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L’ambra: origine, storia e proprietà

L’ambra ha 2,6 milioni di anni, risale cioè all’era paleolitica. Non è una pietra, come l’aspetto tradirebbe, ma una resina fossile traslucida, leggera e dura che brucia facilmente ed emana un buon odore.

Il pezzo più antico di ambra risale a circa 30.000 anni fa e si tratta di un amuleto scolpito; i dati archeologici hanno mostrato che le popolazioni preistoriche lo usavano per ornamento personale e per rituali religiosi. È stata la prima pietra preziosa della storia perché usando questa resina si producevano gioielli e altri oggetti .

Negli anni ‘80 vicino Danzica sono stati identificati circa 30.000 pezzi di ambra realizzati a mano, a dimostrazione che grande era il numero di artigiani che la lavorava tra il 2100 a.C. e il 1700 a.C. Conosciuta dagli Assiri e commerciata dai Fenici, veniva molto adoperata dagli Egizi che la consideravano una riserva di energia solare e dono di Ra, il dio del sole; infatti veniva lavorata insieme all’oro. Anche i Greci la utilizzarono principalmente nella gioielleria.

Intorno al 600 a.C. il filosofo Talete scoprì la sua straordinaria proprietà elettrostatica poiché attirava piccoli pezzi di fibre, midollo o altri oggetti leggeri dopo essere stata strofinata vigorosamente. Ambra in greco veniva chiamata “elektron“ ossia “nata dal sole”; fu questa scoperta delle proprietà attrattive dell’ambra che diede origine al moderno elettrone e a tutto ciò che ne deriva. Secondo il mito la resina proveniva dalle lacrime delle Eliadi, le sorelle di Fetonte e che per la disperazione della morte di lui, si trasformarono in pioppi e le loro lacrime in ambra.

Le conclusioni più scientifiche furono quelle di Plinio il Vecchio che nella sua “Historia naturalis“ affermò che l’ambra derivava in qualche modo dal midollo degli alberi di pino. Aveva capito che era formata dalla linfa di una specie di pino, generata nelle isole dell’Oceano settentrionale, linfa che si solidificava per il gelo o per le condizioni atmosferiche o per effetto del mare e poi le onde agitandosi la strappavano dalle isole, trasportandola sospesa sull’acqua. Si dice che avesse bruciato un pezzo di ambra e dall’inconfondibile odore di pino, dedusse l’origine di questa gemma.

Molti ritenevano che fosse olio indurito oppure che derivasse dal miele di antiche api selvatiche che si era fossilizzato. Altri pensavano che fosse schiuma del mare solidificata dai raggi del sole che colpivano le terre del Nord solo in determinati periodi dell’anno.

Il nome deriva dall’arabo “anbar” che vuol dire “sostanza fragrante” ma si riferiva ad un altro tipo di fossile di origine animale: alla sostanza espulsa dalla bocca del capodoglio che, fossilizzata, diventava la preziosa ambra grigia, usata esclusivamente in profumeria. Più tardi la parola è stata attribuita anche al fossile vegetale.

In effetti nel mondo arabo sin dai tempi antichi l’ambra gialla o goccia di sole, era molto ricercata per la bellezza e per il senso di magia che evocava. I popoli le attribuivano proprietà curative ma anche magiche e associavano questa resina dura agli dei che donavano in qualche modo proprietà divine all’interno di ogni pezzetto di “pietra”, perché tale era considerata.

Il fatto che venisse associata ad una divinità era dovuto alle caratteristiche diverse rispetto alle altre pietre semipreziose e con il suo colore dorato e caldo sembrava essere stata creata dagli dei piuttosto che generata naturalmente. Mentre le pietre semipreziose sono fredde, l’ambra è tiepida; è leggera, è traslucida e se riscaldata si scioglie. Quando viene bruciata scoppietta e genera un fumo molto profumato di resina di pino. Se strofinata con un panno ha proprietà elettrostatiche e in acqua molto salata galleggia. Si pensi poi quando ne venivano trovati pezzi con insetti o altri organismi al loro interno…

Ma vediamo cos’è l’ambra dal punto di vista scientifico: è un minerale di origine organica ossia è una resina fossile del Pinus succinifera, una conifera vissuta nel terziario quindi da 70 milioni a 2 milioni di anni fa e che si è poi estinta 40 milioni di anni fa. La resina del pino prima si è trasformata in opale, resina non fossile e poi in ambra ossia resina fossile. Il suo colore varia dal rosso e bruno nel Messico meridionale all’arancione e al giallo chiaro in prossimità del Mar Baltico; esistono anche colorazioni verdastre e blu che sono le più rare e si trovano soprattutto a Santo Domingo e Giava.

I giacimenti maggiori si trovano sui fondali del Mar Baltico: nelle zone che vi si affacciano l’ambra viene estratta sia dal mare che dalle terre circostanti. Si pesca dalla superficie del mare o smuovendola dai bassi fondali per farla affiorare. Si estrae anche da miniere a terra praticando degli scavi e facendola emergere grazie a getti di acqua molto potente. Si raccoglie principalmente in Polonia, Lituania, Lettonia, Russia, Danimarca, Germania e Svezia.

Per quanto riguarda il processo di formazione, la teoria più plausibile è che circa 250 milioni di anni fa devastanti terremoti seppellirono intere foreste sotto gli oceani. L’enorme pressione esercitata in milioni di anni indurì in blocchi le gocce di resina, trasformandola in materia dura. Questo spiegherebbe perché oggi risale in superficie dei fondali marini e anche perché anticamente venisse pescata con le reti: il moto ondoso del mare la staccava dalle rocce madri e la sua leggerezza la faceva galleggiare a pelo d’acqua.

Con frequenza si sono trovati esemplari contenenti insetti, semi, foglie e piume rimasti intrappolati al momento della sua formazione. Per questo Paleontologi ed entomologi la considerano una finestra sul tempo, poiché gli insetti in essa contenuti hanno dato informazioni della vita sulla terra nelle sue fasi primordiali, consentendo l’identificazione di più di 1000 specie di insetti estinti.

Arreca benefici per il corpo, per la mente e per lo spirito: l’ambra è un generatore naturale di ioni negativi presenti naturalmente anche nell’aria; quindi messa a contatto diretto con la pelle umana esercita un effetto terapeutico sulle articolazioni, sul cuore, sul sistema circolatorio, tiroide e vie respiratorie superiori. Tuttora viene utilizzata nei Paesi del Nord Europa per alleviare il dolore durante la dentizione dei bambini.

Contiene l’acido succinico che agisce come biostimolante: stimola il sistema nervoso, regola reni, intestino, è un antinfiammatorio e un regolatore di acidità. Sulla base di questo componente si producono pomate e creme per reumatismi, asma, ulcere, irritazione della pelle, bronchite, infiammazioni della gola e della tiroide. Nella cosmetica si utilizza anche contro i radicali liberi, per mitigare ustioni e punture di insetti e per le sue proprietà disinfettanti. È presente anche sul mercato degli incensi. Nell’industria alimentare viene utilizzato come regolatore di acidità e aromatizzante e il suo effetto riscaldante si utilizza per reumatismi, torcicollo e artriti.

Nella cristalloterapia, antica metodologia di medicina alternativa che utilizza pietre e cristalli, l’ambra ha la capacità di assorbire il male; dove è posizionata allontana preoccupazioni, ansie e timori, aiuta a dormire bene e spinge l’individuo ad essere più positivo, tranquillo e fiducioso. La produzione di cariche negative dell’ambra consente di equilibrare il campo elettromagnetico che ci circonda quando per stress o malattie si verifica un eccesso di cariche positive.

Viene impiegata per realizzare impugnature di bastoni, collane, orecchini, braccialetti, anelli, bocchini per sigarette e canali di pipe. In particolare secondo una favola turca i boccagli in ambra prevengono le infezioni quando ci si scambia il narghilè: infatti anche oggi è utilizzata nella produzione di boccagli per pipe e per soffiatori del vetro.

Veronica Tulli

Foto © LITINTOUR

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ambra, cristalloterapia, mar Baltico, preistoria, resina fossile