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L’italiano in televisione e Alberto Manzi

A metà del secolo scorso molti italiani parlavano solo il dialetto…  
Intorno al 1950 gli italiani non sapevano né leggere né scrivere ma grazie al cielo c’era la televisione che li ha aiutati ad imparare la lingua italiana, in breve tempo si provò a trasformare l’Italia dando a tutti una base linguistica su cui potersi conprendere. E’ vero che la maggior parte degli italiani parlava il dialetto allora così come oggi ma attraverso gli sforzi di quel tempo al giorno d’oggi abbiamo mezzi di espressione che ci permettono l’interazione attraverso ceti sociali e culture che adesso sembrano simili e che allora erano ben diverse. Scuola e benessere aiutarono molto in questo processo, ne furono i primi fautori ma non possiamo far tornare i conti senza la “Televisione” una parola moderna che deriva dalla combinazione di due parole antiche: tele è un pezzettino di parola che in greco antico significava ‘lontano, a distanza’, visione è una parola che indica l’azione del vedere, e viene direttamente dal latino.
Ma torniamo alla storia dei rapporti fra televisione e lingua italiana. In questa storia, un posto molto importante spetta a una trasmissione intitolata “Non è mai troppo tardi”, che la Rai ha mandato in onda circa 50 anni fa.    Questa trasmissione, condotta dal bravissimo maestro Alberto Manzi, ha portato l’italiano nelle case di milioni di cittadini che non sapevano né leggere né scrivere e che parlavano solo in dialetto. In tempi più vicini a noi, Rai Educational ha dedicato alla lingua italiana sia programmi d’intrattenimento come Parola mia sia programmi per l’istruzione dei cittadini stranieri (Cantieri d’Italia, od anche In Italia) ma è grazie ad Alberto Manzi che dopo aver fatto l’italia bisognava fare gli italiani a livello linguistivo.
Nel 1960 Alberto Manzi era già un divulgatore della nuova realtà e fu chiamato sul programma nazionale per presentare “Non è mai troppo tardi” per gli italiani che per ragioni di lavoro soprattutto erano ancora analfabeti e lorese un personaggio famoso: in sostanza riprofuceva sullo schermo lezioni di scuola primaria. Quelle che oggi potrebbero sembrare con la nostra ansia di tutto e subito delle lezioni lente seppur ben strutturate, aiutarono al tempo a far prendere la licenza elementare a ben un milione e mezzo di persone.
Manzi utilizzava un grosso blocco di carta montato su cavalletto sul quale scriveva, con l’ausilio di un carboncino, parole o semplici frasi, accompagnate molte volte da un bel disegnino di riferimento. Usava anche una lavagna luminosa, per quei tempi assai suggestiva. Al contempo la Rai Eri, casa editrice della Rai, pubblicava materiale ausiliario per le lezioni, quali quaderni e piccoli testi. In sostanza nel suo piccolo fu un vero e proprio corso serale per adulti di ogni età; il fatto che la trasmissione avvenisse nella tarda serata, prima di cena, aiutò la gente a poterlo seguire per apprendere.

Nel 1961 gli viene conferita la Croce di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Concluso il programma, dopo alcune brevi e sporadiche programmazioni radiotelevisive su temi legati all’istruzione, Manzi ritornò quasi a tempo pieno all’insegnamento scolastico classico, presso la scuola elementare Fratelli Bandiera di Roma.

Di tanto in tanto partecipa a delle campagne di alfabetizzazione degli italiani all’estero e per alcuni viaggi in America Latina per collaborare alla promozione sociale dei contadini più poveri.

Tornò alla ribalta nel 1981 quando si rifiutò di redigere le cosidette schede di valutazione  in quanto riteneva che        ” non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest’anno, l’abbiamo bollato per i prossimi anni per qualcosa che per allora non sarà più”; questa disobbedienza gli costò sospensione dall’insegnamento e dello stipendio. Risolse il problema mettendo un timbro con su scritto “Quel che può fa, Quel che non può non fa“.

Nel 1992 la Rai ripropose Manzi ne L’italiano per gli extracomunitari, 60 puntate televisive, in onda su Rai 3 per insegnare la lingua italiana agli immigrati.

Il maestro Manzi è morto il 4 dicembre del 1997, nella sua casa a Pitigliano.

La mostra Non è mai troppo tardi (2007 Carpi) ha finalmente reso omaggio a una delle figure più significative della cultura pedagogica italiana dell’ultimo mezzo secolo. L’immagine che ci ritorna di Alberto Manzi è diversa, complessa e articolata, in quanto non insegnava solo ad adulti analfabeti ma anche a bambini e giovani adulti che a quell’ora tornavanno a casa per la cena e che rimanevano incantati da quel maestro delle elementari che disegnava e parlava con loro, aiutandoli a rielaborare concetti che avevano visto  a scuola e che forse prima del suo intervento non avevano ben compreso.

foto rai cultura tutto scuola pinterest                          Alessandro  Benini        ©Francesco Spuntarelli

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