Manager Culturale a Vostro Servizio
Intervista a MARTINA NASINI
( Seconda parte)
LA FORZA DI REINVENTARSI
D: Gli eventi che organizzi hanno sempre uno standard molto alto di qualità, come il concerto ad Ariccia nella sala Maestra di Palazzo Chigi, o il concerto per pianoforte e flauto alla Rocca dei Borgia di Nepi.
Come risponde il pubblico?
R: Devo confessarti che ad Ariccia abbiamo avuto il problema contrario, cioè la sala era in overbooking, abbiamo dovuto mettere delle sedie in più! Noi siamo molto attenti a due aspetti: la qualità degli eventi, pochi ma belli, in grado di lasciare un segno nelle persone, e l’originalità dell’evento.
Tutti abbiamo fatto Shakespeare o il concerto su Rossini, ma poi dipende come lo fai, come lo interpreti. In qualche modo oggi tutti abbiamo visto tutto, e allora il lavoro diventa molto faticoso anche nella ricerca, e in questo io do un grosso supporto a Mario.
Quando abbiamo fatto l’evento su Alda Merini, non abbiamo neanche accennato al fatto che avesse problemi psichici, perché tanto ormai è stato detto in tutte le salsa.
Noi invece ci siamo concentrati su di lei come donna, con le sue passioni, le sue fragilità, i suoi gusti. Io mi fregio dell’amicizia di Giuliano Grittini (tra le altre cose fotografo ufficiale della Merini n.d.r.) con il quale mi sento spesso. Soprattutto quando organizziamo concerti dedicati ad Alda Merini, la prima cosa che faccio è chiamare lui, che è uno straordinario professionista con un curriculum davvero invidiabile.
Laddove è possibile cerco sempre di coinvolgerlo, magari chiedendo di utilizzare qualcuno dei suoi scatti.
Per quanto riguarda il concerto di Nepi ci sarà con noi Sabina Barzilai, una grande attrice e una grande regista che viene dalla Scuola di Gigi Proietti, e che ci permette di tenere alta la qualità e l’originalità di questo evento, e posso dire lo stesso anche per Daniela Calzetta (Maestro pianista n.d.r.) e Cecilia Valente (Maestro arpista n.d.r.), altre grandi professioniste.
A noi piace fare cose belle, magari poche, ma fatte bene, che lascino il segno indelebile nel cuore delle persone. Anche per “Indiani di Riserva” è stato fatto un grande lavoro, anche solo trovare e leggere il Codice dei Nativi d’America, cercare le fonti, controllarle… Questo concerto che andiamo a fare a Nepi, già dal titolo “I Grandi Compositori nelle quattro mura domestiche”, cerca di rendere umano il mondo della Classica, che è molto formale e rigido.
Questa seriosità potrebbe allontanare il pubblico, invece rendendo l’umanità che sta dietro la musica Classica, si fornisce allo spettatore l’occasione per un avvicinamento. C’è chi dice che gli artisti siano “nati per istruire il popolo ignorante”, allora spezziamo il protocollo e rendiamoli umani questi personaggi, anche proponendo lavori divertenti e leggeri. Questo evento per esempio, sarà un connubio tra uno spettacolo musicale e uno spettacolo teatrale, in cui le protagoniste sono le mogli, le amanti, le muse ispiratrici dei grandi compositori. E’ un modo per evidenziare l’umanità, la quotidianità di questi personaggi, che hanno avuto i loro aspetti semplici, divertenti, pittoreschi, drammatici.
Quando presentammo lo spettacolo ad Ariccia fu un successo enorme: anche quando Mario eseguì il brano “4:33” di John Cage, in cui ci sono ben 4 minuti di pausa e silenzio, il pubblico reagì davvero bene, mentre io ero in totale apprensione!
D: Martina, oggi tu sei una donna professionalmente indipendente e realizzata. Hai trovato difficoltà nel corso della tua carriera, magari per qualche pregiudizio di genere, sessista, oppure tutto si è svolto nel modo migliore, senza intoppi in questo senso?
R: Guarda, sono molto sincera, da questo punto di vista non ho mai avuto problemi, non ho mai incontrato pregiudizi. Però ho dovuto imparare a comunicare, ho dovuto fare un vero e proprio percorso di comunicazione: non puoi dire a una persona “non hai capito”, devi sempre dire “non mi sono spiegata”, per intenderci.
Poi figurati, nell’ambiente musicale ho dovuto imparare il linguaggio tecnico, la terminologia esatta.
Quando ho organizzato il concerto per Gianni Innocenzi tempo fa, lui mi parlava ma io non lo capivo proprio (ride)! Ecco, questa è stata una grande difficoltà, ma discriminazioni no. Magari, a volte, qualcuno fa un po’ di confusione sulla figura del manager con quello della moglie, e senza cattiveria mi scavalca comunicando determinate cose direttamente all’artista, e io le vengo a sapere poi quasi per caso.
Allora lì bacchetto, e da questo punto di vista sono una delle persone più odiate: io bacchetto, ci sono orari, ci sono tempistiche da rispettare, tutto deve essere sotto controllo perché se qualcosa va storto poi è colpa di Martina…
D: Per quanto riguarda l’evento del Primo Agosto, com’è collaborare con il Festival #NepiEstate2024?
R: Allora guarda, noi abbiamo già fatto un concerto a Nepi l’anno scorso. Per questo evento siamo alla Rocca dei Borgia, una location spettacolare che ha avuto Carla Fracci come madrina. Sai, noi pensiamo sempre alle grandi città, ma le provincie sono posti altrettanto meravigliosi. Nepi poi è un paese magico, invito tutti a visitarlo.
Hanno una Proloco veramente eccezionale, e ovviamente anche il Sindaco, sono persone che, come fanno in altri Comuni, credono molto nella Cultura.
E si vede dai luoghi che mettono a disposizione, insomma, la Rocca dei Borgia è una delle Dimore Storiche della Regione Lazio, un posto veramente strepitoso! A Nepi poi ci sentiamo a casa, il Festival è molto partecipato e l’evento è molto atteso e molto sentito, e ci hanno accolti in maniera davvero fantastica.
Devo dire che mi piace molto lavorare nei piccoli Comuni, perché lì c’è ancora l’aspetto umano molto forte.
D: Ti sono arrivate proposte professionali da altri artisti?
R: Sì, ci sono alcuni musicisti che mi hanno chiesto di curare e organizzare eventi anche per loro. No, grazie. E’ già difficile riuscire a curare bene un solo artista!
D: Già, esistono realtà di agenti che curano gli interessi di diversi artisti, o come si è visto nell’ultimo Festival di Sanremo, un solo autore che scrive i testi di molte canzoni in gara.
R: No, no, non mi interessa lavorare a quel modo. Ti racconto un fatto: diversi anni fa partecipammo ad un bando per una nota Festa di una nota città, non voglio fare nomi.
E’ stata una cosa pazzesca, in casa abbiamo rischiato il divorzio (ride). Un vero inferno, sembrava una bomba atomica quel bando, 68 pagine numerate, timbrate, protocollate… alla fine però vincemmo, ma ci fu uno scandalo all’epoca e insomma, non se ne fece più nulla… ma chi li valuta poi, questi bandi? Il punteggio chi me lo da? Un consigliere, un funzionario, che fanno un’altra cosa nella vita? Purtroppo lo scotto poi lo pagano solo gli artisti! Il mondo della cultura è da riorganizzare in questo senso.
Non posso essere giudicato da un consigliere, perché cosa ne sa, lui, di uno spettacolo, di cosa c’è dietro, di cosa si tenta di proporre? Chi deve occuparsi di Cultura deve essere competente, deve appartenere a quell’ambiente, fare quello nella vita: direttori artistici veri e non gente improvvisata, perché c’è molta improvvisazione, soprattutto nel mondo dell’Arte.
Una volta esisteva la gavetta, e c’era un percorso professionale preciso: oggi atleti sportivi diventano attori, giornaliste diventano attrici, le attrici diventano parlamentari.
Io ho smesso di fare il fotografo perché con l’avvento del digitale hanno distrutto completamente il settore, lasciandolo in balia della massa.
Stampatori e fotografi hanno dovuto chiudere bottega, famiglie intere… una categoria che non è stata tutelata, come non sono tutelati i musicisti e gli attori.
Lo abbiamo visto tutti quello che è successo con il Covid…
D: Le nuove tecnologie hanno permesso a tutti di produrre e condividere foto, canzoni, video. Non rischiano di andare, col tempo, a formare proprio il gusto delle persone?
R: In parte si, io vedo cose tremende sulle diverse piattaforme.
Però è anche vero che quello che oggi è venuto a mancare è il senso etico, il rispetto della professionalità.
Oggi ci sono i tuttologi che vanno ad ammazzare un mercato, come gli artisti che fanno prestazioni professionali senza compenso.
Ecco, fanno un doppio danno, uno a loro stessi e un altro all’intera categoria.
Poi magari di mestiere sono medici e quello della musica è solo un capriccio personale.
Fare il musicista è un lavoro, un lavoro come gli altri, che necessita di costi: comprare uno strumento musicale spesso è proibitivo.
E’ una vergogna non rispettare il lavoro dell’artista, se vai in Germania o in Austria, la figura del musicista o dell’attore è ancora molto rispettata. E noi che siamo la patria della Musica e dell’Arte non siamo in grado di sentire lo stesso rispetto.
Oggi tutti fanno tutto e si crea un grande caos, c’è carenza di lavoro e ovviamente a risentirne è la qualità.
L’artista quando si esibisce ha una grande responsabilità, deve trasmettere il messaggio al pubblico.
Sul palco si sale in un certo modo, e oggi c’è molta confusione tra libertà e ostentazione, un vero caos di valori, secondo me.
D: Grazie Martina per il tempo che ci hai dedicato. In ultimo ti chiedo se hai qualche novità da rivelare ai nostri lettori sul prossimo futuro e sui prossimi eventi.
R: Guarda, questo puoi anche scriverlo, noi siamo molto scaramantici e non parliamo troppo dei progetti da realizzare.
Però siamo molto propositivi, stiamo lavorando tanto e faremo una bellissima tournée, aggiungendo concerti in questi bellissimi territori. “Indiani di Riserva” è un concerto che fa parte del nostro programma estivo, e quindi saremo in giro fino a settembre e poi anche nel 2025.
Forse ci sarà anche qualcosa in Ottobre ma, come ti dicevo, per scaramanzia preferisco non parlarne.
Danilo Pette ©