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L’Arte al Senato e alla Camera dei Deputati

IL POTERE DELL’ARTE
UN INVITO AI POLITICI E AGLI ITALIANI
ALZATE LA TESTAGUARDIAMO LONTANO

Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio sono due importanti palazzi storici,  che nel 1871, esattamente 150 anni fa, quando Roma venne proclamata Capitale d’Italia, furono scelti come sede rispettivamente del Senato e della Camera dei Deputati del Regno d’Italia. In un primo momento si pensava a queste sedi come provvisorie, in realtà questi importanti organi istituzionali sono ancora lì, “Ma – si sa – a Roma niente è più definitivo del provvisorio”, così l’Illustrazione Italiana commentava le numerose discussioni al riguardo. Per rendere i palazzi all’altezza della nuova funzione istituzionale furono necessari degli interventi di ristrutturazione, che non si limitarono solo a lavori di adattamento, ma al fine di rafforzarne il valore altamente rappresentativo, furono decorati e affrescati con scene simboliche ed evocative del nostro glorioso passato. All’Arte fu attribuito un altissimo compito, lasciare una traccia indelebile del passaggio storico epocale.

Palazzo Madama Sede del Senato

Con la fine dello Stato Pontificio e la Proclamazione di Roma Capitale del Regno d’Italia si scelse Palazzo Madama, come sede del Senato. Questo prestigioso palazzo cinquecentesco era sede all’epoca di importanti uffici e delle Poste pontificie. I lavori di adattamento furono affidati all’ingegnere Luigi Gabet, che provvide in pochi mesi a realizzare, nello spazio del cortile delle Poste pontificie, l’Aula dove si tenne la Prima Seduta del Senato a Roma il 28 Novembre 1871.
Nell’Aula, dietro lo scranno del Presidente del Senato sono presenti due targhe, che riportano due passaggi fondamentali della Storia d’Italia. A memoria di questa prima seduta del 28 Novembre 1871 sono state incise nel bronzo le parole pronunciate dal Re Vittorio Emanuele II “L’Italia è restituita a se stessa e a Roma. Qui dove noi riconosciamo la Patria dei nostri pensieri ogni cosa ci parla di grandezza, ma nel tempo stesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri”. Sopra questa targa fu collocata una seconda targa, che ricorda il passaggio alla Repubblica nel 1946, dove nel bronzo sono incise queste parole “Il 2 Giugno 1946 per suffragio di popolo a presidio di pubbliche libertà e a certezza di progresso civile fu proclamata la Repubblica Italiana”.
Il soffitto dell’Aula del Senato, con il suo imponente Velario Azzurro, è costituito da un telo gessato, incollato alla struttura lignea, e dipinto con raffigurazioni simboliche delle quattro virtù civiche, la Fortezza, la Giustizia, la Concordia e il Diritto, le vedute delle quattro città di Torino, Venezia, Firenze e Napoli, e le raffigurazioni dei giuristi Filangieri, Machiavelli, Irnerio e Papiniano. L’aspetto attuale dell’Aula è rimasto quasi inalterato nel tempo, ma una differenza fondamentale riguarda il colore della tappezzeria, dall’azzurro Savoia si passò dopo il 1946 al rosso pompeiano.  

Sala Maccari
Nel Palazzo Madama si trovano importanti Sale di rappresentanza. Di particolare rilievo artistico e storico è la Sala Maccari, che prende il nome dall’artista Cesare Maccari, che l’affrescò tra il 1880 e il 1890.
Il soffitto, elegantemente decorato, raffigura in posizione centrale e dominante una figura femminile, che simboleggia l’Italia trionfante con il Tricolore, con intorno la scritta “Sei libera. Sii grande”. Espressione tratta dal Discorso del Re Vittorio Emanuele II all’apertura della prima sessione del Parlamento a Firenze il 5 Dicembre 1870 “L’Italia è libera ed una, ormai non dipende più che da noi il farla grande e felice”, in riferimento al grande passo compiuto verso la Città Eterna. Intorno a questa figura centrale sono disposti quattro medaglioni con le allegorie evocanti il Commercio, l’Agricoltura, le Armi, le Scienze, le Lettere e le Arti.
Ai quattro angoli è presente lo stemma di Casa Savoia e sulle pareti in alto scorre per tutto il perimetro della Sala un fregio con una frase di Guicciardini: “Osservate con diligenza le cose dei tempi passati perché fanno lume alle future e quello che è e sarà, è stato in altro tempo” e una di Machiavelli: “Nessuna cattiva sorte li fece mai diventare abietti e nessuna buona fortuna li fece mai essere insolenti”.

Sulle pareti, al di sotto di queste significative frasi, scene che richiamano momenti esemplari del Senato di Roma Antica e che esaltano le Virtù dei Senatori Romani, esempi di rettitudine, di coraggio, di onestà, di oratoria e di eloquenza.
La prima scena ritrae Appio Claudio il Censore, che al Senato esorta i Senatori a non accettare le umilianti condizioni di pace imposte da Cinea, ambasciatore di Pirro.

Una seconda scena è dedicata al coraggio che Marco Papirio mostra nel rimanere fermo al suo posto, nonostante la città fosse ormai invasa dai Galli.
Una terza scena rappresenta il tentativo da parte dei Sanniti di corrompere con preziosi doni Curio Dentato, affinché convinca i Senatori Romani a firmare la pace.

Una quarta scena rappresenta Cicerone al centro del Senato, mentre pronuncia la celebre requisitoria contro Catilina, che ascolta seduto, isolato rispetto agli altri senatori.

 

Una quinta scena ritrae la partenza di Attilio Regolo, al cospetto dei Senatori e di una gran folla. Fedele al giuramento fatto, pur sapendo che sarebbe stato ucciso, ritorna prigioniero a Cartagine, dopo aver convinto il Senato a non cedere di fronte al nemico cartaginese.

 

E’ significativo che l’Italia Monarchica richiami episodi della Roma Repubblicana, per esortare i Senatori alla Virtù, magnifico esempio di libertà d’espressione. Un’altra sala di particolare importanza per la Storia dell’Unità d’Italia è la Sala del Risorgimento dedicata ai personaggi del Risorgimento Italiano. Presente una grande tela che ritrae il giovane Re Vittorio Emanuele II, Padre della Patria, con lo Statuto Albertino. Sulle altre pareti i ritratti di Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi, presente anche un busto e una targa commemorativa di Giuseppe Mazzini.

Palazzo Montecitorio Sede della Camera dei Deputati

Come sede della Camera dei Deputati, in un primo momento si pensò a Palazzo Venezia e al Campidoglio, ma la scelta cadde su Palazzo Montecitorio. Anche per questo palazzo furono necessari alcuni lavori di adattamento, da realizzarsi in tempi rapidi, dal momento che la Prima Seduta fu fissata per il 27 Novembre 1871, il giorno dopo si tenne la Seduta al Senato.
I lavori per la nuova Aula furono affidati all’ingegnere Paolo Comotto, che realizzò una sala semicircolare a gradinate, nel cortile del palazzo. Questa prima Aula si dimostrò subito inadeguata, emersero notevoli problematiche, al punto che si decise di realizzarne un’altra più confortevole e adeguata all’alto compito istituzionale, inaugurata nel 1918.
Durante i lavori di sistemazione, alcune sedute ebbero luogo nella cosiddetta “auletta”, al primo piano, l’odierna Sala della Lupa. Sulla volta di questa Sala, per volontà del Re d’Italia Umberto I nel 1884, fu realizzato un affresco dall’artista Ignazio Perricci. La monumentale opera, Allegoria dell’Unità d’Italia, è costituita da una figura femminile con un fascio, simbolo di Unità,  una Lupa in posizione centrale, simbolo di Roma Capitale, tanti putti intorno che sorreggono un cartiglio con scritta la nota frase “A Roma ci siamo e Vi resteremo”. Sullo sfondo si distinguono a cavallo il Re Vittorio Emanuele II e il Generale Giuseppe Garibaldi.

L’ambizioso progetto della nuova Aula Parlamentare, presentato nel 1905, fu realizzato dall’architetto palermitano Ernesto Basile. L’Aula attuale venne inaugurata il 20 Novembre 1918, pochi giorni dopo la fine vittoriosa della Grande Guerra, 4 Novembre 1918.
Il Palazzo Montecitorio fu ampliato, lasciando intatta la facciata del Bernini su Piazza Montecitorio, e aggiungendo un monumentale edificio posteriormente. I due edifici comunicanti sono tenuti insieme dal Transatlantico, il maestoso salone che prende il nome dall’arredo che richiama quello delle navi transoceaniche, detto anche Galleria dei Passi Perduti. Questa definizione allude ai passi dei deputati fatti fuori dall’Aula, che rischiano di sottrarre tempo prezioso alla cosa pubblica.

Da questo suggestivo luogo di raccordo tra l’edificio tradizionale e quello moderno, infatti, si accede alla straordinaria Aula Parlamentare, semicircolare, caratterizzata da un lucernaio in vetro e ferro, il Velario, di oltre 500 metri quadrati, che lasciando passare la luce, ravviva il prestigioso fregio pittorico, posto in alto e che si dispiega per tutto il perimetro dell’Aula, realizzato dall’artista romano Aristide Sartorio.
Nell’Aula è presente alle spalle dello scranno del Presidente un enorme altorilievo in bronzo dello scultore torinese Davide Calandra, dedicato alla Glorificazione della Dinastia Sabauda, artefice della Rinascita della Nazione Italiana. Tutto l’arredo, gli scranni e i banchi, sono in legno di quercia, simbolo di forza.
L’imponente complesso è stato curato fin nei minimi particolari, grazie alla collaborazione di ditte altamente specializzate, come la ditta Ducrot di Palermo  per il legno e la ditta Beltrami di Milano per il vetro. Simbolicamente tutto era rivolto a sottolineare l’aspetto unitario. A titolo esemplificativo l’architetto Basile era palermitano, Giulio Aristide Sartorio era romano e Davide Calandra era torinese, a sottolineare l’Unità d’Italia attraverso il potere dell’Arte.

Fregio di Giulio Aristide Sartorio
Questa straordinaria opera d’arte, realizzata tra il 1908 e il 1912, cinge l’intero perimetro dell’Aula semicircolare, estendendosi per circa 110 metri. E’ costituita da due parti, una curva che scorre lungo l’emiciclo e l’altra dritta posta sulla parete di diametro. Sul fregio ricurvo, in alto sopra i banchi dei deputati eletti, è rappresentata la visione lirica del popolo italiano e sul fregio dritto, in alto sopra gli scranni del Presidente del Senato e dei Ministri del Governo, la visione epica della Storia d’Italia.

Fregio Parete dell’Emiciclo

Il Fregio della parete dell’emiciclo esalta le Virtù della Civiltà Italiana. Al centro del Fregio ricurvo è rappresentata una figura femminile che simboleggia la Giovane Italia su una quadriga, pienamente consapevole della missione che la storia gli ha assegnata. Accanto alla quadriga i Dioscuri, l’uno bruno e l’altro biondo, simboleggiano il Sud e il Nord della penisola.
Ai lati di questo bellissimo gruppo centrale, guardando la quadriga con l’Italia, si osserva a sinistra l’Arte, l’Umanesimo e l’Idioma e a destra le Scoperte, la Classicità e lo Spirito Cavalleresco. Sono le doti spirituali che il Rinascimento offre all’Italia.
Il fregio raffigura, su entrambi i lati, le Città Italiane che mostrano le Virtù Popolari, alcune come Trento e Trieste sono velate nel volto e invocano la fede, nell’attesa di essere redente.
Le Virtù Popolari sono collocate tre da un lato la Giustizia, la Fortezza, la Costanza, e tre dall’altro l’Ardire , la Forma, la Fede.

Fregio Parete di Diametro
La parete dell’emiciclo si congiunge con quella di diametro da due raccordi angolari, dove sono rappresentate le Porte d’Italia. Lungo questa parete sono raffigurate scene, che riguardano l’Eroismo Comunale e l’Epopea Risorgimentale, con l’intento di ricordare ai deputati eletti dal Popolo gli atti eroici e i sacrifici compiuti dai nostri avi e “come abbiamo strappato ai nemici lembo a lembo il suolo della Patria”, come sottolinea lo stesso Sartorio, volontario nella Grande Guerra.

Il Fregio racconta in senso cronologico le vicende epiche della Storia d’Italia, da sinistra a destra, per chi osserva l’opera. Il primo episodio è quello degli Unni respinti dai Romani, che sintetizza tutte le invasioni barbariche, che portarono alla caduta dell’Impero Romano e alla frammentazione dell’Italia, divenuta terra di conquista e di contesa e non più “rappresentava nel mondo l’arca del potere e dell’autorità”.

CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS

NOI ITALIANI SIAMO MATERIATI DA LINFA ROMANA

Il coraggio e la forza di respingere invasori e conquistatori tocca il suo vertice nell’Eroismo Comunale. Segue la scena che rappresenta il gesto del giovinetto genovese Balilla, che lancia la pietra contro gli invasori austriaci. Evento immortalato da Goffredo Mameli nel Canto degli Italiani, nel famoso verso I bimbi d’Italia si chiaman Balilla, scritto nel 1847 per il Centenario di questa rivolta a Genova, e dedicato al giovane Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, che l’anno dopo nel 1848, si mise a capo del Risorgimento Nazionale, dichiarando guerra agli Austriaci invasori.
Si giunge con questo pathos nel centro della parete, dove sono raffigurati, ai lati dell’Ara Italica, gli Eroi che alle parole dell’Inno di Garibaldi “Si levano i morti”, risorgono e combattono per respingere lo straniero oppressore.
E’ l’alba di un nuovo giorno, ha inizio il Risorgimento Nazionale raffigurato dal Sole che sorge sopra l’Ara scoperchiata.
Poi si osserva il sopraggiungere del Carro della Vittoria che calpesta la Discordia. I liberatori esultano e appare il Vessillo Nazionale.
Questo momento di grande esaltazione patriottica è così descritto da Sartorio “Tre cavalieri agitano i colori d’Italia, ed il nobile Piemonte solleva il giovane Popolo Italiano che getta sulla sua bandiera le rame di alloro”.  
L’Opera pittorica, elegante nella forma, sublime nei contenuti e armoniosa nei colori, è in sintonia con lo spazio architettonico e artistico, in cui è magnificamente inserita.

Altorilievo di Davide Calandra
L’imponente Altorilievo, intitolato La glorificazione della dinastia sabauda, fu commissionato allo scultore Davide Calandra nel 1908 e ultimato nel 1912.
Al centro del pannello bronzeo emerge un gruppo scultoreo costituito da due robusti alberi e due figure femminili che simboleggiano la forza delle Armi e la Diplomazia, in riferimento all’articolo 5 dello Statuto Albertino, tenuto in mano da una terza donna posta centralmente e in posizione avanzata rispetto alle altre due, poste ai suoi lati. 
Sullo sfondo, lateralmente a questo gruppo scultoreo, sono raffigurati i principali Artefici della Millenaria Dinastia dei Savoia.
Guardando il pannello bronzeo, sul lato sinistro, dal lato della donna che simboleggia le Armi, sono rappresentati i valorosi condottieri di Casa Savoia su grandi cavalli da battaglia, con le aste nella mano, vestiti con possenti armature da cavalieri medievali. In ordine compare il capostipite e fondatore dinastico, nell’anno Mille, di Casa Savoia, Umberto Biancamano, ritratto con il falcone di caccia. La Contea di Savoia nel Quattrocento divenne Ducato.
Emanuele Filiberto, Testa di Ferro, che nel Cinquecento riuscì a consolidare il dominio del Ducato, spostò la capitale da Chambéry a Torino e introdusse l’uso della lingua italiana.
Carlo Emanuele I, detto Il Grande, o anche Testa di Fuoco, successore del Duca Emanuele Filiberto, Testa di Ferro. Con questo principe i possedimenti dei Savoia si legarono sempre più alle terre d’Italia
Vittorio Amedeo II, il Duca di Savoia, artefice di un’attenta azione diplomatica e militare, che portò alla trasformazione del Ducato in Regno in seguito ai Trattati di Utrecht (1713) e di Rastatt (1714), che ridisegnarono un nuovo assetto dell’Europa.

 

Dall’altro lato del gruppo scultorio centrale, dal lato dove è raffigurata la donna che simboleggia la Diplomazia, sono raffigurati i Re dell’Italia Nuova, sopra possenti cavalli.
Il Re Carlo Alberto, iniziatore del processo di Unificazione Nazionale, colui che concedendo lo Statuto Albertino e sollevando il Tricolore, si pose a guida della gioventù Italiana contro lo straniero invasore, in nome dei valori risorgimentali di Unità, Indipendenza e Libertà.
Il Re Vittorio Emanuele II, figlio e successore del Re Carlo Alberto, che riuscì a incanalare le forze rivoluzionarie in un percorso costituzionale. La giovane Monarchia Costituzionale e Parlamentare riuscì a raggiungere una meta tanto ambita, la Proclamazione del Regno d’Italia con Torino Capitale il 17 Marzo 1861, dieci anni dopo, il 3 Febbraio 1871 si giungeva alla Proclamazione di Roma Capitale d’Italia.
Il Re Umberto I, figlio e successore del Re Vittorio Emanuele II. Con il Re Umberto I si costituiva quell’assetto istituzionale e amministrativo, ma anche sociale e culturale, che sta ancora oggi a fondamento dello Stato Italiano.
Il Re Vittorio Emanuele III, salito al Trono in giovane età, a soli 31 anni, in seguito al regicidio del padre il Re Umberto I. Il Sovrano portò a compimento l’Unità d’Italia con la Vittoria della Grande Guerra, “l’Opera con tanto eroismo iniziata dai Nostri Padri”.
L’Opera bronzea dialoga con l’Opera pittorica, entrambe le opere procedono a partire dall’Eroismo Medievale e Comunale per finire con l’Eroismo Risorgimentale.
L’Aula Parlamentare venne inaugurata il 20 Novembre 1918, la Grande Guerra si era conclusa vittoriosamente il 4 Novembre 1918, pochi giorni prima. Il potere dell’Arte ancora una volta anticipava gli eventi, cogliendo il sentimento del tempo, delle generazioni passate e tramandando lo spirito di grandezza alle generazioni future.

L’Arte doveva e deve rammentare a tutti i presenti, politici e cittadini comuni, la Grandezza dell’Italia e della sua Storia, fortificare le Virtù del Popolo Italiano, ravvivare il Senso d’Appartenenza e lo Spirito Unitario.

UN AUGURIO PER IL NOSTRO PRESENTE

UN MESSAGGIO PER IL NOSTRO FUTURO

                                            Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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