La vita di Margherita Grassini Sarfatti
Scrittrice, giornalista, femminista, esperta d’arte e di socialismo
A suo tempo Margherita Sarfatti fu una critica d’arte italiana e una celebre giornalista e non merita di essere ricordata solo come l’amante di Benito Mussolini.
Chi a un primo sguardo la ricorda solo come amante di Mussolini forse non sa che per molti versi fu lei a formulare l’immaginario fascista e a introdurre un Mussolini ancora inesperto di politica nei salotti della Milano che forse hanno fatto la differenza nella sua carriera (vedi soprattutto la biografia che di lui ha scritto nel 1925).
Il considerarla semplicemente un’amante è forse il concetto più riduttivo cui Margherita Sarfatti possa essere associata perché la prima cosa cui dovrebbe essere associata è il fascismo. Prima di conoscere Benito Mussolini Margherita Sarfatti frequentava il circolo socialista di Filippo Turati e Anna Kuliscioff in cui dibatteva temi politici.
La sua biografia, la sua famiglia di origine
Margherita Sarfatti nasce come Margherita Grassini a Venezia nel 1880. Fin dall’infanzia è circondata da scrittori e inventori, tra cui ricordiamo Guglielmo Marconi, e parla fluentemente 5 lingue. Ha una passione per l’arte e vuole diventare una critica, le piacciono da subito gli uomini più grandi ed è per un professore di antropologia che conosce il socialismo. Il marito Cesare si chiamava “Sarfatti” di cognome in quanto legato alla diaspora Sefardita francese.
Margherita Grassini Sarfatti sembra attratta in modo ricorrente dai percorsi contrastati delle sue passioni: sotto alcuni aspetti dimostra il suo impegno contro la discriminazione sessista, scrivendo e finanziando dei periodici femministi; sotto altri aspetti evidenzia una tendenza a misurarsi soprattutto con il modello di successo maschile, rappresentato prima dal padre, poi dal marito, da Benito Mussolini e persino da alcuni artisti con cui in tempi diversi instaura una relazione sentimentale. Margherita si muove spesso su un crinale di improbabili equilibri: nel periodo di impegno socialista scrive sull’Avanti! e si batte per l’uguaglianza; tuttavia non riesce a rinunciare al lusso e ai privilegi di casta, tanto che di frequente viene criticata dalla sua stessa cerchia. Scrive sul periodico Unione femminile, collabora fino al 1915 alla pubblicazione La difesa delle lavoratrici, frequenta la Kuliscioff, a quel tempo un vero e proprio ideale di femminismo; per altri versi la sua ricerca di emancipazione naufraga di fronte al mito dell’uomo-guida, dell’amour fou a cui immolarsi.
L’incontro con Benito Mussolini
Un fatto interessante per tutta la storia d’Italia fu che quando Benito Mussolini divenne direttore dell’Avanti! Margherita Sarfatti andò da lui per rassegnare le dimissioni in quanto non era d’accordo con la sua linea editoriale e da lì nacque la loro storia d’amore.
Da allora in poi e per tutta la loro relazione lei tenta di plasmarlo seguendo il suo gusto altoborghese e raffinato ben sapendo il retaggio ben diverso dal suo cui Benito Mussolini faceva parte. Gli fa leggere Marx, Macchiavelli e Bakunin, gli impara a stare a tavola, a vestire con gusto e qualche rudimento di lingue straniere ma soprattutto forma il gruppo di artisti che formeranno il movimento para-nazionale del Novecento (Sironi, Funi, Bucci).
L’organizzatrice culturale del primo fascismo
Esperta organizzatrice di eventi, collabora al piano della marcia su Roma, agli scritti teorici del fascismo e in pieno regime assumendo anche incarichi istituzionali. Probabilmente Margherita Sarfatti, forte della stima di cui gode già da tempo a livello internazionale per i suoi scritti, è convinta di poter guidare le scelte politico-culturali del regime e sottovaluta la progressione del clima antisemita ma si sbaglia.
Nel 1926 come scrittrice pubblica Dux, la biografia mussoliniana che adula il capo e lo descrive vitale, spregiudicato, sensuale e aggressivo, energico portatore di ciò che viene indicato come spirito italico; con la sua consueta padronanza della scena, Margherita presenta il libro negli USA assicurandogli un enorme successo.
Finché Mussolini è impegnato nella prima organizzazione dello Stato fascista, la Grassini ha notevole spazio: probabilmente sono sue alcune parole chiave della propaganda fascista, come fascio e duce; è sua la mistica della romanità resuscitata dal fascismo; è lei a rendere credibile all’estero l’immagine del duce.
Mentre Benito Mussolini quando sale al potere sembra dimenticarsi di lei ma nel frattempo lei incontra Roosevelt negli Stati Uniti d’America per promulgare il suo ideale di fascismo in America, nella speranza di scongiurare un’alleanza con la Germania Nazista che lei credeva deleteria.
Al suo ritorno, Mussolini la allontana per sempre, con l’unica concessione di darle, in quanto ebrea, il permesso di emigrare nel momento in cui promulga le leggi razziali. Fugge in Uruguay e poi in Argentina, dove campa inizialmente vendendo i quadri che si è portata con sé, e passa i suoi giorni scrivendo poesie, anche quando torna in Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
foto Primato nazionale wikipedia © Francesco Spuntarelli