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Lola Young: l'unicità dell'imperfezione

Lola Young: l’unicità dell’imperfezione

Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in .

“Lola Young: l’unicità dell’imperfezione” celebra l’autenticità e sfida le aspettative sociali con un inno potente all’accettazione di sé.

In un panorama musicale spesso dominato da narrazioni patinate e perfezionismi irraggiungibili, Lola Young si distingue con la sua cruda onestà e il suo stile diretto.

La sua canzone “Messy” è molto più di una semplice traccia musicale: è un manifesto dell’imperfezione, un grido di indipendenza contro le aspettative soffocanti imposte dalla società e dalle relazioni personali.

 

Un racconto di autenticità e frustrazione

Le liriche della canzone dipingono il ritratto di una protagonista esasperata, stanca di doversi adattare a standard contraddittori. Lola Young mette a nudo l’ipocrisia di chi critica ogni aspetto della sua personalità: dal body shaming (essere oggetto di derisione e offese per il proprio aspetto – oggi vera e propria piaga sociale che ha portato a gesti estremi chi ne è stato vittima) alle contraddizioni imposte dalla società, dove non si è mai abbastanza o si è sempre troppo, troppo disordinata e poi troppo pulita, troppo intelligente e poi troppo ingenua, troppo perfetta fino a quando non dimostra di essere umana. Questa contraddizione incessante è il cuore pulsante del brano, un tema universale con cui molti possono identificarsi.

La cantante non chiede scuse né cerca di giustificarsi. Al contrario, rivendica con forza il diritto di essere sé stessa, senza filtri o compromessi. Il messaggio è chiaro: non possiamo e non dobbiamo cambiare per accontentare chi non ci accetta per quello che siamo.

 

Un invito a circondarsi di persone che ci accettano

Attraverso versi diretti e un linguaggio schietto, Lola Young denuncia una dinamica tossica in cui ogni tentativo di essere sé stessi viene costantemente messo in discussione. “I want to be me, is that not allowed?” (“Voglio essere me stessa, non è permesso?”) è una domanda tanto semplice quanto potente, che evidenzia quanto sia difficile per molti sentirsi accettati senza dover costantemente dimostrare qualcosa.

Questo brano è anche un implicito invito a scegliere con cura le persone con cui ci circondiamo: chi ci fa sentire sbagliati per come siamo, probabilmente non merita il nostro tempo.

 

Uno stile musicale che amplifica il messaggio

Dal punto di vista musicale, “You Hate the Fucking Lot” unisce una produzione essenziale a una vocalità intensa e graffiante. La voce di Lola Young trasmette emozioni autentiche, alternando momenti di vulnerabilità a esplosioni di rabbia contenuta. Questa scelta stilistica amplifica la potenza del testo, rendendo ogni parola ancora più incisiva.

 

Un inno alla libertà personale

Lola Young ci regala una canzone che non solo risuona nelle orecchie, ma arriva dritta al cuore. “You Hate the Fucking Lot” è un promemoria che non dobbiamo piegarci alle aspettative altrui, ma piuttosto rivendicare il diritto di essere imperfetti, autentici e, soprattutto, liberi.

La canzone finisce con un “mandare a quel paese” liberatorio che forse tutti noi dovremmo dire più spesso.

In un mondo che spesso impone standard impossibili, questo brano è una boccata d’aria fresca, un’ode all’accettazione di sé stessi e alla ricerca di chi ci ama per quello che siamo.

Lola Young, così imperfetta eppure così bella e brava.

E, alla fine, non è forse questa la vera perfezione?


Foto autore articolo

Gabriele Felice

Gabriele Felice Founder & CEO ISW | Italian Store World Connecting the Best of Italy with the U.S. Market
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