Le origini del tabacco
I marinai di ritorno dalle spedizioni nelle “Indie Occidentali” riportarono in Europa per la prima volta il tabacco. Lo ritenevano un rimedio medico prezioso contro le malattie che avevano incontrato in quei nuovi luoghi, come la sifilide. Permetteva di sopportare la sete, la fatica e la fame, ed era indicato contro i problemi reumatici, le febbri ed i morsi di serpente. Se ridotte in polvere queste foglie dissipavano catarri ed emicranie, se trasformate in un impacco avevano effetto cicatrizzante su piaghe ed ulcere.
In Europa le prime piante furono coltivate nel 1559 nei giardini della corte di Filippo II di Spagna (noto come Filippo il Prudente).
L’ambasciatore francese a Lisbona, Jean Nicot, nel 1560 ne inviò alcuni semi a Caterina de’ Medici, descrivendone le proprietà curative. La regina potè osservare come realmente queste foglie avevano effetti benefici, infatti riuscirono a curare le ulcere del figlio Francesco II.
Per questo la pianta fu ritenuta miracolosa, e venne chiamata “erba nicotiana” o “nicotina”, ma il nome più diffuso fu “erba della regina”.
Nello stesso periodo in cui Nicot si trovava a Lisbona vi era anche il cardinale Prospero Santa Croce, il nunzio di papa Pio IV. Rientrato in Vaticano portò con sé alcuni semi di tabacco che vennero coltivati nei giardini del papa. Fu da quel momento che il tabacco fu denominato “erba di Santa Croce”, “erba santa”, “erba sacra” e perfino “erba divina”.
Questa pianta riceve un grande successo, vengono venerati i suoi benefici, viene lavorata e trasformata in polvere, infusi ed unguenti così da sfruttarne tutte le ampie proprietà mediche.
Curiosamente il termine che solitamente oggi utilizziamo “tabacco” esisteva in Italia già da prima della scoperta della pianta, ed era usato per indicare proprio un medicinale ricavato dall’ Inula viscosa, una pianta sempreverde piuttosto comune nelle regioni mediterranee.
Inoltre negli scritti fiorentini di Luigi Pulci a fine Quattrocento il verbo derivato “tabaccare” ha il significato di attirare piacevolmente, cosi come a metà del Cinquecento per il concittadino Anton Francesco Doni “tabacchino” era chi corteggiava le donne.
Bartolomé de Las Casas, vescovo cattolico spagnolo vissuto nella prima metà del Cinquecento e che si dedicò alla difesa dei diritti dei nativi americani, affermò che il termine “tabacco” veniva usato dai Caribi delle Antille per designare la pipa in cui fumavano le foglie di pétun, un oggetto che veniva descritto a forma di “Y”.
Alcuni compagni inviati da Cristoforo Colombo nell’isola di Guahani, riferirono di aver visto degli indigeni che tenevano in mano un tizzone piccolo o un rotolino di erba di cui aspiravano il fumo. L’erba bruciata si chiamava cohiba e il tizzone tabaco.
Per farci un’idea più ampia su come il termine “tabacco” abbia preso il sopravvento può essere curioso sapere che l’ “erba sacra” era contenuta, così come altri medicinali, in dei bei vasi decorati, ed il motto del suo vaso sentenziava: “Et ab hac salus”. Le persone, prive di cultura, leggevano con difficoltà il latino e pronunciavano “T-ab-ac” e richiedevano così allo speziale il “tabacco”.
L’uso del termine “erba sacra” o “erba divina” si è perso completamente, così come è cancellata l’idea di usare il tabacco come rimedio medicinale. Al contrario sappiamo benissimo che il consumo di tabacco causa gravi conseguenze nocive al nostro organismo. D’altronde è bene sottolineare che nel tempo è cambiato il modo di usare questa pianta: l’uso medicale passa in secondo piano, e il tabacco da fumare prende il sopravvento.
Tra l’altro gli spagnoli quando arrivarono nelle Americhe non volevano fumare il tabacco perché avevano visto che era un’usanza tipica degli indios, e pertanto non volevano assolutamente fare come loro, li consideravano inferiori. Sarà successivamente che gli europei inizieranno a fumare anche loro il tabacco, ma solo col fine del piacere, senza conferire a quell’atto la funzione religiosa che invece assumeva per i nativi d’America.
Infatti in tutta America si usava ritualmente fumare da Nord a Sud il tabacco, molte sono le pipe che sono state rinvenute dal Nord fino al Messico e che risalgono al secondo millennio avanti Cristo. Il tabacco era considerato dono degli dei, come il mais, ma anche un amuleto contro le epidemie.
Nei banchetti degli Aztechi il tabacco era presente tra i dessert insieme al cacao: alla fine del pasto agli invitati venivano distribuite pipe di canna, o di terracotta, a forma cilindrica e finemente decorate. Sembra che fumare il tabacco propiziasse con l’ebbrezza stati di trance e provocasse visioni, e perciò era un momento inserito con lo scopo di connettersi con gli spiriti e le divinità appartenenti alla loro cultura.
Oggi il consumatore moderno fuma al massimo per ricercare una sensazione di leggerezza e benessere, per lo più conferiti dal rituale stesso: accendere la sigaretta, o pipa, aspirare e seguire le evoluzioni del fumo, in modo del tutto automatico e meccanico, come illusorio mezzo di evasione.
Veronica Socionovo