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Modello Italia superare il Villaggio Globale e il tribalismo

Italia dal blocco Est-Ovest al Villaggio Globale e il tribalismo: 
attualità di antichi paradigmi e volontà di tempi nuovi

di Raffaele Panico

Nel breve periodo di 5 anni, dal 1978 al 1982, la Repubblica italiana ha visto una serie di attentati, uccisioni, sequestri, rapimenti: il caso Moro – 16 marzo 1978, il caso Emanuela Orlandi, l’attentato al Papa, l’“apparizione” e le dichiarazioni di Ali Agca del gruppo dei Lupi grigi, il caso Ustica… la bomba alla stazione di Bologna ed altre vicende di terrorismo, uccisioni di magistrati, forze dell’ordine, semplici cittadini e giornalisti….

La Repubblica aveva appena 30 anni di vita nel 1978, durante il rapimento l’uccisione della scorta e il sequestro Moro finito con l’assassinio del leader democristiano: era da alcuni anni avviato il doppio binario di sovvertimento dei valori durante i cosiddetti anni di Piombo e della serie, meglio trend (al negativo) del terrorismo scandalistico, uno fra tutti lo scandalo Lockheed. Scandalo avvenuto anche in altri paesi dell’Alleanza Atlantica (Giappone, Olanda, Germania) ma che qui da noi è stata occasione per affilare le armi della distruzione dell’uomo, o dell’individuo facente parte dell’opposta fazione, un nome eccellente tra tutti Giovanni Leone, allora Presidente della Repubblica, uscito dopo 10 anni di massacro giudiziario-mediatico-ideologico, innocente dall’Affare Lockheed.

Ma, oramai il “cadavere” è servito, o la morte civile della persona divenuto individuo comune e numero statistico: era, e forse è – speriamo abbiano messo giudizio – una sorta di follia collettiva, macelleria mediatico-giudiziaria e ideologica senza apparentemente un fine, un sadismo già iniziato dall’orrida immagine di Piazzale Loreto, molto simile alla caduta di un despota di un impero asiatico, dove sotto la Sublime Porta, veniva appeso il nemico eliminato e se ne mostrava il corpo penzolante per il perverso oscuro piacere sadico e per il messaggio ai popoli da sottomettere col terrore, nell’esercizio quotidiano del potere.

Oltre a logiche di tipo stalinista, da Gulag, internamento e morte civile, nel migliore dei casi, dove la recinzione, il muro invalicabile è la sentinella pronta alla delazione che è dentro la società italiana, infiltrata nella parte produttiva sia essa di lavoro manuale o intellettuale. Quando la sentinella delatrice non è dentro ai gangli dello Stato, o se si preferisce almeno per salvare con profondo rispetto l’idea etica filosofica della “maestà dello Stato”, nonostante tutto, il delatore è inserito nel Palazzo.
Dal 1° gennaio del 1948 entra in vigore la Costituzione, la Carta fondamentale dello Stato. E sono trascorsi altri quarant’anni circa dai fatti citati 1978-82, e siamo al di fuori delle ideologie del XX secolo, si può affrontare un sereno giudizio storico!

Verità storica documentata con fonti e coscienza è sicura e superiore alla Verità giuridica essendo quest’ultima, una volta prodotti gli attori e le prove e iniziati i gradi del giudizio “incanalata” e, una volta terminato l’iter non è più sindacabile. Un esempio? Cercate la verità sul caso giudiziario avvenuto nel Regno d’Italia, e dunque non suscita nessun presente in vita, le persone sono trapassate oramai dalla storia, di Gino Girolimoni e del superpoliziotto Giuseppe Dosi. La Verità Storica ha fatto luce! Insindacabile! O il caso Sacco e Vanzetti in America finiti innocenti sulla sedia elettrica; o il caso dell’invenzione del telefono di Meucci che trovandosi in breve giro di difficoltà economiche non poté registrare il suo brevetto, a distanza di cento anni avuto riconosciuto merito e verità.

Diverso è il giudizio della magistratura rispetto alla storia. Nel processo giudiziario gli avvenimenti sono pezzi del ‘mosaico’ da accertare per la verità processuale e sono, nel contesto dei processi, avvenimenti suscettibili di una percezione legata alla politica e alla ideologia, allo stato d’animo, all’opinione pubblica e a contesti di equilibri internazionali di geopolitica, di parte rispetto alla sentenza che deve essere o dilazionata nel tempo e infine stilata pronunciata; è un fatto storico il contesto, allora, anni Settanta e Ottanta chiaramente definito da blocchi contrapposti della guerra fredda.
L’emozione collettiva legata ai fatti e alle vicende del terrorismo ha contribuito anche, purtroppo, a non istradare una robusta coscienza etica, quindi nelle strutture stesse dello Stato italiano.

Stato che è dei cittadini, e quanti giovani nati ai primi degli anni Novanta – oggi uomini e donne ormai, che neanche sanno, o sono informati di quelle torbide vicende. Il caso Ustica, come altri della Orlandi e della sua amica Mirella, o altri fatti che ritornato sui media, e dopo tanti anni di riduzionismo con slogan o modi di dire del tipo patologia del “Doppio Stato” che, a ben osservare era Uno Stato, ma diviso dalla frontiera a Gorizia e a Trieste termini di città divise nella logica assurda della divisione in due blocchi Est-Ovest. Ed è Roma stessa capitale di due entità, la Repubblica e il Vaticano, in quanto nel 1929 Benito Mussolini, poi appeso a Piazzale Loreto, concesse soluzione alla Questione Romana, e così l’apertura di sedi consolari, con i Nunzi apostolici, e la doppia diplomazia, embrione del Doppio Stato, o bis-Stato come lo definiva Marco Pannella.
Stato che ovvio non è di due popoli ma risulta sempre più lacerato, dai tempi dei guelfi e ghibellini, che ora tornano, dopo l“alluvione ideologica” del dopo Yalta, ad essere il doppio asse di due estese aree: Atlantica marittima (o euro-americana) ed Euro-asiatica continentale (russo-siberiana); ma che era, il Doppio Stato, o bis-Stato fino alla fine degli anni Ottanta un autentico colabrodo con forze ed ingerenze straniere che ‘scorazzavano’.
A cascata in quel tempo, la realtà dei ‘mosaici giudiziari’; che si aprivano ad ogni fatto terroristico. La realtà che è stata scomposta in tanti pezzi, e mai ci si avvicinava alla verità di una realtà composta e ri-composta in più pezzi, che mai potevano combaciare. In un caso giudiziario tutti e anche gli ultimi pezzi se non stanno assieme, e se sono passati trent’anni dai fatti, occorre ricominciare il tutto per raggiungere la verità: quella dello storico e non del giudice.

O il giudizio spetta, in questi casi, solo allo storico? E sin qui si sarebbe fatta solo propaganda, sulla vita delle vittime, e dei parenti! In questo quadro delineato è evidente che il processo, i processi giudiziari hanno dato seguito a processi di pensiero logico di tipo “occidentale” (tanto costosissimi quanto inconcludenti per il contribuente italiano… perizie, perizie di esperti), senz’altro, processi “logici” che non fanno una grinza, una piega, nel loro sviluppo logico processuale, ma non hanno accertato ‘il fatto’! Tutti i tasselli del mosaico giudiziario devono essere a posto per dare una spiegazione ad ogni tassello, per ogni singolo pezzo.
Occorre del resto considerare che lo Stato è diviso nei suoi poteri. Che – come detto – l’Italia è stata teatro di divisione Est- Ovest che passava all’interno delle sue strutture dello Stato, tra gli stessi schieramenti politici, partitici… Occorre tenere presente la conseguente intossicazione delle informazioni e le patologie derivanti più che su un efficace governo del Paese, e della Nazione, inerenti alla conquista e mantenimento di consenso politico elettorale.
Non vi è dubbio che c’è stata una paralizzante conflittualità interna nella repubblica Stato italiano, quindi il giudizio è, ora riferibile al campo ‘elettivo della storia’, è materia per gli storici e per i giornalisti di rango.

Del resto le Commissioni parlamentari hanno risentito della divisione ideologia, utilizzando il lavoro delle commissioni per colpire l’avversario politico o di partito. Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, come il caso Ustica, rilevano contrasti interni alle forze dello Stato. Il potere giudiziario spesso è stato in contrasto col potere militare.
Sebbene quest’ultimo è un potere improprio dal momento che dipende dal politico, dal ministro della Difesa e dagli altri ministri dell’esecutivo e, in conseguenza, è anche contro il potere politico. Da rilevare ancora, che le interferenze tra questi poteri, sono soprattutto da parte di un colore politico, se il “fatto” penalizza il partito di riferimento.
In un quadro del genere è tutto il sistema che pur dicendosi autonomo – come la magistratura ad esempio, può però, forse anche, essere influenzata dal potere politico? – e defilarsi dalla ricerca della verità? Tutti conflitti interni allo Stato che, a cascata, hanno generato altri conflitti minori e ai margini, non risolvibili del resto visto che è un problema non tutto riferibile all’interno della repubblica Stato italiano – allora nel 1978, a 30 anni dalla sua ri-costituzione, dopo il periodo 25 luglio – 8 settembre 1943 e la sua gestazione repubblicana tra il 1943-47.

La sovranità nazionale era già messa in crisi, e in fondo suggellata dagli equilibri di Yalta. L’insistere poi dello Stato del Vaticano sul territorio ha persino prodotto alcuni margini e abbrivi e vantaggi per il neo-costituito Stato italiano ma questo è un altro ‘verso’ della problematica, legata agli equilibri della Guerra fredda, ad aspetti oltre che di sovranità nazionale di logiche sovranazionali e internazionali.
Come qualcuno aveva di recente detto che senza quello Stato nel mezzo dello Stato italiano (da Stalin deriso e detto “senza esercito”) sarebbe stato uno Stato tipo sudamericano. Gli insegnamenti da trarre da questi processi è che si è più abituati a emozionarsi che a ragionare, colpiti da un’anomala onda mediatica perversa e fine a se stessa per alimentare lo scoop e tenere sempre attiva la fantasia per la successiva notizia.
Una intossicazione da informazione con patologia di mantenimento del potere, in una società in continuo ampliamento e velocizzazione dei mezzi di comunicazione di massa. Ai tempi del rapimento Moro le notizie sul piccolo schermo televisivo venivano date solo da due telegiornali: della TV di Stato. Moro, ritorna e conclude, tra gli eventi della seconda metà del XX secolo, perchè è un fatto di intreccio di interessi vari e geopolitica, e rispetto all’assassinio di J.F.Kennedy è di una portata esponenziale assai più elevata. Oggi le notizie sono diramate da interconnessioni di reti per la visione diretta da un videotelefonino riprese sul web di una esecuzione in un’area a coordinate x y del mondo, tanto in uno Stato del consorzio civile quanto in un’area o enclave a carattere tribale, per forza di cose, la propaganda della violenza va censurata alla visione del pubblico: così era annunciato, annunciando il giornalismo e salotti intellettuali che con la globalizzazione si sarebbe approdati all’”isola che non c’è” ossia si giungeva ad una visione pseudoromantica di “Villaggio Globale” e lo stereotipo illuminista del “Buon selvaggio” simile all’icona del buon pastore che sostituiva l’arte greco-romana bucolica elegiaca agli inizi del III secolo nell’Impero Romano.

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