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L’ambito della sociologia: ordine sociale e “Il miracolo di Eutropia”, una delle città invisibili di Calvino

La sociologia è una disciplina che fa parte delle scienze umane e come tale si occupa del mondo dello spirito dell’uomo. Uno dei prodotti del mondo spirituale dell’uomo è la cultura ossia quell’insieme di abitudini consolidate di vita in comune che caratterizzano nel tempo un certo insieme di persone. Pensiamo alla loro storia, alla loro religione, all’oggetto del loro pensare, alle attività della vita quotidiana come il divertimento o lo sport o il loro modo di comunicare, il modo di vestirsi …

L’insieme degli individui che condividono una certa cultura si chiama società e la cultura è l’insieme dei prodotti dello spirito di un determinato insieme di individui. Senza cultura non esiste società ma solo un aggregato di individui; ma senza una società, qualsiasi cultura è destinata a morire perché la cultura è il collante tra un gruppo di individui.

La sociologia quindi studia la società umana, il suo stile di vita e il suo modo di pensare, le sue regole in una parola studia il comportamento sociale, il comportamento degli uomini visto nel contesto degli altri uomini con cui si entra quotidianamente in contatto.

Le scienze umane che oltre alla sociologia studiano il mondo della cultura umana sono la psicologia, l’economia, la storia e l’antropologia culturale. Ognuna di queste scienze possiede una propria specificità: abbiamo visto che l’oggetto di studio della sociologia è la società con le sue istituzioni.  Essa cerca di rispondere a queste domande: “Come è possibile che gli individui si assoggettino a delle norme e regole? “o “Come è possibile la società?”.

A quest’ultima domanda forniscono delle risposte il filosofo Aristotele e il filosofo Hobbes. Il primo sostiene che l’essere umano è per natura socievole e che attraverso la parola si relaziona spontaneamente con altri soggetti; Hobbes invece sostiene che senza leggi la società sarebbe una guerra di tutti contro tutti, perché ogni uomo tende a sopraffare l’altro. Quindi l’associarsi non è un fatto naturale ma è dovuto alla paura di soccombere o per trarne un vantaggio personale. L’essere umano infatti, come afferma Hobbes, è costretto a imporsi delle regole per garantire un ordine sociale.

Le regole di comportamento o norme sociali sono dei vincoli che la società pone al comportamento individuale. Sono di tre tipi: prima di tutto ci sono le leggi, ossia tutti quei codici di comportamento che prevedono delle sanzioni, poi le norme morali che riguardano la coscienza ed infine le abitudini ossia i comportamenti ripetuti nel tempo e condivisi. La norma sociale non ha carattere universale, ossia non si rivolge a tutti gli uomini di ogni tempo.

Perché vi sia ordine sociale ci deve essere innanzitutto la regolarità temporale cioè la vita dei membri di una società deve prendere le forme di una routine, di azioni ripetute per abitudine come alzarsi per andare a lavorare, lavarsi, rispettare determinati orari ed attività…La gestione del tempo si basa sul presupposto che le persone si assumono responsabilità che poi mantengono.

Il secondo elemento perché vi sia ordine sociale è il coordinamento delle attività ossia le attività di un complesso sociale devono essere differenziate (la professoressa insegna, l’impiegata svolge pratiche amministrative), e devono essere integrate cioè devono essere coordinate, legate tra loro (chi presta un servizio e chi ne usufruisce).

L’ordine sociale prevede anche la presenza della tecnologia, cioè di quegli strumenti materiali utili per raggiungere obiettivi prefissati e che contribuisce fortemente a integrare i comportamenti individuali (gli orari di entrata e uscita, gli spostamenti con i mezzi, i collegamenti tra le persone…).

Ed infine l’ordine sociale è possibile se esiste un consenso tra i membri di una determinata collettività, cioè una maggioranza deve identificarsi negli stessi valori, deve possedere le medesime credenze e deve inquadrarsi in modelli culturali omogenei. L’ordine sociale è condizione irrinunciabile per realizzare la pacifica convivenza di chi abita un territorio.

Lo studioso Max Weber ritiene che l’ordine e il disordine sociale siano forze complementari necessarie per lo sviluppo della società: quando si arriva ad una situazione di disordine e squilibrio si prepara la strada per un nuovo ordine ed equilibrio perché la società è dialettica.

La dialettica tra ordine e disordine si manifesta per la vita del singolo come questione di sicurezza: da un lato l’individuo ha bisogno di una società regolamentata che lo protegga (pensiamo alle forze di polizia) ma dall’altro lato desidera anche margini di manifestazione di dissenso e la possibilità di pensare diversamente. Quindi un minimo di disordine è desiderabile affinchè la società mantenga il suo dinamismo.

È interessante la società che presenta Italo Calvino nel suo romanzo Città Invisibili, dove l’esploratore Marco Polo descrive all’imperatore Kublai Khan, gli usi e i costumi delle diverse città, quindi delle diverse società, che ha incontrato nel suo lungo viaggiare. Le città descritte da Marco Polo sono il simbolo della complessità e del disordine della realtà: ognuna di esse in grado di suscitare questioni e far emergere punti di vista nuovi sul significato degli agglomerati urbani, sui diversi modi di percepirli e sulle trasformazioni che subiscono col passare del tempo.

È interessante la città di Eutropia che è un insieme di città abitate a turno: quando gli abitanti non sopportano più il loro mestiere, la loro famiglia, la loro vita, le loro amicizie, si spostano tutti nella città vuota vicina, che li aspetta con una nuova famiglia, un nuovo mestiere, nuovi passatempi, nuove amicizie e nuove maldicenze. Eutropia ci dimostra che una società per poter funzionare ha bisogno di una serie di azioni ripetute abitualmente che fanno prevedere all’uomo come andranno le cose, ha bisogno di regolarità temporale. Ci dimostra che queste azioni devono essere condivise. Ci dimostra che le norme e le consuetudini possono non essere sopportate che quindi è naturale che ci sia un disordine ma che questo disordine deve essere equilibrato da un nuovo ordine, con altre regole condivise sul lavoro, il matrimonio, il tempo libero…

Riassumendo: per vivere pacificamente con gli altri ci devono essere delle regole condivise, ma è opportuno che vi sia anche un minimo disordine per avere un margine di libertà individuale e collettiva. Attraverso questi racconti Calvino pone in essere molte riflessioni sul mondo, sulla società, sulle possibilità che l’uomo ha di viverci dentro e scamparne. E alla fine del romanzo fornisce un consiglio per affrontare questo mondo tremendo e confusionario: Due modi ci sono per non soffrire dell’inferno dei viventi. Il primo riesce facile a molti, accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi è e cosa, in mezzo l’inferno, non è inferno, e farlo durare, dargli spazio.

Veronica Tulli

Foto © LUIGI SCATTOLIN

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