Marina Cannavò, Psichiatra e Psicoterapeuta,
in Parlamento contro la violenza sulle Donne
LA “VIOLENZA DI GENERE“ – UN PROBLEMA DI SALUTE PUBBLICA
a cura della Dr. ssa MARINA CANNAVO’
INTERVENTO SVOLTO NEL CONVEGNO DEL 25 NOVEMBRE 2022 ALLA CAMERA DEI DEPUTATI, PRESSO LA SALA DEL REFETTORIO, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
come a suo tempo segnalato dalla Consul Press
L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la violenza nei confronti delle donne come un grave problema di salute pubblica. Infatti i dati dell’OMS del 2019 mettono in evidenza che circa il 35% delle donne nel mondo subisce un episodio di violenza fisica e/o sessuale da parte di un partner o da parte di un estraneo.
In Italia quasi 7 milioni di donne subiscono una violenza nell’arco della loro vita, una donna su tre. In particolare i dati Istat del 2019 mostrano come gli omicidi in ambito familiare siano aumentati: da 135 nel 2002 a 150 nel 2019 di cui 93 (83,8%) sono donne. Nel primo semestre 2020 la situazione si è aggravata: gli assassini sono stati pari al 45% degli omicidi, contro il 35% del primo semestre 2019 ed hanno raggiunto il 50% durante il lockdown. Nel 2022 i femminicidi commessi sono stati 125.
Tuttavia la violenza sulle donne è considerata “la pandemia ombra”, non solo perché spesso queste donne non segnalano, ma perché quando si recano nei servizi sanitari e sociali pubblici sono “donne invisibili”.
Difatti non sappiamo, ad esempio, quante siano le donne in cura per disturbi psichiatrici vittime di violenza. Tanto è vero che un recente studio italiano afferma che solo il 10-30% delle donne vittime di violenza vengono riconosciute dagli specialisti in psichiatria.
Questo accade perché spesso i medici non chiedono nulla sia per “rispetto” nei confronti delle donne sia perché la violenza è considerato un problema esclusivamente sociale ancora oggi.
Eppure le donne vittime di violenza subiscono importanti conseguenze sulla salute fisica, soprattutto a livello ginecologico come l’interruzione di gravidanza, il parto pretermine, bambini nati sotto peso o nati morti e le malattie sessualmente trasmesse come la sifilide, la gonorrea, l’HIV e conseguenze sulla salute psichica come l’ansia, l’insonnia, la depressione, il disturbo da stress post-traumatico, ecc.
Le vittime di violenza generano ben il 92% di costi per anno in più rispetto alle donne non abusate, e i servizi di salute mentale sono al primo posto nella voce dell’aumento di costo. Ad esempio il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è un disturbo molto comune nelle donne che hanno subito una violenza sessuale (31%-84%) ed aumenta il rischio di suicidio di ben 3 volte rispetto alla popolazione generale. Inoltre le vittime di violenza assumono psicofarmaci 4 volte di più delle donne non abusate, 6 volte di più sono a rischio di depressione, di abuso di alcol, di cattiva salute e spesso sono delle “sopravvissute” perché, a causa delle conseguenze psichiatriche, sono ad alto rischio di suicidio.
C’è uno stretto legame tra il rischio di violenza e il rischio suicidario. Le donne che soffrono di malattie psichiatriche sono più vulnerabili a subire violenza e la violenza sulle donne genera e/o aggrava le patologie psichiatriche.
Di conseguenza, il suicidio come la violenza è un grave problema di salute pubblica.
Ecco perché il femminicidio è solo la punta dell’iceberg.
Le strategie politiche attuali sono rivolte all’emergenza, all’episodio critico di violenza, ma cosa accade a queste donne dopo che hanno subito una violenza? Molti studi hanno rivelato che queste donne subiscono violenza e abusi anche a distanza di anni dall’allontanamento del partner e anche a distanza di ben 7 anni dalla separazione.
Allontanamento/separazione dal partner violento non equivale purtroppo alla fine degli abusi.
Quindi bisogna agire non solo sulla prevenzione del femminicidio, ma anche sulla prevenzione delle malattie psichiatriche e del suicidio delle donne vittime di violenza e anche degli uomini maltrattanti, anche loro a rischio di suicidio, dopo aver commesso un femminicidio.
Gli operatori sanitari sono i primi ad intervenire ma le donne non dicono di aver subito violenza e gli operatori, dunque, devono saper mettere in relazione i sintomi clinici riferiti dalle donne con un possibile episodio di violenza.
In conclusione, i medici soprattutto del pronto soccorso, i medici di famiglia, i ginecologi e gli psichiatri dovrebbero chiedere di routine alle donne se hanno subito episodi di violenza durante la raccolta delle notizie anamnestiche e dovrebbero attuare un attento screening per valutare la presenza di depressione e di rischio suicidario nelle donne abusate e anche negli uomini che hanno commesso un femminicidio.
L’ AMAD – OdV (Associazione per le Malattie Ansia e Depressione) di cui sono socio fondatore e consulente scientifico, è impegnata sia nella prevenzione che nella cura delle conseguenze psichiatriche sulla salute delle donne vittime di violenza.
L’Associazione è anche impegnata nella sensibilizzazione delle Autorità politiche che dovrebbero riconoscere la violenza come un problema sanitario che crea gravi danni alla salute fisica e psichica delle donne abusate.
La Commissione di inchiesta sul femminicidio dovrebbe attuare delle strategie efficaci rivolte non solo alla risoluzione dell’emergenza ma soprattutto all’attivazione di servizi medici specialistici dedicati alle donne vittime di violenza, al fine di evitare la cronicizzazione di gravi disturbi psichiatrici e l’elevato rischio suicidario.
Dott.ssa Marina Cannavò
– Medico-chirurgo
Specialista in Psichiatria e psicoterapeuta PhD
– Cons. te Scientifico Ass. ne AMAD – odv
marina.cannavo@libero.it
***** *** *****
L’immagine d’apertura riproduce la copertina del libro pubblicato dalla Dr.ssa Marina Cannavò nel 2020, dopo aver presentato una propria proposta legislativa contro la violenza nei confronti dei lavoratori ed in particolare ai danni degli Operatori Sanitari nell’ottobre 2018 presso la Camera dei Deputati, in occasione della Conferenza Stampa e del Convegno sulle “Aggressioni ai sanitari: un fenomeno sociale?” organizzato dal CIC, Collegio Italiano Chirurghi.
Più volte la Consul Press ha dedicato una particolare attenzione alle iniziative di questa Combattiva Esponente del “Pianeta Salute & Sanità”, sempre impegnata sia a favore delle Donne, sia dei suoi Colleghi e degli Operatori Sanitari, per i frequenti rischi a cui sono sottoposti negli ambulatori di Pronto Soccorso e di Guardia Medica.