LA SAGA DI CASA SAVOIA: dal Medioevo ad oggi, in un ampio saggio di Antonio Parisi
La saga di Casa Savoia. “Storie e retroscena di politica, guerre, intrighi e passioni”
Nel libro di circa 400 pagine pubblicato dalle Edizioni DIARKOS,
la storia di Casa Savoia scandagliata da ANTONIO PARISI
una recensione di FABRIZIO FEDERICI
La saga di Casa Savoia * è un ampio e documentato saggio (basato su una ricerca storica molto accurata, pur con conclusioni, a nostro parere, non sempre del tutto condivisibili) che Antonio Parisi – già Direttore Emerito di “Consulpress”, dell’Emittente TV Rete Mia e del Quotidiano Il Meridiano, autore di vari libri d’inchiesta – ha dedicato a “Storie e retroscena di politica, guerre, intrighi e passioni” della ben nota Dinastia.
Sfilano, nella ricostruzione di Parisi, le figure più significative di Casa Savoia, iniziando dal Medioevo. Capostipite della dinastia è quell’Umberto Biancamano di Moriana di cui poco si sa per sicuro, ma che comunque compare in una trentina di documenti dalla fine del 900 al 1040 d. C.: Parisi evidenzia anche quel singolare gioco della storia che ha visto la Casa Savoia iniziare con Umberto Biancamano e terminare – almeno come dinastia regnante – con un altro Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III, nel 1946.
Nel 1034, proprio il Biancamano, alla testa delle milizie fedeli al re Corrado II e all’imperatore Enrico II, sconfigge Oddone di Champagne, pretendente al trono di Borgogna, consegnando definitivamente questo regno a Corrado II. Quest’ultimo, per ricompensare Umberto, lo fa Signore di un vasto territorio, compreso tra il Lago di Ginevra, il corso del Rodano, Belley e Chambéry, in Savoia.
I Savoia, appunto: alla morte di Umberto Biancamano (1048), la neonata dinastia, regnando anche sulla Val d’Aosta, si troverà di fatto “padrona” dei valichi alpini occidentali. Fattore decisivo, questo, che contribuisce a spiegare anche le successive scelte di Casa Savoia nelle varie guerre di Successione settecentesche, ove il Regno di Sardegna si troverà a parteggiare ora per l’ Austria, ora invece per la Francia.
Inizia, poi, l’epopea risorgimentale. Qui l’Autore focalizza – soffermandosi su particolari inediti, e cogliendo sempre anche gli aspetti umani dei personaggi – le figure di Carlo Felice, Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II ed i complessi giochi di potere che vedono, come loro comprimari, Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, il quale solo nel 1868, pochi anni prima di morire, sarà amnistiato dalla condanna a morte comminatagli dal Regno di Sardegna, in quanto strenuo avversario della monarchia.
Sulla questione della vera natura della “Conquista del Sud” (giusto, logico passo avanti sulla via della piena unificazione nazionale o imperialistica espansione della casa Savoia, in combutta con grandi potentati esteri, specie britannici, perpetuante la storica subalternità meridionale?), Parisi si mantiene il più possibile obiettivo. Ad oltre 160 anni dall’Unità d’Italia, se si vuole chiudere sufficientemente questa diatriba, che continua indirettamente a condizionare la politica italiana, specie per quanto riguarda la “Questione Meridionale”, è indispensabile proseguire la lettura critica di quanti più documenti e carteggi possibile di quei decenni: evitando di scivolare ancora nell’agiografia, tanto risorgimentale-sabauda quanto neoborbonica.
Ed eccoci al Secolo breve e alla sua cupa notte di guerre e genocidi. “In medias res” della Seconda Guerra Mondiale, l’Autore analizza, tra l’altro, i complessi e incredibili retroscena della nostra entrata nel conflitto bellico, avvenuta del giugno del 1940. Secondo la vulgata ufficiale, decisa da un Benito Mussolini schierato senza riserve al fianco di Adolf Hitler e da un Vittorio Emanuele III smanioso di potere e di conquiste territoriali.
Ma che fine han fatto – si chiede Parisi – anzitutto le lettere che sarebbero state inviate nel 1940, prima del 10 giugno, dal presidente francese Albert Lebrun, tramite il Vaticano, a Vittorio Emanuele III, per sollecitare un nostro intervento in guerra insieme alla Germania, onde moderarne le pretese in caso di vittoria ? Lettere la cui esistenza fu confidata dallo stesso Umberto II, nel 1979, in un’intervista di Nicola Caracciolo.
Inoltre, quali segreti conteneva il memoriale (non un semplice diario) che – secondo autorevoli testimonianze di membri di Casa Savoia, politici e giornalisti – sempre Vittorio Emanuele III avrebbe scritto tra il Regno del Sud e l’esilio ad Alessandria d’Egitto, soffermandosi su temi decisivi come la Marcia su Roma, la Guerra Mondiale, il 25 Luglio, l’8 Settembre e tutte le altre vicende sino al 2 Giugno 1946 ? Ma anche su personaggi come Giolitti, Mussolini, Grandi, Badoglio, De Gasperi e Sforza ?
L’ultima parte del saggio è dedicata a questioni ancora oggi poco chiare, obiettivamente non in linea con gli ideali democratici della Repubblica confermati dalla Costituzione.
Il Referendum istituzionale fu il 2 giugno 1946: perché il Ministro dell’Interno, il socialista Giuseppe Romita, tenne segreti i risultati di 34.112 sezioni sino almeno alla notte del 4 giugno? E perché De Gasperi, con lettera al ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, sempre del 4 giugno, affermava di ritenere la monarchia probabile vincitrice? Come, e perché, soprattutto, il Consiglio dei ministri, senza attendere la decisione definitiva della Corte di Cassazione, la notte tra il 12 e il 13 giugno esautorò Umberto II – che partì per il Portogallo il giorno dopo – trasferendo i poteri ad Alcide De Gasperi come Capo provvisorio dello Stato mentre, negli stessi giorni, a Napoli, Giovani Monarchici cadevano sotto il fuoco della Polizia, durante le proteste davanti alla sede del P.C.I. -Partito Comunista Italiano, in via Medina ?
Chiude il libro un capitolo sui Movimenti Monarchici dopo il 2 giugno del 1946: con speciale attenzione alle vicende dell’U.M.I. -Unione Monarchica Italiana, del F.M.G. -Fronte Monarchico Giovanile e, in ultimo, del FERT, nato negli anni ’90. E dei loro dirigenti, come Sergio Boschiero, Antonio Maulu, lo stesso Antonio Parisi, Antonio Tajani (sì, proprio l’attuale Vicepremier e Ministro degli Esteri), Luigi Marucci, Alfredo Pellegrini Pacchiani ed altri.
Il 18 marzo 1983, in una clinica di Ginevra, muore l’ex “Re di Maggio”, Umberto II.
Ai suoi funerali nell’Abbazia di Altacomba/Hautecombe, in Savoia francese (da secoli luogo di sepoltura e mausoleo storico dei membri di Casa Savoia), non sarà presente alcuna rappresentanza ufficiale della Repubblica Italiana. Poco tempo prima di morire, Umberto aveva stabilito, tra l‘altro, la donazione al Vaticano della Sindone: la storica reliquia, riconducibile presumibilmente (pur in mancanza di prove assolute) allo stesso Gesù Cristo, che sin da metà del XV secolo era appartenuta a Casa Savoia.
Il 3 febbraio 2024, infine, a Ginevra scompare anche Vittorio Emanuele, figlio di Umberto II.
E protagonista, purtroppo, anche di vicende di cronaca giudiziaria inquietanti, dalle accuse per la morte del 19enne tedesco Dirk Hamer, rimasto ferito in una sparatoria nella notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 sull’isola di Cavallo, in Corsica, a quelle di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, corruzione, concussione e altro mossegli, nel 2006, dal magistrato Henry John Woodcock. Ma per i fatti di Cavallo, Vittorio Emanuele viene prosciolto nel 1991 dalle accuse di omicidio dalla Corte d’Assise di Parigi (con condanna, tuttavia, a 6 mesi di carcere per il porto abusivo della sua arma da fuoco); mentre per l’altra inchiesta, il Gup del Tribunale di Roma, Marina Finiti, nel 2010, al termine del giudizio con rito abbreviato, scagiona da ogni accusa il principe e altre cinque persone coinvolte nelle indagini, perché “il fatto non sussiste”.
Insomma, piaccia o meno, l’importanza di Casa Savoia per la storia d’Italia resta una realtà essenziale, di cui non si può non tenere conto. I Savoia sono la “Dinastia“ che, al di là di tutte le possibili e legittime critiche, ha avuto il merito indiscutibile di aver unificato l’Italia: svolgendo, per il nostro Paese, un ruolo analogo a quello dei Merovingi in Francia, dei Plantageneti in Inghilterra e degli Hohenzollern in Germania (che, però, sarebbe assurta a Stato unitario solo 10 anni dopo l’Italia).
Una restaurazione monarchica in Italia, conclude Parisi, certo è improbabile: tuttavia, non si può mai prevedere in pieno il corso – a volte apparentemente bizzarro, addirittura assurdo, ma in realtà sempre dotato d’una sua logica – della Storia.
Fabrizio Federici
(*) La saga di Casa Savoia. Storie e retroscena di politica, guerre, intrighi e passioni di Antonio Parisi, Reggio Emilia, Diarkos, 2024, 384 pagine, 18 euro
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