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Mediterraneo: dall’unione alla disgregazione

….. Un “ex” – MARE NOSTRUM

Un fatto è fuori discussione: stiamo passivamente assistendo alla dissoluzione del Mediterraneo: si è dissolta quella costruzione sociale, politica ed umana che il tempo aveva edificato attorno al nostro mare.

Possiamo azzardare con quel pessimismo che ormai contraddistingue tanta parte dei nostri pensieri sul futuro del Paese, che, come quel bacino così determinante per la nascita della civiltà, si sta trasformando in un lago di interessi contrapposti, con buona pace del Trattato di Parigi del 2008 che sanciva l’amicizia e la collaborazione dei Paesi rivieraschi.

Questo è uno degli argomenti dibattuti recntemente nel corso del convegno di martesì 23 ottobre presso la Biblioteca della Camera dei Deputati per iniziativa del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli.

Mentre l’Italia subiva la destabilizzazione provocata dall’epocale immigrazione dal Nord Africa e dalle regioni subsahariane, nuovi “attori” si sono affacciati sul palcoscenico del Mediterraneo. Tre superpotenze hanno riempito il vuoto lasciato dall’Europa: la Russia, la Cina e gli Stati Uniti, che, per la verità questi ultimi, ponendo l’area sub mediterranea al secondo posto nei loro interessi geopolitici, hanno indirettamente incoraggiato una maggior presenza, la lunga guerra di Siria lo dimostra, della Russia e della sua forza di fuoco.

Dunque un quadro rimasto pressochè inalterato per circa trenta anni ha perso i suoi colori, sconvolgendo tutti i rapporti di vicinato. A cominciare dalla disintegrazione libica, dove Francia ed Inghilterra hanno giocato una carta determinante, spaccando l’unità territoriale del Paese e facendo piombare la Tripolitania in una lotta tribale guerreggiata che ha dato il colpo di grazia al traballante governo di Sarraj, sostenendo e rafforzando, anche con l’intervento dell’Egitto, la Cirenaica di Khalifa Haftar.

In tutto questo l’immigrazione incontrollata ha prodotto un serio vulnus al “mondo” di Bruxelles, dove in assoluta assenza di solidarietà ci si è chiusi a protezione di una finanza finanziata , nemica dell’economia reale e dei popoli. L’abbandono delle neglette nazioni del sud dell’Unione ha inferto una profonda lacerazione alla sicurezza di tutti: per anni, ogni allarme lanciato dagli addetti ai lavori, è stato trascurato, i barconi carichi di dolore e speranze sono stati, inevitabilmente, vettori dei terroristi di tutta la galassia islamista, nel totale diniego della realtà da parte dei governi di sinistra, che per ipocrita buonismo, hanno accolto tutti e tutto, cambiando il tessuto sociale ed economico del nostro Paese e indirettamente provocando in varie città d’Europa, stragi con centinaia di morti e feriti.

Adesso che lo Stato islamico, militarmente sconfitto, non esiste più, rimane, tuttavia, un nuovo pericoloso allarme: il rientro in Europa di oltre duemila foreign fighters, numerosi i cittadini delle Repubbliche ex Jugoslave, tutti costoro, radicalizzati proprio nelle stesse regioni balcaniche ed umiliati poi nella martoriata Siria, sono pronti a colpire ed a colpire come sempre secondo i canoni del terrorismo assassino, gli inermi, gli innocenti, gli abbandonati per l’egoismo di chi ha dimenticato la vera natura civilizzatrice del Mediterraneo e le sue radici, che sono, una volta per tutte, di una sola natura: Ellenico-romane!

Alessandro P. Benini


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Alessandro P. Benini

Esperto di Finanza e di Storia dell’Economia.
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