La sfida di Giuditta
A settant’anni dalla sua riscoperta la mostra a A Palazzo Barberini di uno dei capolavori del Caravaggio
Un viaggio tra le opere del Cinquecento e del Seicento tra violenza e seduzione
Nelle sale del bellissimo palazzo Seicentesco è possibile ammirare una delle opere considerata capolavoro dell’epoca, realizzata da Michelangelo Merisi detto Caravaggio per il banchiere Ottavio Costa, uno degli uomini più ricchi della Roma dell’epoca.
Il fortuito ritrovamento del quadro
In netta contrapposizione con la storia di molti capolavori rinascimentali che facevano della divulgazione il punto di forza per il successo, Costa la custodiva con estrema gelosia, sempre coperta da un drappo di seta lontano da sguardi indiscreti.
Per questo se ne persero le tracce fino al 1951 quando Pico Cellini, uno dei più importanti restauratori del Novecento, venne invitato da un suo amico a visionare un quadro ritenuto del Gentileschi, talmente rovinato da presentare addirittura un foro.
Settant’anni dalla sua riscoperta e a cinquanta dall’acquisizione da parte dello Stato Italiano
Come ha voluto sottolineare la direttrice delle Gallerie Nazionali, «questa mostra corrisponde perfettamente alla mia visione di un museo in continua narrazione polifonica, confronto e scambio fra collezione e mostre temporanee. Un racconto in costante evoluzione con l’obiettivo di offrire chiavi di lettura sempre diverse ai nostri visitatori»
L’opera riprende le gesta narrate nel Libro di Giuditta, la vedova di Betulia che riuscì a salvare il popolo ebraico dagli Assiri.
Narra la storia che la il generale assiro Oloferne, ammaliato dalla bellezza della donna, si addormentò ubriaco a seguito di un ricco banchetto organizzato in suo onore, così Giuditta approfittò della situazione per decapitarlo.
Il Caravaggio è riuscito con la sua opera a ricreare quasi un’instantanea di quell’episodio, regalando a chi lo osserva una scena cruda decisamente contro corrente rispetto alle versioni precedenti, in cui veniva mostrata la testa di Oloferne quasi a sugellare la vittoria e la liberazione del popolo ebraico.
Giuditta al bivio tra Maniera e Natura
Il percorso viene suddiviso in quattro sezioni nella prima possiamo veder opere il cui tema è incentrato sulla violenza del momento scelto per rappresentare la storia biblica,
Caravaggio e i suoi primi interpreti
L’opera di Caravaggio la fa da padrona, si mostra la scena di un vero e proprio omicidio, una spaccatura netta con le passate tradizioni , che trova un corrispettivo nelle rappresentazioni teatrali o nelle rappresentazioni sacre.
Una scena cruda in netto contrasto con la bellezza di Giuditta diventata musa per gli artisti che vollero reinterpretare la vicenda: troviamo opere di Trophime Bigot, Valentin de Boulogne, Louis Finson, Bartolomeo Mendozzi, Giuseppe Vermiglio e Filippo Vitale
Artemisia Gentileschi e il teatro di Giuditta
La penultima sezione è dedicata ad una donna, Artemisia Gentileschi appunto, la quale cerca di rappresentare la scena dando risalto alla figura femminile, facendola risultare una donna caparbia e forte, genere molto apprezzato nelle corti europee.
Le virtù di Giuditta. Giuditta e Davide, Giuditta e Salomè
L’ultima sezione si sofferma al tema del confronto tra il tema di Giuditta e Oloferne, con quello di Davide e Golia i quali sono accumunati dal tema allegorico dell’astuzia, ingegno che prevale sulla brutalità. Altro tema è quello del gesto della decapitazione presente del martirio di Giovanni e la storia di Salomè, la figlia di Erodiade raffigurata nell’Opera di Tiziano.
Gianfranco Cannarozzo
Foto ©GianfrancoCannarozzo, Wikipedia
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www.eurocomunicazione.com/2017/10/22/a-palazzo-barberini-tutte-le-bizzarrie-di-arcimboldo/