Lasciati Sedurre: la Storia del Teatro Quirino e della Galleria Sciarra
…QUANDO “LA BELLEZZA REGNAVA SOVRANA”
La nuova stagione del Teatro Quirino è pubblicizzata da un manifesto che presenta una scritta “Lasciati sedurre” e un’immagine graziosa di un anfibio con una corona sulla testa. Il senso di questa pubblicità si comprende meglio conoscendo la storia del Teatro Quirino. Dobbiamo risalire indietro nel tempo, verso la fine dell’ottocento.
Il 20 settembre del 1870 si verificò un evento straordinario, la cosiddetta Breccia di Porta Pia. Roma è diventata Capitale del Regno d’Italia. La città che per secoli era stata sotto il potere pontificio muta aspetto, apre alla modernità.
Il nuovo piano regolatore del 1873 prevede importanti interventi tra demolizioni, costruzioni di nuovi monumenti, ministeri, piazze, strade, alloggi abitativi, per rendere Roma all’altezza della sua missione Capitale. L’aristocrazia si sente investita da questa nuova aria e partecipa attivamente rinnovando i propri spazi. Tra queste nobili famiglie si distingue l’importante famiglia Sciarra Colonna ed in particolar modo il Principe Maffeo Sciarra.
Questo principe colto decide di realizzare un progetto molto ambizioso e moderno, con l’aiuto di una squadra competente e raffinata. Essendo in possesso del maestoso Palazzo cinquecentesco Sciarra Colonna, la cui facciata monumentale è sita su Corso Umberto I, meglio noto come Via del Corso, e avendo a disposizione un’ampia proprietà alle spalle dell’edificio, pensa di costruire un vero e proprio teatro e una galleria per le passeggiate al coperto del pubblico del teatro. Nascono così nel 1882 il Teatro Quirino, che prende il nome dal Dio Quirino e dal colle Quirinale, non più residenza pontificia, ma ormai Palazzo Reale, e nel 1888 l’elegante e raffinata Galleria Sciarra, dal nome del mecenate, conservatasi in tutta la sua bellezza.
Il progetto venne affidato dal Principe Maffeo Sciarra all’architetto romano Giulio De Angelis, che realizzò nello stesso periodo anche il primo magazzino commerciale a Roma, gli ex magazzini Bocconi, meglio conosciuti come “La Rinascente”, nei pressi di Piazza Colonna, in stile Liberty, con struttura in ferro, ampie vetrate, colonnine in ghisa e i primi ascensori e scale mobili. L’architetto sceglie lo stile Liberty, il cosiddetto stile internazionale, al fine di inaugurare l’apertura della Città Eterna all’Epoca della Bellezza. Il periodo della Belle Epoque, caratterizzato da pace e bellezza, che in Italia coincide con il Periodo Umbertino, coinvolgerà tutta l’Europa, grazie al felice connubio tra arte e industria, primo tentativo moderno di unificazione europea attraverso l’arte e la bellezza.
Lo stile internazionale (Stile floreale in Italia, Art Nouveau in Francia, Modernismo in Spagna, Jugendstil in Germania, Sezessionstil in Austria, Modern Style in Inghilterra), si affermerà in tutta Europa. Le grandi capitali si distingueranno in grandezza e bellezza con le innovative esposizioni universali, che vedranno le opere d’arte e i prodotti dell’industria gareggiare fino a fondersi insieme, un esempio rappresentativo è la Tour Eiffel del 1889, un’opera d’arte realizzata con i nuovi materiali industriali; o a coesistere in perfetta armonia, come nel nostro caso della Galleria Sciarra del 1888, dove ai materiali tradizionali dell’arte, come la pittura murale, il marmo di Carrara del pavimento, vengono accostati i materiali industriali, con cui si realizzano eleganti colonne in ghisa, non solo decorative, ma portanti, strutturali, i portalampade e le inferriate sempre in ghisa con motivi floreali e l’imponente copertura in ferro e vetro, che nel tempo non solo ha protetto le decorazioni e i dipinti all’interno della galleria, ma permetteva al pubblico del teatro una passeggiata al coperto tra i molti negozi di gusto europeo ivi presenti.
Il Principe Maffeo Sciarra vuole tenere insieme tradizione e modernità … comprende e apre al nuovo spirito del tempo, ma non vuole dimenticare la storia millenaria di Roma e gli antichi valori. Per questa ragione il Liberty della Galleria Sciarra è un Liberty moderno, ma con l’inserimento eclettico di elementi tradizionali, romani, etruschi e riferimenti all’Oriente antico.
Inoltre il Principe intende sottolineare l’unicità del suo progetto, affidando all’iconografo Giulio Salvadori il compito di studiare un ciclo pittorico da realizzare sulle due grandi pareti della galleria, dedicato all’esaltazione della donna, insieme moderna e tradizionale. L’esecuzione dell’opera viene affidata al pittore Giuseppe Cellini, che realizza l’intero ciclo con la tecnica ad incausto, usata dagli antichi romani (pigmenti colorati mescolati a cera punica), ottenendo un meraviglioso risultato, che ancora oggi si può ammirare in tutto il suo splendore.
Il racconto si svolge su due pareti. Una parete è dedicata alle virtù della giovane donna (Pudica, Sobria, Paziente, Forte, Umile e Prudente) e alle attività femminili (La cura del giardino, La cura degli anziani, Il pranzo domenicale, L’educazione musicale e l’educazione alla carità). Sull’altra parete sono rappresentate le virtù della donna matura (Benigna, Domina, Amabile, Fedele, Misericordiosa e Giusta) e i momenti più importanti nella vita della donna (La conversazione galante, La toletta, Il matrimonio, Il ricevimento nuziale, La maternità e La cura dei figli).
Ma a seguito del godimento estetico scaturito dalla visione e dalla narrazione pittorica, non può non sovvenire alla mente l’idea che la donna, che ispirò quelle immagini, altri non è che l’Italia, idea che sta a fondamento dell’arte del Risorgimento. Questa donna rappresenta l’Italia, la giovane nazione italiana che deve crescere il suo giovane popolo. (“Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani” di Massimo d’Azeglio). L’Italia nel Risorgimento è spesso rappresentata da una giovane donna turrita, con gli abiti dai colori della bandiera, che rievocano i versi di Dante, quando incontra Beatrice nel Paradiso Terrestre: Sovra candido vel, cinta d’uliva, donna m’apparve, sotto verde manto, vestita di color di fiamma viva. (Purg. XXX, 31-33).
Questa intuizione si ritrova rappresentata in tutta evidenza sul Vittoriano, la cui costruzione inizia negli stessi anni della Galleria Sciarra, la prima pietra venne posta nel 1885. In questo monumento sono presenti molte statue femminili, che rappresentano le città e le regioni d’Italia. Il ciclo pittorico della galleria si completa con espressioni in latino moralmente significative, che meglio rendono comprensibile la tensione tra tradizione e modernità, che in quel momento storico si sta verificando.
In particolare la formazione dell’iconografo, il critico letterario Giulio Salvadori, è esemplare. Allievo di Giosuè Carducci, crede nel progresso, è un fervente positivista, in seguito ha una crisi religiosa, diventa terziario francescano (è in corso un processo di beatificazione), vicino alle idee del movimento modernista, amico di Padre Semeria e del vate Gabriele d’Annunzio. Al poeta dedica nel ciclo pittorico un ritratto, l’uomo protagonista del raffinato riquadro dedicato alla Conversazione Galante.
Inoltre il Principe Maffeo Sciarra nominò proprio d’Annunzio direttore di una rivista letteraria “Cronaca Bizantina”; con questa rivista e con la pubblicazione del giornale “La Tribuna”, il principe completava il suo progetto di apertura alla modernità.
Il Teatro Quirino ebbe da subito un enorme successo, al punto che si passò ben presto dalla sua prima costruzione in legno del 1871, nei primi anni di Roma Capitale, alla vera e propria costruzione in muratura del 1882, apportando nel 1898 modifiche all’interno per rendere l’ambiente più elegante e decorativo. Nel 1914 ad opera dell’architetto Marcello Piacentini il teatro modificò la sua immagine resa più essenziale e geometrica di ispirazione secessionista. In quegli anni la direzione fu affidata al Maestro Pietro Mascagni che ne diresse la nuova stagione lirica.
All’epoca si offriva infatti la musica risorgimentale, il melodramma, la grande lirica, oggi è dedicato al Maestro Vittorio Gassman e vengono rappresentati i classici della letteratura mondiale. Anche quest’anno la nuova programmazione si distingue per gusto ed eleganza.
Un invito, particolarmente rivolto ai romani e non solo, a seguire la nuova stagione del Teatro Quirino e a visitare l’elegante Galleria Sciarra, per “Lasciarsi Sedurre” e calarsi in un’epoca dove
“LA BELLEZZA REGNAVA SOVRANA”
MASSIMO FULVIO FINUCCI E CLARISSA EMILIA BAFARO