L’Africa neoliberista, specchio d’Europa in un libro-inchiesta di Ilaria Bifarini
L’Europa, così come l’abbiamo conosciuta, nei prossimi decenni, diverrà più simile all’Africa, mentre quest’ultima parlerà cinese?
E’ una delle molteplici possibilità che il futuro ci riserva: a queste conclusioni si è arrivati, fra le altre, dopo un ampia discussione con Ilaria Bifarini, economista ed esperta di organizzazioni internazionali, autrice di un nuovo volume “I coloni dell’Austerity – Africa, neoliberismo e migrazioni di massa.“
Un saggio socioeconomico che entra, con la determinazione della scienza, nelle cause reali di una migrazione epocale destinata, qualora non si giunga ad una auspicabile inversione di rotta, ad aumentare, con l’esponenziale crescita demografica dei Paesi africani.
Come la Dottoressa Bifarini ha scritto, il momento della decolonizzazione, nel secondo dopoguerra, in una visione sociale al tempo ampiamente condivisa, si consolidò l’assioma dell’unico modello da seguire, quello occidentale, un sistema economico sostanzialmente liberista, in grado di favorire quell’avanzamento del benessere e su questo concetto, quasi un dogma, man mano che la decolonizzazione avanzava si diffuse nel continente, in particolare tra quelle categorie di potere e sottopotere locali che si apprestavano a prendere la guida degli Stati del Terzo Mondo in corso di formazione.
Un peccato originale, dunque, applicato senza soppesare le reali situazioni di quei Paesi che, per la prima volta, si affacciavano su quella che poteva sembrare una completa indipendenza. Su questa base, figlio del capitalismo ottocentesco, si svilupparono le linee di condotta dei nuovo governi, ovvero, come conferma Ilaria Bifarini, nell’esigenza di nuovi e più ampi mercati che abbiano la capacità di produrre a basso costo con lavoratori, in realtà, nuovi schiavi, sulla falsariga occidentale, produttori e consumatori di quelle stesse merci.
E’ l’inedita faccia di un colonialismo di ritorno, un ingigantimento del ruolo finanziario affermatosi, negli ultimi decenni, nel corso del processo di globalizzazione, fautrice del ricorso al credito e quindi al debito. Questa tendenza del postcolonialismo che con la globalizzazione in essere esercita un occulto potere anche sui cittadini di quell’Occidente, che, ancora per le popolazioni del Terzo Mondo, rappresenta l’Eden.
Le multinazionali, fortemente appoggiate da alcuni Paesi europei, Francia in testa, si garantiscono diplomaticamente e militarmente, continuando a sfruttare le enormi potenzialità del continente nero, attraverso un vero e proprio vassallaggio delle élites locali, ricettori di corruzione. Insomma, alle popolazioni del Centrafrica arriva, si e no, per le spese sociali un 15 – 10% di tutto il saccheggio del territorio.
E come fa ben notare Ilaria Bifarini, la massiccia opera di conquista economica della Repubblica Popolare Cinese, nell’internazionale disinteresse, sta compiendo, favorevolmente accolta dalle popolazioni locali, uno sfruttamento, che, con la complicità delle caste di potere, va ben oltre ad una semplice colonizzazione.
Alessandro P. Benini