La “Terza Repubblica” sotto il segno delle 5 Stelle ?
È NATA LA TERZA REPUBBLICA IN 3 D
La legislatura del 2013, durata cinque anni e morta il 3 marzo 2018, si è consumata in un delitto perpetrato contro il M5S, già allora primo movimento politico per consensi popolari, e contro gli interessi del popolo italiano. Di esso dovranno rispondere, di fronte ai cittadini ed alla storia, tutti i politici che hanno servilmente obbedito a chi inseguiva il sogno di imporre il proprio volere a colpi di fiducia su una riforma costituzionale scritta con la zappa e su una legge elettorale pessima, pasticciata e per nulla democratica.
Come diceva il Tasso «a re malvagio, consigliere peggiore» e questa è stata la sorte del più giovane Presidente del Consiglio asceso a Palazzo Chigi, adulato e obbedito servilmente, ma non consigliato.
Arrivato al potere, nel modo tipico da congiura fiorentina, con l’energia del quarantenne e la prorompente voglia di fare, aveva illuso milioni di italiani che fosse vicina la vera rottamazione non solo dei vecchi bacucchi della politica, ma anche dell’atteggiamento vetero industriale, delle leggi ad personam, del ladrocinio continuato e che l’avvio di riforme di struttura accompagnate da strumenti di assistenza immediata, come il bonus degli 80 euro, fosse il preludio alla rinascita del paese. Gli elettori, stanchi di un’austerity europea senza sbocchi, gli firmarono, solo dopo pochi mesi dalla defenestrazione di Letta, una cambiale in bianco con il 41% dei consensi. Poi poco alla volta la corsa si è fermata.
Quello che sembrava un puledro è stato percepito come un ronzino che ragliava sgraziatamente facendo l’inchino a quanti gli chiedevano di penalizzare il mondo del lavoro. Riforme sbagliate (jobs act, voucher, riforma della pubblica amministrazione, soppressione delle guardie forestali, finta abolizione delle provincie ma in realtà abolizione del voto nelle provinciali, scuola in subbuglio, intercettazioni e bavaglio alla stampa) si sono alternate a vari scandali e gaffes, dentro e fuori dei confini nazionali, mentre sono riemersi i vecchi vizi di sempre del familismo italico, della regola del clan, dei compromessi con le banche, con i petrolieri, con le multinazionali del tabacco e del gioco, con i grandi affari dell’industria e della finanza, ed il popolo gli ha progressivamente e inesorabilmente ritirato la fiducia.
Il paese era giunto al punto più drammatico di disuguaglianza sociale ed economica, aggravata da un afflusso incontrollato di profughi senza mestiere, senza cultura e senza cognizione delle regole basilari della civile convivenza, mentre la stragrande maggioranza dei cittadini era condannata ad una vita stentata, senza lavoro, e obbligata alla questua presso la Caritas.
Quello che era stato il partito del popolo, del lavoro e della fatica non si era accorto della profonda frattura creata nella società, del divario che si era aperto tra l’imprenditoria capitalistico-finanziaria e borghese da una parte ed i poveri cristi e i disoccupati dall’altra. A quella classe politica non è stata più riconosciuta la possibilità di continuare ad occuparsi dei guai che aveva causato all’Italia e il 4 marzo 2018, dopo una gestazione durata cinque anni, nonostante le minacce di interruzione di gravidanza messe in atto in modo subdolo o palese, prima dal vecchio del Colle e poi dallo stesso primo ministro, maldestramente assecondato dalla “zarina di Monte Citorio”, per volontà del popolo italiano è nata la terza repubblica in 3 D alla Di Maio, alla Di Battista, alla Di Stefano nella culla del Movimento 5 Stelle.
Il segno più evidente di questa rivoluzione democratica è stato manifestato dai cittadini italiani che hanno eletto il parlamento più giovane della storia della repubblica con un’età media di 44 anni alla Camera e 52 al Senato, con 244 deputati sotto i 45 anni di cui la metà nel solo M5S, mentre il 40% degli ultra 65 enni è stato portato in parlamento dalla coalizione che faceva capo al partito del più vecchio leader, non candidabile perché condannato per frode fiscale.
La coalizione di centro destra, ben imitata dalla sinistra, in controtendenza con l’esigenza di rinnovamento, ha riportato sugli scranni parlamentari esponenti di un’archeologia politica che la maggioranza del popolo italiano non avrebbe più voluto vedere: un Casini arrivato alla decima legislatura e una Bonino all’ottava alla pari con altri resti spenti che nulla possono offrire alle nuove generazioni come Bossi, Gasparri, La Russa, Calderoli, tutti passati in ruoli di Governo e quindi responsabili degli errori commessi.
Ora il tempo si è fermato. Ci vorranno ancora due settimane per capire se la caterva di infermieri che si affollano intorno alla culla, interessati solo alla conservazione della loro posizione, vorranno far crescere la nuova creatura o soffocarla privandola dell’ossigeno. Se lo facessero commetterebbero il più grosso errore politico consegnando al popolo disorientato il lasciapassare per un’agitazione ed una protesta non più democratica.
Torquato Cardilli