L’incontenibile forza della vita nella poesia ” Dei figli ” di Kahlil Gibran
La poesia “Dei figli” è tratta dal celebre libro di Kahlil Gibran “Il profeta“, volume unico nel suo genere, composto da 26 saggi scritti sotto forma di poesia, una sorta di raccolta di sermoni su varie tematiche afferenti la quotidianità dell’essere umano.
Un libro senza tempo che offre validi spunti di riflessione.
Il poeta, nato nel 1883 in Libano in una famiglia di cristiani maroniti, poi naturalizzato statunitense, è un scrittore visionario, filosofo, poeta mistico e artista. Il suo stile è inconfondibile, retorico e sapienziale, e allo stesso tempo semplice. Il linguaggio è scorrevole ma ricco di simboli e metafore dal tenore profetico. La sua poetica è mistica, ossia unisce la meditazione orientale e la letteratura occidentale, divenendo strumento di riflessione esistenziale perché è della vita che parla (amicizia, amore, matrimonio, figli, lavoro, gioia e dolore, leggi, libertà…).
Dei figli
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donar loro l’amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita procede e non si attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.
Una donna del popolo, madre, interroga il profeta sul tema dei figli. L’elaborato si presenta come un componimento biblico, ricorda lo stile sapienziale dei testi sacri (E lui disse). La sua affermazione (I vostri figli non sono figli vostri), è una contraddizione, una provocazione, che rappresenta il filo conduttore di tutto il testo perché spiegata nei versi successivi. Basato sull’accostamento ipotesi – negazione tipico dei procedimenti filosofici, il lettore è guidato dal profeta nel ragionamento per cui approda alla sua verità. I genitori costituiscono solo il mezzo per venire al Mondo. I figli vengono alla Vita tramite loro ma non da loro perché sono figli della Vita, dell’ardore e dell’espansione dell’esistenza stessa. Il loro pensiero è autonomo rispetto a quello dei genitori che li proteggeranno e li accudiranno ma non potranno influire sulle loro anime.
(Esse [Le loro anime ] abitano la casa del domani). I figli appartengono al domani e la Vita non indugia nel passato ma procede propulsivamente.
Straordinaria la lunga metafora degli ultimi versi (L’arciere… vi tende con forza affinché le sue frecce vadano lontane): l’immagine dell’arciere che scocca la freccia rimanda alla ”volontà di Dio”.
L’uomo è un arco tra le mani del Creatore e i figli sono le frecce scoccate nella vita. Se dunque l’uomo si abbandona alla volontà divina può confidare che c’è un disegno che lo supera. Ogni figlio che viene al Mondo ha una precisa traiettoria da seguire ma non spetta al genitore stabilire quale essa sia ma alla forza irrefrenabile della Vita stessa.
Il genitore è solo strumento che indirizza, scaglia i figli come frecce viventi nella vita, ma ogni freccia segue una traiettoria unica.
Nessun figlio nasce dunque a caso, ma il suo venire al Mondo ubbidisce a un preciso scopo nel piano generale della Vita.
Per quanto riguarda la tecnica stilistica, la poesia si compone di versi lunghi, irregolari e senza rima e lo stile, come detto relativamente al libro cui appartiene, è sapienziale, ricco di immagini, antitesi e accumulazioni. Ritornano di frequente gli stessi termini, in particolare figli e voi, a voler definire due categorie umane contrapposte e autonome.
Nella seconda parte l’imperativo potete collegato alla causale poiché spiega le ragioni che il profeta vuole esprimere. Ogni periodo è poi caratterizzato dalla contrapposizione tra ciò che i genitori possono e non possono fare, attraverso la ripetizione della congiunzione avversativa ma. I ritorni strutturali con la ripetizione dei concetti, rendono il messaggio facilmente comprensibile e atto a colpire il lettore emotivamente.
Particolarmente suggestiva la lunga metafora finale dell’Arciere Creatore che mira l’infinito e dell’arco fermo nelle sue mani per suggerire l’abbandono confidente di un genitore che veramente ama.
Veronica Tulli