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Mitra, il sole, l’amicizia, il patto

Lo giuro sul nome di Mitra

Mitra il sole, il patto, l’accordo, è una divinità dell’induismo, della religione persiana e un dio ellenistico e romano, fu adorato nelle religioni  misteriche dal primo secolo a.C. al quinto secolo d.C.  Numerosi sono del resto gli aspetti in comune fra questi culti, esaminerò in questo articolo le origini e le differenze tra i tanti.

Mitra é un nome di divinità molto antica, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.

Anche l’Avestā, il testo fondamentale della religione persiana, non è giunto fino a noi integralmente e le parti sopravvissute che riguardano Mitra sono costituite solo da inni, trasmessi tramite la tradizione orale: nei frammenti che ci sono giunti Mitra conduce la battaglia finale contro i demoni.

Esso, inoltre, presenta somiglianze con il Libro di Daniele e con gli Oracoli di Istaspe (un testo ellenistico del I secolo a.C.) e perciò i suoi rapporti col mondo ebraico ed ellenistico sono oggetto di accese discussioni. Molti studiosi ritengono che il testo persiano porti i segni di ripetute revisioni e aggiunte a un non ben definito, e forse addirittura inesistente, libro che doveva esistere prima dell’Avestā, un cosiddetto “substrato avestano”. Anche in questa parte la parte finale, l’escatologia di Mitra, non si trova e sarebbe dovuta essere una sua battaglia contro i demoni.

Alla fine del XIX secolo il contenuto della religione mitraica dell’età imperiale fu ricostruito dallo studioso Franz Cumont come una combinazione in culto sincretico del Mithra persiano con altre divinità persiane e probabilmente anatoliche (Turchia moderna). Dopo il congresso di Manchester del 1971, gli studiosi si sono orientati a sottolineare le differenze fra il nuovo culto e quello indo-persiano.

                         Mitra nel mondo Indo-Persiano

Mitra come culto nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari, dio dell’amicizia e degli affari, governatore del giorno. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse anche le caratteristiche marziali che i Veda assegnano a Indra e acquistò col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello Zoroastrismo, divenendo la divinità solare per eccellenza, dio dell’onestà, dell’amicizia e dei contratti.

In entrambe le culture, si distingue per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura (ahura in iranico) e proteggono l’ordine cosmico (Rta per i Veda, Asha in iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in Iran. Mitra/Mithra, quindi, potrebbe essere una divinità proto-indo-iranica  il cui nome originario può essere ricostruito come Mitra.

                     Etimologia e origine della parola

La parola “Mitra” può significare due cose riferita al Dio che porta questo nome e in relazione al paese dove viene pronunciata:

  1. amicizia, secondo le fonti indiane
  2. patto, accordo, contratto per ciò che riguarda le fonti iraniche
  3. Il termine alleanza si riferisce invece al senso traslato di entrambe le lingue/culture

Il più antico riferimento conosciuto del nome Mitra si trova su un’iscrizione di un trattato risalente approssimativamente al 1400 a.C. stipulato tra gli Ittiti e il regno hurrita di Mitanni . Il trattato è garantito da cinque dei indo-iranici: Indra, Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Gli Hurriti erano guidati da una casta aristocratica guerriera che adorava questi dei.

              Mitra nei Veda, colui che genera la luce all’alba

Negli inni vedici, Mitra è sempre invocato insieme con Varuna, tanto che le due divinità sono combinate nel termine Mitravaruna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all’alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna. Nel Šatapatha Brāhmana queste due divinità sono note come l’Uno appaiato, descritto come “il Consiglio ed il Potere”: Mitra rappresenta il sacerdozio, Varuna il potere regale come riportato da Georges Dumèzil nel suo Mitra-Varuna: An Essay on Two Indo-European Representations of Sovereignty(1990).

                            Mitra nel mondo iranico

La riforma di Zarathustra  mantenne molte divinità del più antico panteon indo-iranico, riducendole di numero, in una complessa gerarchia, retta dagli Amesha Spenta: questi erano I “Benefici Immortali” che erano proposti alla tutela del supremo Ahura Mazda, il “Signore Saggio”, e come tutto il cosmo erano parte del Bene o del Male.

In tarde parti dell’Avestā, Mithra si mette in luce tra gli esseri creati, guadagnandosi il titolo di “Giudice delle Anime”. Come protettore della verità e nemico dell’errore, Mithra occupò una posizione intermedia nel pantheon zoroastriano come il più grande degli yaza ta, gli esseri creati da Ahura Mazdā per aiutarlo nella distruzione del male e l’amministrazione del mondo. Egli divenne il rappresentante divino di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti dalle forze demoniache di Angra Mainyu.

Mitra era una divinità che rappresentava verità e legalità e, nell’entrare al regno fisico, un dio dell’aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, ovvero guida delle anime, le accompagnava in “Paradiso” (concetto e anche parola di origine persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era il dio della vegetazione e della crescita: ricompensava il bene con la prosperità e combatteva il male. Mitra era detto onnisciente, infallibile, sempre attento e che mai riposa o chiude gli occhi. La nascita di Mitra veniva celebrata al solstizio d’inverno, chiamato in persiano Shab-e Yalda, come si addice a un dio della luce. In Mesopotamia, Mitra era facilmente identificato con Shamash, dio del sole e della giustizia.

Come dio che concede la vittoria, Mitra era una divinità preminente nel culto ufficiale del primo Impero persiano, dove erano a lui consacrati il settimo mese e il sedicesimo giorno degli altri mesi. Mitra il “Grande Re” era particolarmente adatto come dio tutelare dei regnanti: nomi regali che incorporano il nome del dio (es. “Mitridate”) compaiono nell’onomastica dei Parti e degli Armeni, nonché in Anatolia, Ponto e Cappadocia. Il suo culto si estese prima con l’impero dei Persiani in tutta l’Asia minore, per poi propagarsi per tutto l’impero di Alessandro Magno e dei suoi successori.

I principi parti dell’Armenia erano sacerdoti ereditari di Mitra: molti templi furono eretti al dio in Armenia, che rimase una delle ultime roccaforti del culto zoroastriano di Mitra fino a quando divenne il primo regno ufficialmente cristiano.

La divinità Anahita, che governava gli eventi meteorologici e che poi si fonde con la mesopotamica Ishtar, a sua volta rappresentata come il pianeta Venere, appariva essere talvolta la consorte di Mitra. Non risultano, invece, fonti per affermare che Anahita ne fosse la madre.

                           Mitra nel mondo Greco-Romano

Il culto di Mitra cominciò a manifestarsi nell’impero romano quando fu introdotta la processione degli equinozi da parte di Ipparco di Nicea(190-120 a.C), che aveva identificato in Mitra la potenza celeste che li causava.

Il culto di Mitra nell’impero romano inizia forse a Pergamo (Eolide-Misia) o a Tarso in Cilicia(oggi provincia di Mersin in Turchia). Il dio entra nella storia greco-romana con l’espandersi dell’Impero romano: culti d’origine orientale vengono adottati dalla popolazione dell’Impero e interpretati in chiave misterica, sa qui il culto di Mitra  si diffuse a Roma all’incirca nel I secolo d.C. mentre non divenne mai popolare nell’entroterra greco. in seguito fu accolto da molti imperatori come una religione ufficiale, di pari passo con la diffusione del cristianesimo.

Nella mitologia greca Mitra è una delle divinità solari, nonché protettore dei re del Ponto, degli imperatori dei Parti (molti dei quali ebbero il nome Mitridate = dono di Mitra) e delle armi dei pirati della Cilicia (come visto per associazione di Mitra anche con l’Indra vedico). Per gli attributi che lo accompagnano e per il valore simbolico delle azioni a lui attribuite, nella cultura ellenistica Mitra era spesso accomunato ad Apollo o alla divinità solare Elio, Il sacrificio caratteristico di questo nuovo culto, assente nel culto indo-persiano, era la tauroctonia. Il culto mitraico sembra essersi diffuso soprattutto nell’esercito e nella burocrazia imperiale. Nella mitologia romana Mitra era il dio delle legioni e dei guerrieri.

                                   La tauroctonia

In ogni tempio romano dedicato a Mitra il posto d’onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra nell’atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un berretto frigio, una corta tunica che s’allarga sull’orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all’indietro mentre lo colpisce al collo con una spada corta. La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato verso l’alto.

Un serpente  e un cane sembrano bere dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull’equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, nel periodo tra il 2000 a.C. e la nascita di Cristo ( appunto l’era del Toro), quando durante l’equinozio di primavera il Sole era nella costellazione del Toro (Ulansey).

foto romano impero  facebook                                ©Francesco Spuntarelli

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