L’Europa vista dall’antiestablishment: l’economista Antonio Maria Rinaldi si racconta
Un’autorità del mondo economico-giuridico, tra gli esponenti dell’euroscetticismo e del sovranismo in Italia. Una personalità divisiva, nel senso che accoglie assensi e al tempo stesso coltiva dissensi. È Antonio Maria Rinaldi, economista di antica famiglia romana, il protagonista del quinto incontro della rassegna “Ego: Le personalità si raccontano”.
La Rassegna è nata da un’idea della Dott.ssa Jasna Geric – interprete e traduttrice – con il patrocinio della Ad Maiora – Editore, casa editrice di spicco nei settori economico e giuridico.
Quinto appuntamento di un ciclo che si propone, di volta in volta, di approfondire la conoscenza di personalità che svolgono un ruolo partecipativo e di rilievo nell’ ambito del nostro Paese e di cui la Consul Press ha più volte trattato in precedenti occasioni.
Nato e cresciuto nella Capitale, Rinaldi ha parlato della scelta di avvicinarsi alle tematiche economico-finanziarie “soprattutto perché influenzato da mio zio, noto commissario di borsa. Ho sempre avuto questa forte attrazione verso il mondo della finanza, fin dai tempi del liceo”. Passione che si è poi tramutata in esperienza lavorativa. Da qui, la scelta di frequentare un’università pubblica, La Sapienza di Roma, di cui ricorda che “erano tempi burrascosi, gli anni ’70, con le loro manifestazioni studentesche”, per cui, incalzato anche dal padre, cambiò direzione e si iscrisse ad una università privata, la Luiss.
Proprio l’ingresso alla Libera Università di Studi Sociali rappresenta nella sua vita una svolta: è qui che incontra l’allora direttore generale di Confindustria, Paolo Savona, allievo di Franco Modigliani (premio Nobel per l’economia nel 1985), a cui fu affidata la cattedra di politica economica e che ha rappresentato per il giovane Rinaldi un modello, di cui ancora ricorda gli insegnamenti: “era una persona diversa rispetto ai professori universitari dell’epoca e aveva un approccio differente anche alla materia che insegnava. Riusciva a interagire con noi e l’economia si imparava verificandola costantemente. A distanza di oltre 40 anni, io ricordo ancora perfettamente quelle lezioni”.
Dopo la laurea, imboccò la strada del servizio militare con cui divenne in breve Sottotenente della Guardia di Finanza. E giunsero, numerose, almeno una quindicina di proposte lavorative subito dopo il conseguimento della ricercata pergamena: ai tempi funzionava così, le proposte lavorative arrivavano subito. Ma erano “tempi molto diversi da ora” – ha raccontato, in quanto l’attuale esperienza di professore di Politica Economica presso la Link Campus University di Roma, lo ha messo di fronte all’evidenza di una realtà lavorativa, soprattutto in funzione giovanile, gravemente bloccata e in fase di stallo. Poi arrivò l’esperienza alla Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), in qualità di funzionario, e diversi incarichi in altre banche fino ad approdare negli anni Ottanta alla direzione generale della Sofid, la finanziaria del Gruppo Eni.
Rinaldi, che ha ufficializzato proprio in questi giorni la sua candidatura alle elezioni europee nel Centro Italia (Lazio, Toscana, Marche e Umbria) nelle liste della Lega di Matteo Salvini, ha parlato anche delle sue numerose apparizioni televisive – che ha voluto ribadire “tutte a titolo gratuito” – : “sono diventate sempre più frequenti a partire dal 4 marzo 2018, quando le elezioni politiche ribaltarono di fatto gli equilibri del sistema politico in Italia definendo un quadro ben diverso. Se continuano a chiamarti in Tv è perché hanno un ritorno economico in termini di audience”. Ciò che ha attirato e che continua a catturare l’attenzione del pubblico – secondo Rinaldi, che vanta oltre 11 mila seguaci sulla piattaforma Facebook e oltre 2 mila su Instagram – è il fatto di aver ricoperto uno spazio mai occupato da nessuno prima: “gli utenti hanno intravisto in me un cittadino come loro che spiegava la materia economica in maniera estremamente semplice” ha precisato. “Riuscire a parlare di cose difficili in maniera più facile, in modo che arrivino ad una platea più ampia: è questa la vera sfida”.
Quanto alla situazione politica ed economica del Bel Paese, “occorre fare il punto su quello che vogliamo per il futuro, bisogna capire dove vogliamo andare. In questo momento, il prezzo più ampio lo stanno pagando alcune fasce della popolazione, in particolare i giovani che hanno scarse possibilità di accesso al mondo del lavoro. Bisogna fare qualcosa per sbloccare la situazione del brain drain, la cosiddetta “fuga dei cervelli”: serve ripristinare un principio di meritocrazia che in Italia è pressoché inesistente e che si manifesta invece con maggiore frequenza in altri paesi europei”.
È una fase storica, la nostra, in cui la finanza sta prendendo progressivamente il posto della politica. E questo è un male, “perché è la politica che deve avere sempre l’ultima parola, cioè degli strumenti di correzione dell’economia e delle scelte finanziarie”. Proprio sulle continue accuse che gli vengono rivolte sulle sue posizioni fermamente antieuropeiste e sovraniste ha precisato poi che i “veri europeisti siamo noi, noi che critichiamo l’impostazione della governance europea perché divenuta ormai insostenibile nella pratica. È fondamentale tornare a mettere al centro dell’attenzione il cittadino e con esso l’economia reale degli Stati e non più la finanza virtuale”. “Da italiano spero che il 26 maggio cambi effettivamente qualcosa” conclude. “Spero che i cittadini votino per quell’Europa che desideriamo: da italiano ed europeista dico che non è questa l’Europa che desideriamo e che ci era stata promessa, ma serve un’entità politica che metta al centro noi cittadini e l’economia reale”.