei rapporti tra Occidente e Russia“.
Inoltre, l’arcivescovo ortodosso sostiene che questa guerra è esplosa dopo che “per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass”, … “dove c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale”
Per il capo della Chiesa ortodossa russa, l’attuale conflitto rappresenta lo scontro tra la preservazione dei valori cristiani, che costituiscono la parte integrante delle radici identitarie della Russia, contro l’invasione corruttrice dei “valori” dell’Occidente. E quali sono i valori in virtù dei quali l’Occidente rivendica il proprio primato morale nel mondo? Forse, si possono così sintetizzare: L’individualismo assoluto, il materialismo consumista, il neoliberismo economico degli adoratori di Mammona (la ricchezza materiale, il profitto, il guadagno), il nichilismo spirituale, il mito tecnologico transumanista, l’ideologia gender, il postmodernismo dilagante.
A tal proposito così si esprime il politologo e filosofo russo Aleksandr Dugin: “L’umanità europea ha scelto di uccidere Dio: questa è la scelta della modernità, con l’annichilimento della sacralità, della chiesa, della trascendenza, di tutti quegli aspetti divini, di tutti quei valori verticali, eroici o sacerdotali. Ma questa scelta di uccidere Dio era stata già fatta, precisamente, la morte di Dio è alla base fondamentale della modernità, ma oggi c’è un’altra scelta: uccidere l’uomo”.

            Alla posizione di sostegno alla Russia del patriarca Kirill, ha fatto riscontro la condanna della Chiesa Cattolica. Ma, da molti anni, la Chiesa di Roma si è ben guardata dal proferire simili condanne nei riguardi dei valori del materialismo individualista dominante nella società occidentale. Alcune volte si è espressa con toni tiepidi, ma più spesso ha preferito tacere. Addirittura, varie correnti del cattolicesimo (come il clero tedesco), si sono omologate ad essi.  L’americanismo occidentale è una contaminazione dell’anima che ha corroso la spiritualità e l’identità dei popoli fino alle loro radici. L’Europa, pertanto, nell’identificarsi con tale cultura sta distruggendo se stessa.

            L’obiettivo finale del blocco occidentale, sin dal 1991, con la scomparsa dell’Unione Sovietica, è quello di destabilizzare la Russia. Secondo le aspettative occidentali l’arma economica delle sanzioni dovrebbe provocare il default della Russia. Ci si aspetta, perciò, che l’implosione economica russa, conseguentemente, dovrebbe innescare una spirale di crisi che provocherebbe il rovesciamento di Putin ad opera degli oligarchi o dei militari. Gli oligarchi, privati dei loro ingenti patrimoni, soggetti a sequestro in Occidente, potrebbero essere indotti a rimuovere Putin con un colpo di Stato. Gli oligarchi russi, quale élite economica che ha accumulato enormi ricchezze con le privatizzazioni effettuate in seguito al crollo dell’URSS, furono successivamente ridimensionati nella loro influenza politica dall’avvento al potere di Putin.  
Ma gli oligarchi non stanno solo in Russia,  bensì sono presenti anche in Ucraina ed hanno largamente influenzato la svolta filoccidentale del loro Paese. Lo stesso presidente, Zelenski, possiede ingenti patrimoni anche in Italia.

            Ed in Occidente non esistono oligarchi? C’è gente molto strana nella Silicon Valley: un esercito di tech-miliardari – da Jeff Bezos a Peter Thiel, da Elon Musk a Larry Page – divenuti più ricchi dei leggendari Creso e Re Mida, che oggi utilizzano i loro soldi per inseguire sogni talmente bizzarri che, almeno da noi comuni mortali, sarebbero da classificare come “follie da megalomani”. Ma il problema serio è  che le follie di questi “paperoni”, con le risorse economiche più o meno infinite di cui dispongono, potrebbero anche diventare realtà. E cosa sono, poi,  Bill Gates, George Soros, Warren Buffett e tanti altri, se non oligarchi?

Mappa dell’espansione storica della NATO in Europa.

            Data la russofobia largamente imperante, quelli russi vengono additati al pubblico ludibrio, quali sostenitori di Putin, mentre quelli americani vengono esaltati dai media quali eccelsi filantropi globali e lodevoli missionari della liberaldemocrazia  (il vitello d’oro dei popoli occidentali tanto smarriti quanto inebriati dal nulla) nel mondo, nonostante abbiano ripetutamente finanziato rivoluzioni colorate,  guerre e  colpi di Stato in ogni parte del globo, con immensi spargimenti di sangue.

            Inoltre, occorre porre in rilievo che mentre in Russia è il regime di Putin a controllare gli oligarchi, in Occidente, al contrario, sono gli oligarchi stessi ad orientare le scelte e ad imporre le decisioni politiche fondamentali degli USA, della Nato e degli alleati atlantici. Consideriamo Putin un autocrate, ma quale democrazia vige in Occidente, dal momento che a governare sono le influenti lobby e le aristocratiche élites, senza minimamente tener conto del consenso popolare dei governati? Non sono quindi le potenti oligarchie finanziarie a legittimare il primato morale e politico dell’Occidente su scala globale?

            Qualunque sarà la conclusione di questo conflitto, certamente non sarà una eventuale sconfitta della Russia a salvare l’Occidente dalla propria decomposizione interna, che si appalesa sempre più evidente. Il corso della storia si evolve, come sempre, e un nuovo mondo multipolare si afferma.

            Con la sua secolare aprioristica russofobia, a rappresentare un relitto ottocentesco della storia, è oggi l’Occidente e non certo la Russia di Putin.

21 marzo 2022

 

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